Capitolo 6

43 5 8
                                    

Parve che Giulia non l'avesse riconosciuta,ma poi parlò.
"Mathilde ciao"
Mathilde si rianimò sentendo la voce dell'amica.
"Abbiamo bisogno di te" le disse.
"Cosa succede Math?
Sembri preoccupata" controbattè Giulia ignoranando inizialmente l'appello di Mathilde.
"Potresti raggiungerci?"
Giulia sospirò
"sai che non vado affatto d'accordo con Marco ed Ivan"
"Ma sarà solo per un piccolo periodo.
Solo per ora.
Ti prego" la implorò Math speranzosa in una risposta positiva.
"E vabene,arrivo" le disse e riattaccò.
Mathilde sembrò rincuorata,poi si stese sul divano e fissò l'orologio ticchettante sulla parete difronte.
*Dove sono andati* pensò.

Trascorse un'ora e Math aveva ancora lo sguardo sull'orologio.
Qualcuno suonò alla porta.
Si alzò.
"Chi è?" chiese mettendo un occhio nello spioncino del portone.
"Math sono io.Giulia" parlò la ragazza.
Math si accorse ad aprire.
Giulia indossava un abitino di seta rosso che le donava particolarmente,esaltando il suo fisico robusto,ma slanciato.
Le due ragazze si abbracciarono affettuosamente senza dire altro,poi Math chiuse la porta e andarono insieme verso la cucina.
"Cosa succede Mathilde?" Chiese Giulia mentre si appoggiava al bracciolo del divano.
"Stamattina sono uscita per andare al parco...e...qualcuno...forse uno o due...mi ha portata in un posto" iniziò a tremare "era tutto buio...e...e...spaventoso"
Giulia la fissava con tanto d'occhi spalancati.
"Mi hanno rinchiusa in una cella per qualche ora,poi è arrivato un ragazzo e mi ha fatta uscire" terminò.
"No aspetta.
Ti imprigionano e poi qualcuno ti fa uscire di spontanea volontà?" Domandò Giulia.
"Si"
"E io come potrei aiutarvi?"continuò Giulia,che adesso si era alzata dal divano e misurava a grandi passi la stanza.
Math sobbalzò
"Loro...i ragazzi insomma sono venuti a cercarmi,adesso però sono in pensiero per loro.
Andrea porta con sé una...ehm...una roba che rintraccia le persone e sicuramente saprá come trovarmi".
Giulia continuò a guardarla
"Avete un computer qui?"
"Si" le disse Mathilde catapultandosi su per le scale e poi alla volta della stanza vuota accanto alla sua dove tenevano gli attrezzi di Andrea.
"Ottimo" confessò Giulia toccando quello che doveva essere un portatile di ultimo modello.
Si sedette sulla poltrona piegabile e lo accese.
"Cosa vuoi fare?"
"Cerco i miei amici" le disse Giulia non alzando lo sguardo dallo schermo luminoso.

"Sam ha bisogno di cure.
Di un ospedale" disse Jasmine aiutandolo a mettersi dritto.
Marika fece scorrere lo sguardo su tutti i particolari della stanza e poi si soffermò su Sam.
"Sara puoi portarlo tu" si voltò come per cercare l'amica che fino a poco tempo prima le stava dietro.
Anche Andrea attese di vederla spuntare dal corridoio,poi iniziò ad allarmarsi.
"Era accanto a te!" Gli urlò contro Marika "Non può essere sparita".
Andrea non fiatò.
"Vado io a cercarla" disse Ivan facendosi largo a spintoni tra i due ragazzi all'entrata della stanza.
Lo videro camminare per il corridoio e poi sentirono solo i passi allontanarsi.

Sara continuava a scalciare senza risultato.
Alla fine si arrese e si lasciò trasportare fino ad una stanza senza porta davanti all'uscio che aveva scardinato poco prima con i due amici.
Il ragazzo con la mano piena di cicatrici la mollò e Sara gettò un urlo di sollievo e poi crollò sulle gambe stanche.
"Chi sei?" Sputò sul ragazzo che l'aveva rapita.
Alla penombra del locale si notavano i capelli scuri così come gli occhi e la carnagione,il fisico possente ma segnato da ferite ed incidenti e un lungo taglio che gli percorreva la guancia destra dall'occhio fino al mascella.
Il ragazzo non rispose,si limitò a sentirla parlare.
"RISPONDIMI" sbottò Sara.
"Ha ragione Luca.
Sei uguale a tua madre"
"Mia madre" Sara tirò sul col naso "È morta in un incendio divampato improvvisamente a casa mia.
NON NOMINARLA" gli rispose.
Il secondo raddrizzò le spalle e poi diede un'occhiata fuori dalla finestra.
Moriva dalla voglia di sapere se quella ragazza conosceva la prigioniera precedente.
Sara si alzò facendo forza sui gomiti e raggiunse l'altezza del ragazzo.
Piegò le ginocchia e in un attimo si appese agilmente alla trave sul soffittò.
Il ragazzo nascose la sopresa,ma imprecò e cercò di colpirla.
"Scendi di lì.
Non voglio farti del male"
"Si certo.
E io mi chiamo Bob Marley" rise Sara divertita.

Ivan si era avventurato per l'appartamento alla ricerca di Sara,andava avanti ispeziondando i corridoi vuoti e affacciandosi qualche volta per le stanze vuote ai lati dei tunnel oscuri.
Si arrestò.
La sua voce.

Sara si spingeva in avanti rimanendo in equilibrio sopra la trave di legno.
"Esci di qui se vuoi.
Io sto dalla vostra parte.
Dammi solo le informazioni che mi servono e non ti succederà nulla".
Sara aspettò e saltò di nuovo.
Sopra il ragazzo,che cadde a terra urtando violentemente con il viso sulla pietra del pavimento.
La ragazza corse fuori dalla stanza sventolando i capelli ormai completamente sciolti.
"SARA" urlò Ivan dall'altro lato del corridoio.
Prese la rincorsa e gli salì in braccio circondandogli il collo con le braccia.
"Grazie.
Grazie" disse Sara immergendo la faccia nella sua spalla.
Ivan si fece abbracciare e poi tenendola per i fianchi la fece scendere giù.
"Cosa ti hanno fatto?" Le chiese sfiorandole il graffio sul collo.
Sara respinse il tocco delle mani gelide e gli sorrise "nulla.
Dove sono gli altri?"
"Andiamo" disse lui.
Le prese la mano e la guidò fino alla stanza in cui erano rimasti il resto dei ragazzi.
Adele urlò di gioia.
"Sara!"
"Sto bene,sto bene" fu la risposta di Sara.
Jasmine aveva ancora tra le braccia Sam,notevolmente più bianco.
"Dobbiamo andare via di qui" propose Marco.
"Ma mathilde" disse Adele.
"Mathilde sta bene" le rispose Andrea con il sensore in mano
"Non è più qui"
Ivan si sistemò la t-shirt stropicciata e bagnata dal sudore e poi uscì dalla stanza con gli altri al seguito.
Jasmine e Sam zoppicante,Sara e Adele,Marika appensantita dal braccio di Marco fiero sulle sue spalle.

L'aria invernale pungeva sulla pelle e il vento tagliava come lame affilate.
I ragazzi giunsero a casa sfiniti.
Sam strisciò fino alla sua stanza con Jasmine al suo fianco.
"Tranquillo,ti curerò io" gli disse.
"Allora posso strare tranquillo".
*l'umorismo Non gli manca neanche in questi momenti* pensò la ragazza mentre gli sfilava il pezzo di maglia strappata dalla ferita e si disinfettava le mani con un pò d'alcool.
"No.
Non mi metti quel coso" cercò di dire Sam.
Troppo tardi,Jas versò una quantità abbondante di liquido sul taglio aperto e Sam dovette stringere il cuscino per soffocare un grido di dolore.
"Resisti" confabulò Jas attenta a curarlo.
La gamba con il proiettole aveva assunto un colore disgustoso.
"Farà male.
Ma lo faccio per te".
Jasmine prese la pinza di metallo che aveva preparato sul comodino ed estrasse pian piano il proiettile.
Sam impallidì e la presa sul cuscino che stringeva divenne tanto forte da trasformare il colore delle sue mani;adesso rosse e pulsanti.
Jasmine sollevò lo sguardo.
"Ce l'ho fatta,il proiettile è fuori" disse vincitrice.
Terminò di bendarlo e poi dopo un bacio sul mento gli prescrivette un lungo riposo e uscì dalla stanza.
Era stata troppo indaffarata per accorgersi della presenza di Mathilde a casa,sana e salva e di quella di Giulia nella stanza di Andrea.
Entrò quando notò il gruppo che le si era affollato intorno.
"Benvenuta nel clan Giulia" la salutò.
Giulia sorrise mandandole metaforicamente un bacio amichevole e poi si rimise al computer.

#Diversamente NormaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora