0.3 [identity]

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"Tell yourself that it's just business"

Le mie dita picchiettano velocemente sulla tastiera del portatile davanti a me, riempiendo l'aria con un rumore che a molti infastidisce, a me rilassa.

La tazza fumante di té aromatizzato alla vaniglia mi riempie le narici appena la porto alle labbra.

I miei occhi scorrono velocemente sulle informazioni che trovo navigando su internet, digitando "Phoebe Blake".

Il suo nome non me lo sono potuto levare dalla mente fin dal primo momento in cui l'ho letto.

Stiro la schiena, tendendo le braccia verso l'alto, per poi liberare uno sbadiglio.

L'orologio digitale sul comodino segna le undici e quarantacinque.

Non è tardissimo, eppure muoio dal sonno.

Phoebe discende da una famiglia nobile, dei conti che avevano uno stretto contatto con il re medievale che regnava su queste terre.

Ha diciotto anni.

E nient'altro.

Nessun sito né di gossip, né giornalistico sa dirmi altro.

Attorno al computer sono sparsi appunti di ogni genere presi durante le lezioni di oggi.

Dovrei metterli in ordine, ma preferisco finire il mio tè in salta pace, volendo quasi dimenticare le lezioni di oggi.

La mia Phoebe.

Mi alzo, poggiando la tazza accanto al lavello del monolocale che condivido con un coinquilino.

Si sente il tiro di uno sciacquone e in seguito un ragazzo dai capelli rossi e disordinati esce dal bagno; scorgo la finestrella di esso aperta, per far passare aria.

-Posso andare a sciacquarmi la faccia o c'è una camera a gas là dentro?-

Lo vedo reggersi la pancia, per poi sedersi sul divano, la testa rivolta verso l'alto e la bocca dischiusa.

-Ah, mio Dio, non dovevo mangiarlo il cibo della mensa, proprio non dovevo.-
Fa con voce tirata, mentre espira.

-Questo ti farà rendere conto della tua voracità o ti deve per forza implodere la pancia per farti accendere quell'unico neurone che possiedi?-

Mi siedo accanto a lui, accendendo la televisione tramite il telecomando.

-Novità?- lui si gira lievemente, sempre con la testa poggiata su un cuscino del divano.

Sembra che adesso i suoi tendini si debbano staccare, lasciando la sua testa pendere come una bambola.

-A proposito di cosa?- non stacco lo sguardo dallo schermo televisivo, calandomi in uno zapping ossessivo nel trovare un programma decente.

-Della contessa sexy.-

Scuoto la testa, lasciando che un signore sulla cinquantina mi spieghi come estirpare un'ortica nel caso attacchi la mia siepe.

-Ha diciotto anni.- faccio minimale, preso da una botta di stanchezza.

-E?-

-E basta, Newt. Non ho scoperto nient'altro, purtroppo.-

Lui sembra animarsi tutto d'un botto: si mette seduto dritto e chinato verso di me.

-Nient'altro? Sei serio?-

Fa una risatina, alzandosi e prendendo possesso del mio computer, sedendosi di fronte ad esso, iniziando a ticchettare velocemente.

Io mi alzo svogliatamente dal divano, avendo ancora quell'alone di sonno addosso, che sembra non intenzionato ad andarsene.

Lo affianco, chinandomi su di lui, poggiando una mano sul tavolo in legno che precede le camere da letto.

Lo vedo cliccare icone su icone, e qui mi viene il lampo di genio: Newton ha preso un indirizzo informatico tecnologico.

Mi dò dello stupido mentalmente, per non averci pensato prima.

-E... Fatto.-

Di fronte a me si apre un fascicolo, deve essere la sua carta d'identità.

-Ma... Newt! Non dirmi che hai hackerato di nuovo qualche sistema! Sai che sono contro questo genere di cose!-

Lui appoggia la schiena al cuscino della sedia di legno, guardandomi al contrario.

-Che ti frega, le informazioni sul tuo amore perduto sono tutte là, bramose di voler essere lette, il Ministero non conta mai una visita in più o una visita in meno. Aspetta.-

Si riporta sul computer, salvando il file in PDF sul desktop.

-Così potrai rileggerla tutte le volte che vorrai senza bisogno di rompere le palle a me.-

Si alza, volendo cedermi il posto, con fare teatrale.

-Tutto tuo.-

Io mi siedo, fulminando con gli occhi per quell'azione così sconsiderata da parte sua, per poi buttare lo sguardo sullo schermo illuminato del computer.

Non dovrei.

Non sono affari miei.

Eppure porto il cursore in alto, per vedere la foto di una piccola Phoebe.

Nello scatto avrà avuto si e no una decina d'anni, il viso è sempre levigato, ma più tondeggiante, le guance sono rosee e piene, gli occhi sempre di quel nero ammaliante, le labbra fini. I capelli sono neri.

Quindi ecco che colore si nasconde dietro il lilla.

L'espressione sembra più timida rispetto a quando l'ho incontrata io, sembra quasi che si stesse sforzando per rimanere in quella posa statica anche se per pochi secondi.

Quando l'ho vista dal vivo sembrava non potesse farne a meno di quest'espressione facciale.

Passo a leggere la scheda.

"Nome: Phoebe Claire Sophie

Cognome: Blake

Nata il: 21 dicembre 1997

A: Edimburgo

Cittadinanza: Inglese

Residenza: Inverness

Via: Stockholm

Stato civile: Stato Libero

Professione: ///

Titolo nobiliare: Contessa

Statura: 1.80

Capelli: Neri

Occhi: Neri

Segni particolari: Cicatrice sul fianco destro"

Tempestivamente mi annoto sul calendario del telefono il suo compleanno, quando compirà diciannove anni.

Mi annoto anche il nome preciso della via, domani voglio andare a trovarla.

Mi mordo il labbro, sentendo il cuore battere colpi secchi anche al solo pensiero di rivederla.

-Newt.- attiro l'attenzione del ragazzo seduto al posto davanti al mio, gli avambracci sul tavolo, gli occhi puntati sul telefono.

Alza lo sguardo.

-Domani le facciamo visita.-

Lui alza le sopracciglia.

-Mi degni seriamente di conoscere il tuo grande amore? Sono lusingato.-

Mi sfotte, io non posso fare altro che sorridergli, spegnendo il portatile, avviandomi verso la camera da letto.

-Ah, Newt-

Lui si volta nuovamente.

-Grazie.-

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