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Lancio il telefono sul divano mentre tento di trattenere le lacrime.
Forse è vero, forse Luke ha ragione e tutti gli altri si sbagliano.
Ma è Ashton il vero problema. Lui mi aveva giurato che ciò che diceva fosse la verità e mentre lo faceva mi sembrava così sincero...
Grido per la frustrazione. È orribile sentirsi presi un giro da tutti, sentirsi come se non valessi niente.
Il problema è che sono confusa. Non lo vorrei ammettere nemmeno a me stessa, ma io gli credo. Perché ci sono un sacco di cose che tornerebbero con la sua spiegazione.
Ashton ha detto che Luke esce con una ragazza, di cui non sa il nome, ed effettivamente è vero. Esce con me.
Non ne voglio parlare con nessuno. Peggiorerei solo le cose.
A volte, è necessario rimanere soli con se stessi e riflettere a lungo. Non sempre si ha bisogno che le persone ci stiamo accanto.
Qualcuno suona alla porta facendomi sbuffare rumorosamente. Non ho voglia di aprire la porta, non ho voglia di avere qualsiasi genere di contatto con il mondo esterno.
«Arrivo!» esclamo alzandomi, a mio malgrado, in piedi.
Nel tragitto dal divano alla porta mi prendo un attimo per riflettere su ciò che sento. Sono arrabbiata? Triste? Delusa? Probabilmente tutte e tre le cose insieme, ma la rabbia è più forte rispetto al resto.
Spalanco con forza la porta.
Davanti a me un paio di occhi azzurri e dei capelli biondi spettinati. Un piercing al labbro inferiore.
Quelle labbra... mi impongo di non pensarci.
Impallidisco, ma alzo il mento e raddrizzo le spalle.
«Cosa ci fai tu qui?» domando bruscamente.
«Dobbiamo parlare.»

«Che cosa vuoi?»
Siamo tornati in salotto e io ho ripreso la mia solita posizione sul divano. Luke è rimasto in piedi accanto al camino. Sta fissando un punto indistinto del pavimento mentre si morde il labbro inferiore. Se continua così potrei cedere alle mie cattive intenzioni e saltargli addosso.
«Sono venuto qui per farti capire che non sto dicendo cazzate. Non esco con nessuna ragazza Sue, te lo giuro» alza lo sguardo e punta i suoi occhi nei miei. Sento il mio viso che pian piano va a fuoco, così sono costretta a distogliere lo sguardo.
«Bene l'hai detto, ora puoi andare» replico sempre tenendo il viso girato da un lato. Non voglio che mi guardi negli occhi, perché potrebbe leggervi dentro il mio stato di confusione.
«Non me ne vado finché non mi crederai.»
«Perché?» scatto in piedi. Sento di nuovo la rabbia ribollirmi dentro. «Perché ti interessa tanto che io ti creda?»
«Perché io ci tengo a te!» adesso anche lui ha alzato la voce. Si muove dalla posizione di bella statuina e mi raggiunge, fermandosi a soli pochi centimetri da me. «So che mi sono comportato da stronzo e che non abbiamo iniziato nei migliori dei modi noi due. E mi dispiace, tanto. Ma mi sono scusato un sacco di volte e tu ancora non mi hai perdonato. E tantomeno ti fidi di me.»
Rimango in silenzio. Non solo perché ha ragione, ma perché mi sono finalmente resa conto di una cosa davvero importante. Lui ci tiene, forse più di quanto faccia io. Lui non mi sta mentendo, ma se non è lui a farlo, allora è un'altra persona a me cara che lo stava facendo.
«Non lo so...»
«Ti costa così tanto credermi? Sei davvero così orgogliosa?»
Lo guardo negli occhi, furente. «Taci.»
«Emma...»
«Zitto!» girino infilandomi le dita tra i capelli. «Ti credo» mormoro tenendo gli occhi bassi. «Cretino, io ti credo. Ma se tu dici la verità, allora è stato qualcun'altro a non farlo.» faccio una breve pausa prendendo fiato. Non mi ero accorta che lo stavo trattenendo. «Non ce la posso fare. Non posso credere che il mio migliore amico mi abbia mentito.»
Annuisce. «Lo so.»
«Ho soltanto lui, capisci? Non mi resta nessun'altro» sussurro con le lacrime agli occhi. Di nuovo. Se c'è una cosa che odio è piangere davanti alle persone. Cerco in tutti i modi di cacciarle via.
Non so se sono esagerata o meno, però mi sento tradita. Non è per niente bello quando gli amici più cari ti tradiscono.
«No. Non sei sola. Hai ancora me al tuo fianco.» (a/n: come amico, ovvio ;-) )
Poi le sue braccia mi circondano e mi stringono a sè.
Appoggio la testa sul suo petto. Riesco a sentire il suo cuore battere sotto il tessuto della maglia che mi rilassa.
Dopo qualche secondo in cui rimango completamente ferma e immobile, non capita tutti giorni che Luke Hemmings ti abbracci, ricambio la stretta.
«Mi dispiace.»
«Non importa» replica Luke. Mi lascia un leggero bacio sulla fronte. «É tutto okay.»
Annuisco, anche se ne sono poco convinta.
«É tutto okay» sorride.
Ricambio il sorriso.
Chiudo gli occhi. Forse mi sto innamorando.

Fail messages // Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora