Capitolo 2

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Adele guardò ancora una volta dallo spioncino del citofono e aprì velocemente per poi correre verso la sua camera per vestirsi.

Mathilde era china su un grosso libro rilegato in cuoio.
"Eeehi Secchia sono arrivati sam e Jas.
Muoviti" esclamò Adele avvicinandosi e chiundendole il libro.
"Hei!" Mathilde alzò lo sguardo sull'amica "perché lo hai fatto?!"
"Te l'ho giá detto" le disse Adele che adesso aveva la testa immersa tra i suoi vestiti appallottolati nell'armadio.
"Non ho sentito" rispose Mathilde dirigendosi verso il mini frigo della stanza e prendendo un piccolo blocco di ghiacchio tra le mani curate.
"Mmmh" ne staccò un pezzo con i denti e lo masticò come suo solito fare.
Adele alzò la testa e la vide intenta a mordicchiare il suo ghiaccio,quindi si avvicinò a glielo tolse di mano.
"Siamo in pieno inverno.
Se vuoi morire mangiando ghiaccio,fallo fuori dalla mia stanza" le disse.
"Ma...È anche la mia stanza!" replicò Mathilde delusa.
"Peccato che la condividiamo" continuò adele mentre si infilava una felpa di lana viola e una gonnellina a pieghe.
"Hai intenzione di vestirti o no?"
"Mi vesto,mi vesto" disse mathilde sbuffando,avvicinandosi alla porta della sua cabina armadio.
A differenza di Adele,Mathilde era ordinata e precisa come nello studio e nella sua cabina armadio i vestiti erano impilati uno sull'altro in file composte.

Uscirono dalla stanza silenziosamente dopo circa 5 minuti.
Jas e Sam erano ancora nell'ingresso e si chiedevano come mai non ci fosse nessuno nei paraggi.
"Andiam.."
"Zitta" le disse Adele poggiandole un dito sulla bocca "i ragazzi di sotto sapranno cosa fare.sssh"
Mathilde rimase con il fiato a mezz'aria interrotta dall'amica,poi richiuse la bocca e la seguì mentre scendeva per le scale appiattendosi sul muro.

Jasmine era avvolta in una sciarpa color smeraldo e non si era ancora sfilata il cappotto di dosso quando Adele e Mathilde la raggiunsero.
"Avete organizzato tutto?" Sussurrò Jas per non farsi sentire da Sam che entrava nella cucina completamente buia.
Prima che una delle due ragazze potesse rispondere alla domanda di Jasmine,dalla cucina risuonarono le urla 'sooorpresaa' per Sam;ancora in piedi sulla porta con un sorriso inebetito per lo stupore.
"Come avete fatto a nascondermelo?" Esclamò.
"Non è stato cosi difficile.
Facevamo le cose sotto i tuoi baffi e tu continuavi con i discorsi su Jesus trascurando quello che ti stava attorno" rispose Sara sollevando le sopracciglia.
Sam rise e si avvicinò al tavolo imbandito.
"Chi ha preparato questa?" indicò la prima torta.
"Lupo" disse Sara sarcasticamente.
"Uh" sam ritrasse la mano "allora non la mangio".
Andrea si faceva chiamare lupo dal resto del gruppo,solo Sara aveva l'abitudine di chiamarlo con il suo nome di battesimo e questo a distanza di mesi lo faceva ancora sentire a casa.
Protetto.
E Sara non poteva fare a meno di chiamarlo così;era diventato scontato perfino per lei.
Jasmine,Adele e Mathilde entrarono nella stanza insieme trascinandosi dietro anche tutti i regali che avevano nascosto nel ripostiglio per Sam.
"Coooosa?" Disse il ragazzo contento davanti a quello spettacolo.
"Sono per te amico mio" chiarì Jasmine avvicinandosi a Sam, inumidendogli la guancia con un bacio di auguri.
Sam arrossì leggermente e prese in mano il regalo.
"Cosa succede qui?"
Sulla soglia della cucina era apparso lo strano Marco o il meglio conosciuto 'cacca re'.
Si strofinò gli occhi ancora segnati dalla lunga dormita e camminò verso il tavolo di dolci.
Sara che intanto stava parlando con Andrea si avvicinò al ragazzo e con la mano piena di torta gli sporcò il naso;ora pieno di cioccolato e panna.
"Penso proprio che adesso tu sia sveglio a tutti gli effetti" proclamò la ragazza divertita mentre dietro di lei si alzavano risate fragorose.

La serata trascorse tra abbuffate e divertimento.
Nessuna traccia dei loro poteri aveva danneggiato qualcosa.
Solo la caparbia Jasmine aveva insistito quando alla vista di un pò di polvere sul ripiano della cucina,aveva fatto ricorso al suo potere ripulendo l'intera mensola.

La notte era buia e cupa,tutto taceva nella casa dei ragazzi.
Ognuno nella priori camera a fissare rumorosamente quando per le strade di Manhattan il gruppo dei malfattori attivo da tempo stava rapinando la banca al di lá della loro via,ad un isolato di distanza.

Marika si svegliò al centro della notte ansimando,come se dovesse dare aria ai polmoni in fiamme.
*C'è qualcosa li fuori* pensò.
Con i pugni chiusi e la fronte intrisa di sudore si alzò dal letto ampio e comodo alla destra della parete e si diresse in cucina.
Silenzio.
Non si sentiva altro che il ticchettio dell'orologio dal salotto e il frusciare lontano degli alberi nel parco li difronte.
Prese a tastoni la torcia d'ermengenza nel cassettone dell'ingresso e camminò per lo spazio nero alla cieca per qualche minuto.

Si sentì un rumore sordo,come di una porta sbattere e saltare dai cardini.
"Chi va lá?" urlò e la sua voce risuonò sonoramente per la tromba della scale fino al piano di sopra dove tutti stavano ancora dormendo.
Ci fu un altro rumore,stavolta dei passi strascicati e lenti.
"Jasmine sei tu?"
Ripeté Marika nel buio che intanto incombeva pesantamente su di lei.
Fece due o tre passi in avanti e si fermò quando il suo piede nudo urtò qualcosa
Urlò di paura.
E stavolta l'urlo era stato incontrollato,non voluto.
Ma necessario.
Aveva immerso il piede in qualcosa di viscido e liquido.
Fece luce con la torcia proprio nel punto in cui il piede era immerso nel liquido.
"Cos" la sua voce era spaventata e circospetta.
Sangue.
Le si gelò il sangue nelle vene.
"Ragazzi...niente scherzi".
Un altro tonfo e poi un boato profondo che le fece scoppiare i timpani.
Si portò le mani alle orecchie e poi alle tempie.
Cosa stava succedendo.
Brandendo la torcia come un'arma camminò per qualche metro verso il salatto.
E poi li vide.
A terra...decine e decine di pozze di sangue secco e denso.
Alzò lo sguardo verso il soffitto.
Urlò.
Le sue gambe crollarono e le ginocchia urtarono violentemente il pavimento freddo.
"Nooo" urlo ancora.
I corpi dei suoi amici erano appesi a fili di corda tramite alcune sporgenze del soffito.
"Nooo.Nooo"

Tutto divenne sfocato e lei si ritrovò ansimante nel suo letto.
"Noo"
"Marika calmati calmati.
È stato solo un sogno"
Sara era in piedi davanti a lei con gli occhi lucidi e la voce rotta per avere assistito alla reazione dell'amica ad un brutto sogno.
Le si sedette accanto prestando attenzione a non inciampare nel tappeto sotto il letto.
"Cosa succede Mar?"
La ragazza in lacrime,acora tremante,appoggiò la testa sulla spalla dell'amica e le lacrime si fecero più frequenti.
"V-v-vi ho visti...eravate t-tutti"
"Tutti cosa?" Chiese Sara preoccupata
"Mar rispondi
Continua"
Marika prese fiato tra un singhiozzo e l'altro.
"...morti"
Per un soffio Sara non cadde dal letto.
"C-cosa?" Sillabò adesso anche lei afflitta.
"Sara.
Siamo in pericolo" riprese Mar con gli occhi pieni di lacrime e terrore.

Marika e Sara ritornarono a dormire.
Nessuna delle due riuscì a chiudere occhio,ma non volevano allarmare anticipatamente gli altri ragazzi durante la notte.
Marika vedeva in sogno il futuro.
Sara ne era consapevole;erano tutti in pericolo.
Si rannicchiò nel letto e cercò di coprirsi con le coperte fin sotto il mento.
*aiuto* pensò.

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