"Did you catch you're own reflection in the knife my mother held, or the hell in my father's eyes?"
La foresta attorno a me sembra non terminare mai, come un tunnel di foglie, alberi, arbusti, radici.
Le nuvole tappano l'ambiente, creando una cupola fredda, grigia e umida, che mi fa seccare le mani.
Le mie dita sorreggono tremanti la superficie liscia e levigata della macchina fotografica nera, mentre mi guardo attorno, cercando non so nemmeno io cosa.
Una folata di vento freddo mi costringe improvvisamente a stringere nelle spalle e ad alzarmi la sciarpa di lana a maglie larghe fino al naso, mentre rimpiango di non aver portato un cappello.
Il mal di testa mi sta facendo pulsare il cervello, non riesco a pensare senza provocarmi del dolore.
Eppure, non riesco a non ammirare il paesaggio che ho davanti.
Sembra tetro, cupo, triste; ma ai miei occhi sembra rispecchiare la persona che sono adesso.Un ventenne senza sogni, senza speranza.
Forse ho solo un'aspettativa: quella di finire il semestre e partecipare al concorso di Steven Lauder, il fotografo del quale tutti gli alunni ambiscono di essere il tirocinante.
Le sue fotografie hanno fatto la storia. Il suo metodo è ricercato, raffinato, ma anche terribilmente reale. Sembrano foto scattate da un bambino, eppure dietro c'è un lavoro inimmaginabile fra luci, soggetti e prospettiva.
Fa una lavoro perfetto nella sua semplicità.
Improvvisamente un riflesso mi acceca per qualche attimo, facendomi inciampare su una radice.
Cado a terra, salvando la fotocamera e tirando un sospiro di sollievo.
Emetto un gemito, mettendomi in ginocchio, lasciando che il vento trapassi i miei capelli neri.Quando una ciocca mi si poggia sulla fronte rifletto sul fatto di dover passare da un parrucchiere.
Li tiro indietro con un gesto sbrigativo, quando mi spingo a cercare il motivo della caduta precedente.
Mi rimetto in piedi, alzando lo sguardo, allungando il collo verso una piccola radura, che mi suggerisce di lasciare il sentiero dove cammino da più o meno mezz'ora.La radura è sormontata da un salice piangente che fa galleggiare le sue foglie a pelo d'acqua (il cui riflesso deve avermi colpito) su un laghetto poco distante dalla mia posizione.
La luce soffusa, il sole dietro le nuvole che rende tutta la natura morta in controluce mi suggeriscono di fare uno scatto.
Accendo la Canon 5D regalatami da mio padre per Natale dell'anno scorso, il mio occhio sinistro si chiude, l'obbiettivo è quello per gli ambienti aperti, la luce è selezionata per le giornate nuvolose.
Tutto è pronto, appoggio l'indice sul pulsante per scattare la fotografia, ma poco prima che possa effettivamente scattarla, quella che scopro essere una cunetta di terriccio sulla quale sto si sgretola sotto il mio peso, facendomi rotolare giù per la collina.
Abbraccio la fotocamera per proteggerla, e più cerco di fermare la discesa, più la velocità aumenta.
Per evitare di finire in un'eventuale scarpata cerco l'equilibrio sul fondoschiena, per poi urtare un sasso e piantarmi sul prato, a pochi passi dalla riva del laghetto.Questo giro in avanscoperta si sta rivelando decisamente poco professionale e neanche lontanamente redditizio.
Sono steso a pancia sotto, la mia testa gira, spero che il mio stomaco regga e non faccia risalire nulla su per la gola. Butto giù la bile per respingere il tentativo di vomito, la mia faccia si piega in un'espressione accartocciata. Con un paio di colpi di tosse mi piego sulle ginocchia, guardandomi attorno, come sperduto.
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Sempiternal
RomanceSem|pi|ter|nà|le Dal latino: sempiternāle; (m) verbo. Agg: termine arcaico per indicare una cosa destinata ad essere eterna, ad esistere per sempre. Aggettivi correlati: eterno 本 Aiden aspira al tirocinio del...