Ma che cavolo! Madonna santissima non solo sono in ritardo il mio primo giorno di scuola, ma un imbecille mi deve anche venire addosso facendomi cadere. Il mio ginocchio fa un male cane e come se non bastasse i miei libri sono sparsi sul marciapiede dato che la mia intelligenza ha deciso di non chiudere del tutto la cerniera del maledetto zaino. Incavolata nera alzo lo sguardo in alto e capisco che colui che mi ha fatto cadere è un ragazzo. Complimenti Hope molto perspicace.
"Sta attenta a dove vai e non correre come un cavallo imbizzarito per le strade" - dice mentre io mi insulto da sola come una demente. Dal suo tono di voce sembra quasi arrabbiato,ma forse non ha capito che quella incavolata qua sono io con ancora il culo per terra e un dannato ginocchio dolorante.
" Mi stai prendendo per il culo? Sei tu che mi sei venuto addosso e non mi stai nemmeno aiutando ora vedendomi a terra con tutti i miei libri sparsi per terra! " - lo ho appena visto per la prima volta in tutta la mia vita è già non lo sopporto.
Il tizio sta osservando me e i miei libri senza battere ciglio e all'improvviso scoppia a ridere. Ma è scemo forte."Cosa ti fa tanto ridere imbecille maleducato?" - ringhio assottigliando gli occhi con il viso rosso dalla rabbia.
"Piano con le parole bambolina. Non sono affari miei se ti trovi col culo per terra. Io ho da fare. Sono sicuro che te la saprai cavare da sola" - dice rivolgendomi un occhiolino con un ghigno malefico sul volto che vorrei solo martellare con tutte le mie forze fino a quando non sparisce. Senza darmi il tempo di rispondere l'imbecile se ne va di corsa. Ha uno zaino sulle spalle. Sarà anche lui in ritardo. Cretino. Lo maledico per il resto della sua vita.
Cavolo, il ginocchio non vuole smettere di dolere. Possibile debba capitare tutto a me? Sono caduta di culo perché cavolo mi fa male il dannato ginocchio?***
Sono seduta sul lettino dell'infermeria della scuola aspettando che la signora grassoccia alle mie spalle mi dica cosa è successo al mio dannato ginocchio.
Dopo lo spiacevole incontro con l'imbecille che mi ha lasciato per terra senza il minimo senso di colpa mi sono fatta coraggio e zoppicando sono riuscita a riprendermi tutti i libri, metterli nello zaino e arrivare finalmente in questo manicomio. Me lo aspettavo più piccolo come edificio, ma è davvero immenso, possiede un cortile che è mille volte la mia casa e lo stesso vale per la mensa e per i corridoi, ma per fortuna sono riuscita a trovare subito la presidenza la cui segretaria mi ha dato il mio orario delle varie lezioni che devo seguire e mi sono fatta dire dove si trova l'infermeria. Ed allora eccomi qui. E pensare che ho fatto tutto questo con un cavolo di ginocchio dolorante, merito un trofeo.
Il mio pensiero vola a quell'imbecille. Negli ultimi attimi ho avuto modo di vederlo per bene, non era molto alto, ma non si può dire nemmeno il contrario, aveva un fisico abbastanza muscoloso, ma la cosa su cui mi sono soffermata di più sono i suoi dannati occhi. Erano un insieme di sfumature di cui non so definire precisamente il colore, variavano dal castano più chiaro all'azzurro più intenso. Peccato che il suo carattere di merda (in base a quello che ho potuto constatare) rovini tutto il resto."Allora signorina" - finalmente parla l'infermiera, pensavo si fosse addormentata ormai - "hai avuto una lieve distorsione al ginocchio dovuto ad un trauma o a causa di un movimento anomalo o brusco." - come cavolo è successo? E poi dicono che la sfiga non si accanisce contro le stesse persone - "comunque per fortuna non è grave. Qualche giorno di riposo e ritornerà come nuova. Nel frattempo tieni questa sacca di ghiaccio e appoggiala sul ginocchio. Quando te la senti puoi andare, io ho finito. Buona giornata" - sorride e io ricambio. È una signora simpatica infondo e la sua faccia paffuta non fa che migliorare le cose.
Do un'occhiata all'orologio, sono quasi le 9, inizierò direttamente con la seconda lezione. Prendo il mio orario e...perfetto, la sfiga mi assiste : matematica. La odio. Non siamo mai andate d'accordo sin da quando ho scoperto la sua dannata esistenza. Insomma, io odio la matematica e lei odia me. Il nostro è un rapporto direttamente proporzionale e costante.
Detto questo decido di iniziare ad avviarmi lentamente per cercare l'aula in cui svolgerò questa merda di materia. Esco finalmente dell'infermeria e inizio a cercare,ma invano. Questa scuola è fin troppo grande. Sono già da dieci minuti che faccio avanti e indietro ma niente. Nessuna traccia di questa cavolo di aula D e come se non bastasse il dannato ginocchio inizia di nuovo a
dar fastidio."Ehi bella hai bisogno di aiuto?" - dice una voce sconosciuta al mio udito. Giro lo sguardo verso destra e un ragazzo biondo tinto mi guarda in attesa della mia risposta sorridendo.
Sembra avere l'aria simpatica."Sai per caso dove posso trovare l'aula D?" - rispondo inespressiva. Forse un po' antipatica, ma che me ne frega, non lo conosco. L'apparenza potrebbe ingannare.
"Si certo. Sto andando anche io lì. Seguimi." - continua a sorridere. Ma che ha? Una paralisi facciale? Lo guardo scettica e lo seguo. - "Sei nuova qui? Non ti ho mai vista in giro".
"Si mi sono trasferita in questa città chiamata Doncaster questa estate."
"Come mai? Tuo padre ha avuto un nuovo lavoro qui?" - mi blocco.
"Non credo siano affari tuoi" - dico con una freddezza capace di paralizzare un orso.
"Scusami, davvero. Mannaggia a me e la mia stupida curiosità." - dice mentre si schiaffeggia il viso con le sue stesse mani. La cosa mi diverte. Scoppio a ridere.
"Cosa hai da ridere ora?" - quasi urla esasperato stranito dalle mie reazioni, ma è chiaro che se la sta ridendo anche lui. Ed eccomi qui a ridere con un biondo tinto di fronte a me di cui non so nemmeno il nome.
"Sai che non esiste un motivo ben preciso per cui stiamo ridendo?" - dice mentre continua a ridere.
"E invece c'è biondo. Ed è perché mi stai simpatico. Sembri una persona che non conosce la malizia e a me piacciono queste persone." - le parole sono uscite dalla mia bocca senza chiedermi il permesso. Okay, mi avrà preso per una cavolo di psicopatica, prima acida come mai vista e dopo che ride senza un motivo ben preciso.
Ora scoppia letteralmente a ridere come se avesse appena sentito la battuta più divertente del secolo."Sei strana, sai? Non ne ho mai conosciute come te...Uh siamo già arrivati. Questa è l'aula che cercavi"
"Già? Ci abbiamo messo dieci minuti! Quanto è grande questa scuola?"
"Beh basta che ti ci abitui e saprai orientarti. Che scemo!" - mette una mano sulla sua fronte e mi porge la mano. - "Io sono Niall, Niall Horan" - sorride
"Hope Styles" - E questa volta ricambio come meglio mi riesce il suo stupendo sorriso.
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«Imperfect» [Louis Tomlinson]
Fanfiction"Quel tipo di amore non finisce, dura in eterno. Due come loro non potevano stare divisi, erano troppo essenziali l'uno dall'altra. Avrebbero superato insieme tutto, niente e nessuno li avrebbe mai potuti dividere. Loro erano più forti di tutto il r...