Capitolo 7

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La Camera risplendeva di luce naturale e Sam si svegliò cullato dal vento che entrava dalla finestra spalancata.
Non era un vento freddo come ci si poteva aspettare dal vento di novembre,era un vento soffice e piacevole.
Il dolore alla gamba si era  affievolito,ma la ferita era ancora ricoperta di sangue secco e lui non riusciva proprio a guardarla.
Provò a mettersi seduto e dopo vari tentativi ci riuscì.

Era come se nessuno avesse la voglia di fare qualcosa.
Sara era distesa supina sul divano di pelle e Ivan accanto a lei con una sedia sotto le gambe scoperte da un paio di pantaloncini verdi.
"Ho fame" disse Andrea all'improvviso.
"Preparati qualcosa" gli rispose Sara con la voce goffa a causa della posizione in cui si trovava.
Ivan continuava ad accarezzarle i capelli incastrando spesse volte le mani tra i ricci ribelli.
"Perderai l'uso della mano se continui a farla scorrere tra i miei ricci" disse la ragazza stufa.
Ivan sorrise e le porse una mano per farla sollevare.
"Ti va una passeggiata?"
"Si,mi cambio e sono da te".
Sara si alzò a corse in camera a cambiarsi.
Jasmine stava in salotto con gli occhiali sulla punta del naso e la testa riversa giù da una poltrona sulla quale si era addormentata.
*tenera* pensò Sara mentre si avvicinava per raddrizzarle la testa.
In camera sua,Marika si stava bendando una ferita aperta sulla mano e quando entrò l'amica sobbalzò dalla paura.
"Ah.
Sei tu" le disse.
"Già" disse Sara mentre apriva la porta della cabina armadio.
Il profumo del detersivo per vestiti era ancora presente nell'aria dello stanzino stretto e lungo e pervase Sara come una brezza mattutina pervade un Viadante per la spiaggia.
Entrò e scelse qualcosa.
Una t-shirt sopra l'ombelico,e dei pantaloni neri dalle cuciture evidenti.
"Io vado a fare un giro fuori con Ivan" disse a Marika e poi la salutò.

"Tieni ben stretta la presa sul coltello" le fece Marco mentre le spiegava la posizione della schiena e delle gambe.
Adele obbedì e impugnò saldamente il coltello tanto che le nocche delle mani le diventarono bianche.
"Così?" Chiese la ragazza imbarazzata dal tocco di Marco sui suoi fianchi.
"Perfetta" le sussurrò lui.
"Adesso porta il braccio sinistro all'indietro per dare slancio al destro e poi fai volare il coltello" le disse.
Adele fece quanto richiesto e poi il coltello lasciò la sua mano e si conficcò preciso dentro il bersaglio designato.
"Bravissima"
"Grazie" rispose Adele fissandolo negli occhi.
"Ma Marco...perché lo stai facendo?"
"Cosa?" Le chiese.
"Mi stai allenando insomma"
Marco sorrise lievemente e poi le accarezzò la guancia con delicatezza.
Lo spazio tra loro divenne sempre più piccolo e poi quasi assente.
Adele soffocava la voglia di baciarlo,eppure non fu necessario.
Marco continuò ad avvicinarsi e poi le sue labbra furono dentro quelle della ragazza.
Il bacio continuò per qualche secondo,poi Adele chiuse gli occhi e si fece trasportare dalla passione.
Successe tutto in fretta,prima quegli sguardi timidi e misteriosi che nascondevano la voglia affascinante di aversi.
Poi le notti insonni a pensarsi e poi quel bacio.
Marco si allontanò leggermente.
"Lo faccio perché mi piaci"
Adele non si aspettava quella risposta,avrebbe voluto scomparire nel nulla per un attimo.
Congelare il tempo fino a quando sarebbe stata pronta per affrontare una nuova relazione.
"Marco io..."
Non le diede il tempo di  parlare.
Adesso le stava in braccio e il bacio continuava con sempre meno imbarazzo.

Sara e Ivan uscirono e s'incamminarono verso il corso di negozi a qualche isolato dalla villa.
Regnava un silenzio tombale e lui non si trattenne.
"Come stai?" Le domandò.
Sara si voltò per guardarlo negli occhi e gli rispose
"Sto bene"
Non le credeva.
Aveva imparato a decifrare le sfumature verdi dei suoi  occhi e gli stava mentendo.
Ne era sicuro.
"Menti" le disse bloccandola e portandola davanti a sè.
Sara girò la testa verso sinistra per distogliersi dal suo sguardo ammonitore.
"Ti prego continuiamo a camminare"
"Sara,rispondimi.
Ti hanno fatto qualcosa?"
Sara arrossì e poi parlò
"No.
Davvero,ma ho avuto paura Ivan.
Ho avuto paura"
Il ragazzo riconosceva quell'armatura d'acciaio dietro la quale Sara si nascondeva e riconosceva immancabilmente anche quella fragilità che calava dietro i suoi sforzi di apparire forte.
"Penso che quando una persona stia male.
La si deve abbracciare" le disse.
Sara finalmente alzò gli occhi da terra.
"Hai ragione"
"Vieni qui".
La avvolse con le braccia muscolose stringendola al petto come fosse una sorella minore e indifesa.
"Tu hai solo bisogno di protezione,piccola"
Non riusciva a tollerare quella parola in altri contesti,eppure le fu d'aiuto.
Continuò a tenerlo stretto per qualche minuto e scoprì che nascondersi dentro le sue braccia riusciva ad allontanarla dal resto del mondo.
Nascondersi dentro di lui riusciva ad allontanare tutte le critiche,le opinioni degli altri che per anni l'avevano resa schiava di una sua persona severa anche con gli altri e ingiustamente.
Anche con chi le voleva bene.

Sam era ormai stanco di stare immobile sul letto disfatto e scomodo.
Prese il cellulare sul comodino e digitò il numero di Jasmine.
Sapeva che la sua amica stava al piano di sotto,ma non poteva urlare e neanche alzarsi quindi digitò il suo numero e la chiamò.
Al terzo squillo sentì la sua voce all'altro capo.
"Jasmine ti prego vieni a farmi compagnia"
Jasmine non esitò e salì nella  sua stanza.

La camera di Mathilde era chiusa e anche quella dove alloggiava Giulia.
Attraversò il corridoio silenziosamente e poi entrò nella stanza dell'amico.
"Heii"
Sam sorrise
"Hei"
Lei gli si sedette accanto e gli spostò dalla fronte un ciuffo di capelli che gli cadeva sugli occhi.
"Come va?" Chiese Jas abbassando lo sguardo indagatore sulla ferita bendata.
"Dovrei cambiare la benda sai?" Disse poi.
"Nono ferma.
Dobbiamo parlare"
Sam le afferrò la mano prima che lei potesse iniziare a levargli le fasciature dal taglio.
"E di cosa?"
"Di noi due"
Jas sbuffò,ma si mise comoda sul letto e Sam si schiarì la voce in tono solenne.

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