Jay era in una stanza in penombra, illuminata soltanto dalla luce di una lampada accesa sulla scrivania ingombra di documenti.
Sfogliava i faldoni e, di tanto in tanto, annotava qualcosa a penna sui margini dei fogli stampati, tanto concentrato sul suo lavoro da non notare la presenza silenziosa di Roy che lo osservava dalla porta, con la spalla appoggiata contro lo stipite in una posa rilassata e perfettamente padrona della situazione.
Alla fine, questi dovette decidere che ne aveva abbastanza di guardare e basta, così toccò con le nocche contro la porta e si fece avanti nella stanza, avvicinandosi a passi misurati alla scrivania di Jay che, dal canto suo, gli rivolse soltanto una rapida occhiata.
«Ancora al lavoro, avvocato?» gli chiese Roy.
«Cosa vuoi?» fu la fredda replica di Jay, che parlò senza alzare lo sguardo dai documenti.
«Ho finito di archiviare tutto, avvocato. Cosa vuoi che faccia, adesso?»
Roy ristette in piedi di fronte alla scrivania, come in attesa, ma il leggero sorrisetto che gli incurvava le labbra aveva una piega quasi sfrontata mentre osservava l'altro, intento nel suo lavoro.
Jay guardò l'orologio, che segnava un'ora decisamente troppo tarda.
«Hai fatto presto. Te la cavi bene, come segretaria.»
«Me la cavo bene in molte cose.»
L'irriverente risposta di Roy attirò un'occhiata di rimprovero da parte di Jay.
«Mi interessa solo questo tuo talento.»
«Mmm... Quindi è per questo che sono ancora qui, capo?»
Roy si chinò in avanti e appoggiò le mani sul piano della scrivania, guardando fisso Jay, che appoggiò la penna sul foglio e sostenne quello sguardo senza cedere, incrociando le braccia.
«Ti ho detto che mi serviva un assistente. Non ho bisogno di altro.»
«Sì, lo vedo. Hai bisogno di qualcuno che faccia ordine del tuo caos e che ti porti il caffè ogni volta che schiocchi le dita, avvocato. Una moglie, o una fidanzata, ti costerebbe molto meno anche se dovessi comprarle un gingillo luccicante al mese, lo sai? Quindi, perché proprio io?»
«Non ho una moglie o una fidanzata e non ho tempo per queste cose.»
«Non hai tempo... o non la vuoi?»
«Non mi serve.»
«Ma ti servo io, un gigolò che hai incontrato per caso e che hai assunto per farti da segretaria. Sei strano, avvocato.»
«Sono fatto così, ma la cosa non deve necessariamente piacerti. D'altra parte, non dovresti lamentarti, perché ti pago meglio di quanto guadagneresti con l'altro tuo lavoro, con vitto e alloggio compresi.»
Jay usò un tono allusivo quando pronunciò la parola lavoro, ma il suo interlocutore non si scompose minimamente.
«Vero» convenne Roy. «Ma mi divertirei molto di più.»
«Sei libero di andartene quando vuoi.»
«Vero di nuovo. Ma mi chiedo ancora perché il tuo istinto di buon samaritano si sia diretto verso di me. Quella strada era piena zeppa di puttane, avvocato. Perché hai caricato proprio un gigolò? Un uomo? Perché non hai preso una di quelle donne?»
E, in quel momento, si vide il primo segnale che la maschera indossata da Jay stava cominciando ad incrinarsi.
Distolse lo sguardo da quello di Roy solo per un instante, ma era già troppo tardi perché l'altro l'aveva visto.

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Dietro le quinte
RomanceNel mondo dello spettacolo, l'apparenza inganna. Lo sanno molto bene Jay e Roy, acclamati attori di Hollywood. Astri nascenti belli, bravi e richiestissimi, il loro lavoro li porta a dover recitare dei ruoli ben diversi dalla realtà... e quando il...