La lettera

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La lettera


Ran entrò nella palestra e si meravigliò per l'ennesima volta di quanto essa fosse spaziosa e moderna, e dotata ,soprattutto , di  quei macchinari nuovissimi e professionali che alloggiavano solamente in pochi palazzi dedicati allo sport. La karateka entrò negli spogliatoi e indosso il proprio karategi*.
Si guardò allo specchio:la divisa cadeva morbida sui fianchi e la sua cintura, rigorosamente nera, la faceva sentire molto più a suo agio. Si ricordava quanti combattimenti aveva dovuto affrontare e vincere per avere l'onore di cingersi la vita con quella stoffa. Sembrava perfettamente a suo agio con la divisa, e in effetti lo era. Se avesse potuto probabilmente l'avrebbe indossata anche per la vita di tutti i giorni. Si avviò in palestra e si preparò a ricevere i suoi alunni. Non erano ragazzi e bambini, visto che il corso si svolgeva in orario scolastico, ma bensì suoi coetanei, se non addirittura uomini di mezza età.
<< Dovrebbero mettere dei limiti di etá al corso... >> borbottò ricordandosi della settimana prima, quando un gruppo di pensionati si era presentato al corso pretendendo di imparare calci e pugni.
Guardò l'entrata,i suoi allievi stavano arrivando: si sistemò i capelli, leggermente arruffati e sfoderò un sorriso a trentadue denti per dar loro il benvenuto.
Li salutò pronunciando il Rei* insieme ad un Ritsurei* perfetto.  Gli allievi fecero altrettanto.
Incominciò a mostrare le mosse che avrebbe insegnato nel corso di quella lezione,
Ora si sentiva straordinariamente bene. Il karate eliminava i problemi dalla sua mente.
Mostrò un calcio laterale. Era come se allontanasse lo stress. Ora una cosa era certa: Avrebbe voluto che quella lezione non fosse mai finita.

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Intanto nel liceo Teitan i ragazzi si apprestarono ad entrare. Alla prima ora avevano una verifica sui kanji. Era solamente una prova per vedere se il mese di ripasso di lingua giapponese fosse servito a qualcosa, ma l'intera classe era in preda ad un attacco di panico.
<< Pst...pst Mitsuhiko? Mitsuhiko ? Che ne dici di passarmi la verifica e farmi vedere cosa diavolo va scritto nella seconda colonna di destra?? >>
<< Neanche morto! E se la prof ci scopre? Non voglio prendere un brutto voto per colpa tua!! >> bisbigliò questo.
<< COSA!? Non si trattano così gli amici!! Forza Mitsuhiko dammi quel compito! >> il ragazzo alzò un po' troppo il tono della voce.
<< Credo che Kojima sarà felicissimo di dare a me la sua verifica, giusto? >> La professoressa interruppe la conversazione <<  E per quanto riguarda il nostro caro Tsuburaya, credo che anche lui farebbe meglio a stare zitto e non alzare lo sguardo dal suo banco per tutta l'ora. >> esordì questa  con un tono decisamente severo.
I diretti interessanti annuirono nervosamente e s'apprestarono ad ubbidire agli ordini.
Certo che faceva veramente paura quella professoressa...
L'ora passò lenta e al suono della campanella si senti chiaramente un sospiro di sollievo da parte di buona parte degli studenti.
Genta si alzò immediatamente e ,per quanto fosse possibile con la sua stazza, si avvicinó silenziosamente al suo compagno di banco, nonchè amico da sempre Mitsuhiko e lo prese per il colletto della camicia. Possibile che lo avesse piantato nel momento del bisogno!? Beh una cosa era certa la doveva pagare cara.
<< Hey Genta! Mollami ! >>
Kojima voleva vendicarsi, ma non essendo mai stato un tipo violento non aveva nessuna idea sul da farsi.
<< Tu! Come hai potuto!? >> Furono le uniche parole che uscirono da quella bocca che, nonostante fosse contornata da una leggera barba pareva così infantile.
Ma la risposta non fu altrettanto compassionevole << Ho solamente fatto il mio dovere >> esordì , ostinato e quasi sdegnato da quella domanda.
Per fortuna ad interrompere il momento ci pensò Ayumi che riuscì a convincere Genta a mollare Mitsuhiko e a farli scusare a vicenda.
Conan, che aveva seguito la conversazione in disparte dal suo banco si avvicinò. Possibile che non fossero mai cambiati per niente? Già, infatti non era difficile riconoscere i detective boys in quei volti, sembrava quasi che fossero passati solo pochi giorni, o magari solo uno.
Invece sono passati  dieci anni...
Ed anche i dieci anni più difficili della sua vita. Non solo non era riuscito a sconfiggere l'organizzazione , ma il vero lui era anche scomparso per far posto a quel bimbetto ora cresciuto, che era riuscito a far sotterrare ,letteralmente, il nome di Shinichi Kudo. Già perché ogni giorno che passava si sentiva sempre meno Shinichi e più Conan. Sospirò, però neanche la vita di Conan, il detective liceale forse anche più famoso del precedente per aver cominciato a collaborare con la polizia all'età di sette anni non era male. Non gli mancava niente: lavoro garantito, posto da capitano nella squadra di calcio Teitan e un sacco di ammiratrici. Eppure... qualcosa era assente.
Qualcosa o Qualcuno?
No, aveva deciso tempo addietro di lasciarla stare per non metterla in pericolo, non poteva...
I suoi pensieri vennero interrotti da una voce familiare << Kudo? Lo so che è bello il muro, ma non lo fissare così tanto, potrebbe arrossire. >>
Conan sobbalzò risvegliandosi da quella specie di sonno profondo che l'aveva avvolto. Davanti a lei vide una ragazza dai capelli ramati che ridacchiava , il suo sguardo profondo e inquisitore metteva i brividi.
<< Ai? Conan si è svegliato? >> una voce da dietro di lei domandò quasi ridendo.
<< Sembra di sí, ma potrebbe cadere di nuovo in letargo da un momento all'altro >> continuó lei.
<< Basta! Sono sveglio! >> Tutti si girarono a guardarlo. Forse aveva alzato un po' troppo il tono di voce.
Haibara ridacchiò e Lui sbuffò. Possibile che riuscisse sempre a prenderlo in giro?
Il detective non ebbe il tempo di proferire parola che la scienziata lo prese per mano e lo fece uscire dalla classe. A quel contatto lui arrossì, ma cercando di non darlo a vedere cercò di pensare a qualcos'altro.
<< Haibara, dove mi stai portando? >>
<< Kudo ho bisogno di parlarti. >>
<< C'era proprio il bisogno di portarmi fuori dalla classe così bruscamente? >> domandò il detective sbuffando visibilmente stressato.
<< Ho cercato di parlarti prima ma Yoshida ti stava sempre appiccicata. E per giunta se non c'era lei eri circondato dalle tue ammiratrici. Credo che se continui così per parlarti dovrò prenotare un mese prima. Sai, tipo quando si va dal dentista. >> esordì lei senza interruzioni. Sembrava veramente innervosita dalla situazione.
<< Che c'é sei gelosa?  >> domandò lui , lo sguardo furbetto e divertito.
<< Certo gelosa per questa specie di tonno che sto trascinando fuori da scuola. >> Nonostante avesse appena detto una  battuta era tutta rossa in viso.
<< Comunque >> continuò tornando improvvisamente seria << ora vai all'agenzia di Kogoro e ti prepari un borsone con i vestiti >>
<< E perché mai ? >> La interruppe.
<< Stasera dormirai da Agasa. Te l'ho detto dobbiamo discutere. >>
Si limitò ad annuire. Quando Haibara si comportava così solitamente era successo qualcosa d'importante. Appena usciti si allontanarono salutandosi con un semplice ciao.

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Conan aprì la porta dell'appartamento dove abitava da ben dieci anni con la sua copia delle chiavi.
Ormai la possedeva da cinque anni, o più semplicemente dal primo giorno di scuola media.
<< Sono a casa >> avvisò mentre chiudeva la porta e indossava le ciabatte.
<< Cooonannnn noon dirrmii chee haiiii marrrinato dinuovoo la sciuola! >> Kogoro era , come al solito, ubriaco.
Si girò per rispondergli ma si accorse che stava già dormendo. Quanto era deprimente vederlo in quello stato...
Entrò nella camera che divideva con l'ubriacone e infilò un pigiama e un cambio nella borsa. Si fermò: forse ora avrebbe potuto finalmente indossare i vestiti di Shinichi; aveva provato due anni fa ma gli stavano larghi e il risultato era orribile. Ma forse ora...
Tolse il cambio. Era deciso a passare nella sua ex-casa e prendere qualche vestito lì. Ora più che mai aveva bisogno di ritrovare lo Shinichi rimasto in quel corpo rimpicciolito,  per avere la certezza che questo esistesse ancora.
Si avviò all'ingresso , si mise le scarpe e incominciò a correre per la rampa di scale.  Per far prima prese il suo vecchio skateboard e lo azionò. Aveva l'adrenalina a mille.

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Quando Ai vide Conan correre all'impazzata con quel vecchio skateboard  non riuscì a trattenere una grassa risata. Veramente aveva ancora quel coso? E lei che pensava che l'avesse buttato...
Ma quando lo scorse suonare al campanello del dottor Agasa fu sollevata. Aveva veramente bisogno del suo aiuto...come sempre. Da quel giorno in cui le aveva giurato di proteggerla nonostante il pericolo il detective  aveva rischiato la vita un sacco di volte; e lei?
Beh.. si era limitata a produrre quegli stupidi antidoti che poi si erano rivelati inutili.
No, Kudo meritava molto di piú di una sforna pillole come compagna di sventure, gli serviva qualcuno che lo aiutasse realmente.
Lei aveva già perso quasi tutte le persone a cui voleva bene, non voleva veder scomparire anche lui.
Però una cosa era certa: doveva smetterla di pensare a lui in quel modo... a lui in quel senso non mancava di certo compagnia, però ...
Scosse il capo: no non doveva illudersi , già troppe persone la avevano fatta soffrire e lei non aveva voglia di piangere per un detective rimpicciolito. Per lui, era solo un amica, una scienziata , oppure solo una semplice compagna di sventura.
Il campanello emetté uno stridio acuto e assordante. Non capiva ancora perché il dottor Agasa avesse messo accanto al citofono una sua invenzione al posto di un normale campanello.
Si avvicinò alla porta e infilò la chiave all'interno della serratura dopo alcuni giri aprì la porta: Conan era lì davanti, più serio che mai,  dai suoi occhi si percepiva una leggera preoccupazione.
<< Haibara fammi entrare! >> Più che una richiesta sembrava un ordine bello e buono.
Appena arrivato si sedette sul divano e la scienziata lo seguì.
<< Vuoi del tè? >> domandò mentre ne versava una tazza per se.
<< Haibara non è il momento. >> dichiarò serio mentre si appoggiava allo schienale imbottito.
<< Che cosa è successo? >> chiese lei timorosa.
<< Ho ricevuto una lettera da Vermouth. >> esordì senza emettere altre sentenze.
Ai fece cadere la tazza di tè. Questa cadde in frantumi sul pavimento e riversò il tè sui piedi dei due.
Nonostante la bevanda fosse bollente nessuno dei due parve darle importanza. Erano troppo spaventati.

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NOTE
karategi= divisa del karate
Rei= saluto del karate
Ritsurei = inchino da accompagnare al Rei

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