Capitolo 3-il ritorno

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Una settimana dopo ero di nuovo li, in quell'aeroporto dove avevo incontrato Taylor,


la mia vacanza era finita, in realtà non è stata come avevo immaginato, in primo


luogo avevo fan anche li e i paparazzi di certo non mancavano e in secondo


luogo...be, non ho fatto altro che pensare a Taylor, sembrerà strano perché non la


conosco nemmeno, ma il suo viso innocente e i suoi occhi da cerbiatta mi sono


rimasti impressi, inoltre continuava ad assillarmi il dubbio del perché fosse


scappata via appena visti i flash, è stato molto strano, altre ragazze si sarebbero


messe addirittura in posa per farsi fotografare con me, ma lei era diversa, era come


un animaletto impaurito.


Esco dall'aereo ed entro nella sala d'attesa dove l'avevo incontrata la prima volta,


mi guardo intorno e...niente, in effetti cosa mi aspettavo? Non sapeva nemmeno


che oggi sarei tornato...ma...un momento!


Guardo verso il bar dove avevo preso il caffè quel giorno e la vedo li, girata di


spalle, con i suoi lunghi capelli castani che aspetta un caffè, mi avvicinai con


cautela e le misi le mani sugli occhi, lei sussultò per la sorpresa e mi domandò:


<<Chi sei?>>


Io levai le mani e lei si girò a guardarmi, era molto sorpresa ma i suoi occhioni


marroni si illuminarono di gioia ed eccolo li, ancora, il suo inconfondibile profumo al


cioccolato che avrei annusato per interi giorni.


<<Che ci fai qui?>>


<<Sono tornato dalla mia vacanza e tu?>>


<<Io lavoro qui>>


<<Ah, ti hanno presa nonostante il ritardo?>>


<<No, li non mi hanno assunta, però sono stata presa come segretaria da un altro


ufficio>>


<<Sono felice per te>>


<<Grazie>>


Si voltò verso il bar e prese due caffè fumanti poi si girò nuovamente verso di me e


mi guardò con i suoi occhi profondi,


<<Ora devo andare>>


Come per istinto le afferrai un polso mentre si girava per farla tornare a guardarmi


negli occhi.
<<Aspetta>>


<<Cosa?>>


<<Ti andrebbe di sederti con me?>>


Le indicai uno dei pochi tavolini del bar e lei mi guardò confusa.


<<Ma io ho il lavoro e sono certa che anche tu avrai il tuo da fare!>>


<<Ti prego>>


I suoi occhi si addolcirono poi li chiuse e abbassò lo sguardo.


<<Ok>>


Sul mio viso comparve un sorriso trionfante e mi sedetti davanti a lei.


<<Allora, pensavo che potremmo fare conoscenza se ti va...>>


<<Ok...>>


<<Parlami un po' di te>>


<<Uff...allora, ho 19 anni, amo molto leggere perché mi fa evadere dai problemi,


suono la chitarra, il mio libro e film preferiti sono Maze Runner, il mio attore


preferito sei tu, ogni tanto disegno, abito da sola e i miei genitori vivono in Italia, il


mio paese d'origine,ho una sorella della tua età che vive in Texas...>> Il suo viso si


fece cupo ma poi tornò normale.


<<...il mio compleanno è l'8 maggio,amo le rose blu, la lasagna, la pizza e il


cioccolato, in particolare quello con le nocciole, ho sempre sognato di fare


l'insegnante ma nessuno mi ha mai presa così ho fatto un corso per fare la


segretaria, il mio primo lavoro l'ho perso per parlare con il mio attore preferito ma


ne ho trovato un altro che sto per perdere sempre per colpa sua, direi che c'è


tutto>> sorrise dolcemente e mi guardò bevendo un po' del caffè.


<<Hai dimenticato due cose...>> aggiunsi io guardando la tazza.


<<Cioè?>>


Sollevai il viso per guardarla negli occhi.


<<Uno. Hai degli occhi bellissimi e profumi di cioccolata...>>


Mi sorrise e abbassò lo sguardo intimidita, poi lo rialzò divertita.


<<Queste sono due cose>>
<<E allora diciamo tre cose;...e Tre...>>


Abbassai lo sguardo e provai a dirle quello che da una settimana pensavo di dire


ma non ci riuscì perché...Provate a indovinare?! UN FLASH!!


Ed ecco di nuovo il suo sguardo impaurito, poi si voltò verso di me ma non scappò


subito come aveva fatto l'altra volta.


Aveva uno sguardo infuriato ma anche le lacrime agli occhi.


<<Accidenti! Ancora! La devi smettere di cercarmi...per favore, non cercarmi più!>>


Si alzò e corse via piangendo.


La guardai ancora correre lontano da me e pensai alle sue parole e a come ogni


volta che vedeva un fotografo scappasse via.


Perché fa così? Mi chiedevo, ma non trovavo una risposta, mi restava solo da


rispettare la sua richiesta e non parlarle più anche se era la cosa più difficile che


potessi fare.


La mia cioccolatina non voleva che le parlassi mai più.

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