Ti presento mio fratello
Lui era corso via e lei lo aveva seguito.
Peccato che piangendo mentre si corre il fiato va a farsi benedire.
Non era riuscita a raggiungerlo, e ora stava accasciata sul marciapiede ancora singhiozzante e ansimante.
Sapeva di non aver fatto niente di male, ma nonostante questo sentiva di aver tradito la fiducia di Conan. E per lei Conan era tutto.
Come avrebbe fatto senza il suo fratellino?
Era stata una stupida, sapeva che Conan era particolarmente geloso nei suoi confronti, ma nonostante tutto non gli aveva chiesto neanche un parere.
Il pianto s'intensificò talmente tanto che la ragazza dovette fare dei respiri profondi e misurati per non svenire.
Si alzò in piedi, le gambe le tremavano, ma non le importava: doveva raggiungere Conan e scusarsi.
Pregò mentalmente che il fratello la perdonasse. Ormai quella era l'ultima speranza.
Rabbrividì al solo pensiero di poter perderlo.
Rivisse quella corsa che gli aveva visto intraprendere dalla parte opposta della strada;aveva provato le stesse sensazioni di quel maledetto giorno al Tropical Land, ma non voleva neanche pensarci.
"Conan non è Shinichi.
Lui non scomparirà mai." Si ripeteva mentre cercava di tranquillizzarsi.
Cercò di tornare lucida e ragionare: sicuramente Conan non era andato da Kogoro, ma bensì da Agasa, che conosceva da quando era piccolo essendo un suo lontano parente.
Lì abitava anche quella ragazzina, Ai. Era un amica d'infanzia di Conan.
« Speriamo che lei sia più fortunata di me... » borbottò amareggiata ricominciando a lacrimare.
Già, ma Conan, al contrario del suo alter ego morto, aveva ben due amiche d'infanzia. C'era anche l'altra ragazzina, Ayumi.
Ayumi e Ai erano il giorno e la notte. La prima era solare e allegra, aveva una cotta per Conan dall'età di sette anni, insomma era la classica ragazza della porta accanto.
Ai invece... Beh non lo sapeva. In realtà quella ragazzina le metteva soggezione. Chiusa e schiva in tutte le conversazioni in cui la karateka aveva provato a coinvolgerla, sembrava saper relazionarsi solo con Conan.
Si era sempre divertita a stuzzicare il fratello chiedendogli quale delle due preferisse, ma questo non aveva mai voluto rispondere.
Gli aveva detto che erano soltanto delle amiche e che lo sarebbero sempre state.
Lei ci credeva.
Praticamente credeva a tutto quello che le diceva.
Conan si era meritato la sua fiducia, e lei non gliel'avrebbe mai negata.
Con un fazzoletto si asciugò le lacrime per rendersi un poco più presentabile.
Si sforzò, anche se le veniva difficile, di sorridere mentre suonava il campanello. Il cancello venne aperto poco dopo;lei ,timidamente, entró.%#%#%#%#%#%#%#%#%#%%#%
Qualche minuto prima, casa del Dottor Hiroshi Agasa« Cosa dovrei fare? » Ai fissava Conan con aria di sfida.
« Semplicemente dovresti riuscire a essere un po' ...più amorevole con me. » spiegò il detective arrossendo lievemente.
« Ho deciso di aiutarti, ma non prenderci troppo la mano, non riuscirei mai a essere dolce con una sottospecie di detective rimpicciolito come te, ma comunque cercherò di sforzarmi... » mentì la scienziata.
Non era vero, se Conan veramente l'avesse ricambiata sarebbe diventata sicuramente più premurosa e gentile, e ora si ritrovava a fingere di aiutarlo per compassione quando in realtà stava fremendo dalla gioia.
La sua infanzia era stata priva di affetti -oltre a quello della sorella- e riviverla insieme a Conan come una ragazza normale era stata una delle cose più belle che le erano mai capitate.
Era stato fantastico accorgersi di non essere più sola, di avere degli amici su cui contare che ti vogliono bene.
Lei non era più Sherry ,e tantomeno Shiho Miyano.
Lei era Ai Haibara e la cosa le piaceva.
Improvvisamente,come spesso accade quando si lascia la mente libera a vagare tra i ricordi, le venne in mente qualcosa che tolse il sorriso dal suo volto per lasciare spazio ad un espressione spaventata.
« E se quel tizio che ha baciato Mouri-san fosse un membro dell'organizzazione sotto copertura? In fondo, il messaggio in codice diceva che era in pericolo,giusto? » esordì guardando Conan spaventata.
Il detective ebbe un tuffo al cuore: a quest'ora Ran poteva essere imbavagliata e addormentata in qualche scantinato fuori Tokyo.
Rabbrividì al solo pensiero: perdere Ran per uno stupido errore e vanificare lo sforzo di quegli ultimi dieci anni di tenerla al sicuro non era un opzione menzionata tra le possibilità.
Afferrò il cellulare per chiamarla; doveva fare in fretta.
« Driiiiin » Fantastico, c'era qualcuno alla porta.
Ai si alzò e premette il pulsante per aprire il cancello
« È Mouri-san » esordì apparentemente indifferente. « Dai Kudo sorridi, è ancora viva. Ma d'ora in poi cerca di non lasciarla mai sola,intesi? »
Conan si ritrovò ad annuire frustrato, per la pesante giornata che era appena a metà, e felice per il fatto che Ran stesse bene.
La scienziata aprì la porta, e Ran si accomodò timidamente.
« Buongiorno Mouri. Le ciabatte sono lì sul tappeto. » esordì la scienziata con tono freddo e distaccato.
Ai provava nei confronti della ragazza dell'agenzia investigativa un po' di astio: dopotutto lei aveva quello che la scienziata aveva sempre desiderato, una vita normale, senza nessuna organizzazione che ti vuole morta, un carattere solare che affascinava tutti e ...Conan.
Lei invece era per tutti la ragazza scontrosa e fredda che non ride o piange neanche sotto tortura. Era brutto apparire così, ma in fondo quel carattere se l'era forgiato a misura per se stessa. Fin dai tempi in cui era stata portata in America a studiare aveva dovuto scontrarsi con la crudeltà della gente.
Appena entrata nell'organizzazione aveva capito che mostrare affetto a qualcuno o qualcosa poteva costare la vita al suddetto.
Meno le persone sapevano di lei, meno la potevano far soffrire.
Ma quando l'organizzazione uccise l'unica persona veramente importante per Ai, anche la sua dura corazza aveva ceduto.
Non riusciva più a lavorare in quel posto che aveva portato via Akemi.
Non voleva averne più a che fare.
Grosso errore: si era mostrata per quello che era e si era rifiutata di continuare la sperimentazione dell' APTX4869.
Risultato? L'avrebbero uccisa.
Caso fu che la fortuna era stata dalla sua parte e ingerendo l'apotoxina era riuscita a rimpicciolirsi, e di conseguenza, scappare.
Guardò Ran mentre si toglieva le scarpe: Nah...Non riusciva ad odiare una ragazza così solare e simile ad... Akemi.
Si ricordava quel giorno di dieci anni prima in cui Mouri l'aveva protetta con il suo stesso corpo dai cecchini dell'Organizzazione.
Lei era soltanto una bambina che andava a scuola insieme a Conan per la ragazza , ma questa non aveva esitato a proteggerla anche a costo della sua vita.
Era una ragazza d'oro, e poteva capire benissimo il motivo percui Conan se ne era innamorato.
La scienziata guardò meglio la karateka: doveva aver pianto molto quella mattina.
Nel frattempo la ragazza aveva indossato le ciabatte e si era avvicinata a Conan.
« Scusa » mormorò appena guardando il pavimento mentre ricominciava a piangere.
Ma quello che accadde fu totalmente inaspettato da questa, che rimase a dir poco sorpresa: « No... » Il detective aveva assunto un espressione tremendamente seria « Sono io a scusarmi »
« Non hai fatto niente di male, sono io quello che per l'ennesima volta ti ha fatto soffrire » concluse amareggiato riferendosi alle lacrime che ancora solcavano gli occhi lucidi della karateka.
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Troubles《Detective Conan》
FanfictionSono passati 10 anni e Conan non può tornare più adulto: perciò ha inscenato la morte di Shinichi. Ma l'organizzazione è ancora a piede libero, nonostante non si sia fatta viva per anni. Ma tutto ad un tratto questa si farà risentire, e con lei molt...