Prologo.

115 9 3
                                    

Quando mi misi il pigiama e mi infilai sotto le fredde coperte mentre cercavo di scaldarmi le mani sfregandomele, mi accorsi che fuori era buio, il cielo era scuro e nuvoloso e la luna piena era nascosta da un denso strato argenteo.

Mandava un pallido bagliore attraverso la finestra di camera mia, fino alla spalliera del mio letto. Non mi era mai piaciuto il buio e quella luce soffusa mi aiutava a prendere sonno.

Era stata una giornata piuttosto faticosa: avevo aiutato mia zia Hannah a traslocare nel suo nuovo appartamento fuori città, dopo che si era separata da mio zio Jacob, ed ero sfinita.

Avevo tutti i muscoli delle braccia indolenziti e, nonostante andassi in palestra ogni tanto, faticavo a prendere in braccio anche il mio gatto, Romeo.

Dopo aver puntato la sveglia per il giorno successivo, sistemai il cuscino sbattendolo con le mani, poi diedi un ultimo sguardo al telefono e lo spensi.

Mi sdraiai e fissai il soffitto, pensando ai programmi del giorno dopo, quando ad un certo punto sentii una fitta al petto: chiusi gli occhi per il dolore, ma quando li riaprii non mi trovavo più nel mio letto.

Mi guardai intorno e vidi che ero in riva all'oceano, nel posto in cui andavo da bambina con la mia famiglia: era una piccola spiaggia, con l'acqua limpida che bagnava la sabbia e lasciava a riva tantissime piccole conchiglie colorate, che da piccola mi affrettavo a raccogliere prima che un'altra onda me le portasse via.

La sabbia era soffice ed era strano sentirne i granelli dato che poco prima avevo i piedi sotto la mia coperta preferita.

Riuscivo a sentire solo il rumore delle onde che si infrangevano sul bagnasciuga e il mio respiro irregolare. Mi guardai intorno, per vedere se ci fosse qualcuno, e soprattutto per sapere cosa fosse successo. Cercai con lo sguardo qualcosa su cui sedermi, e trovai poco più in là una roccia asciutta. Mi sedetti e guardai il cielo: era lo stesso che si vedeva da camera mia, solo che la luna illuminava molto di più, grazie alla mancanza di inquinamento luminoso.

Ad un certo punto sentii dei passi provenire da lontano; mi girai nella direzione da cui proveniva il rumore, ma non vidi nulla.

Allarmata, mi girai verso la spiaggia, dando le spalle all'oceano da dove non poteva arrivare nessuno, e scrutai la piccola pineta dietro di essa.

Poi sentii un colpo sulla schiena, ed era così forte che mi mandò stesa nell'acqua bassa, inerme. Sentii due braccia afferarmi la vita e tirarmi su, poi persi i sensi.

L'ultimo mio pensiero fu:
ma cosa diavolo sta succedendo?

*spazio autrice*
Hello, dopo molto tempo ho deciso di riprovare a scrivere qualcosa.
Arrivo sempre a metà estate con la voglia di scrivere e fare qualcosa di buono ma nulla.
So che questo capitolo è dannatamente corto, e mi scuso, ma il prologo avevo intenzione di non farlo molto lungo.
Ho davvero paura di non continuare, per vari motivi che non vi starò a dire.
Voglio ringraziare chi mi sta sostenendo e aiutando più di qualunque altro in questo assurdo progetto, la mia piccola Dede @whiteljik3snow [ti voglio un sacco di bene, ricordatelo sempre]
A questo punto, non so dirvi nulla se non "buona lettura", sperando che sia veramente buona.
Un abbraccio,
~Ritz

Inhuman: At The Bottom Of The OceanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora