5. she was looking for you

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«Quindi hai davvero perso il lavoro?» chiese Ross a Matty, che annuiva sconvolto facendo ondeggiare i suoi ricci mentre dondolava sulla sedia bianca dell'ikea a casa del suo amico.
«Ora non so che fare» gli confessò.
«Perché non provi a venire a scuola con me?»
«Ross la scuola non mi è piaciuta da ragazzo, figuriamoci se ora mi metto ad insegnare come te a ventisette anni, per di più storia! Una delle materie che odiavo di più»
In quel momento George, che aveva sentito tutto dalla doccia, fece il suo ingresso nella cucina indossando solo un'asciugamano per coprirsi.
«Perché non vieni con me a lavorare al bar? Potresti preparare i drink, tanto li conosci tutti, alcolizzato» gli propose, enfatizzando l'ultima parola.
«perché non mi piace»
«No Matty» intervenne Ross «la verità è che i drink li berresti tu» si diede il cinque con George al quale stava quasi per cadere l'asciugamano dalla vita.
«Molto spiritoso, ma non siete d'aiuto ragazzi»
Fu interrotto dal campanello della porta e Ross si alzò delicatamente, come suo solito, e aprì.
«Ciao Adam»
«Ciao Ross, George, Matty sei un coglione: che cavolo hai detto per farti licenziare?»
George e Ross scoppiarono a ridere, Hann-come lo chiamava Matty- era sempre pacato ma quando perdeva le staffe era esilarante.
«Niente! Non è colpa mia, è entrata Katrine, è stata lei a parlare con suo padre»
«Qualsiasi cosa sia successa hai scelto il giorno peggiore per farti licenziare: ho incontrato Roxanne nella gallery, parlava contro il muro e rideva, ti cercava»
«Cosa?!»
«Già, cercava proprio te piccolo Matty» lo risvegliò George ridendo e tirandogli le guance.
«Mi ha detto di dirti che stasera c'è un'altra festa, al Plectrum e la devi andare a prendere, alle 19.00 sotto casa sua»
Matty non fece nient'altro che sbuffare, non voleva essere l'autista di Roxanne, ma alla fine non poteva nemmeno lasciarla a piedi.
«Ragazzi voi venite?»
«Io ho un lavoro da proteggere» disse Hann alzando le mani guadagnandosi una cattiva occhiata da Matty, mentre Ross disse che si sarebbero ritrovati li.
«Anche io ho un lavoro da proteggere» rise George «peccato che io lavori lì»
«Adam scusami puoi ripetermi un secondo che faceva Roxanne nella galleria?» lo ignorò Matty.
«Parlava contro il muro. Perché? Lo sai era proprio bella oggi, aveva un cappello nero che le stava una meraviglia»

Guidare l'aveva sempre aiutato a riflettere. Stava pensando da quando aveva parlato con Adam alle sue parole. Aveva un cappello nero, come quello di quella ragazza, eppure era altrettanto certo che quella non potesse essere Roxanne. L'aveva vista di sfuggita la ragazza con il capello, e non aveva notato nulla del suo viso purtroppo, i suoi occhi però erano caduti sulle mani diafane adornate da un tatuaggio a fiore di loto. Matty frenò di colpo. Un tatuaggio come quello di Roxanne. Era lei, doveva essere lei.
Ma la voce, quella voce, ormai l'aveva imparata, gli era entrata nel cervello e continuava a sentirla, come se fosse il suo disco preferito. Quella voce, non era la voce di Roxanne. Non poteva.
Non aveva l'accento cockney.
Non era dolce e flebile come quella del muro, quasi spaventata. La voce di Roxanne era sicura, ferma, sensuale.
Non era Roxanne.

Non le avrebbe mai capite le donne. Era fortemente convinto, inoltre, che le donne non si capiscono nemmeno da sole. Perché dire: devo solo mettere le scarpe se poi avete bisogno di altri quarantatré minuti di tempo?
Matty stava ancora aspettando Roxanne sotto casa, che al quarantaquattresimo minuto si era degnata di scendere e aveva aperto la portiera dell'auto grigia di Matty.
«Hey»
«Hey, mi hanno detto che sei stato licenziato»
«Già»
«Sei un coglione»
«Già»
Roxanne scostò la sua treccia a spina di pesce dalla spalla sinistra alla destra e osservò Matty, alla sua destra, che guidava.
«Dobbiamo passare a prendere altri ragazzi» gli ordinò e lui non fece altro che seguire le sue indicazioni fino a quando giunsero davanti una casa bianca, non lontano dall'abitazione di Roxanne, la quale salutò tre ragazzi dal finestrino facendogli cenno di avvicinarsi.
Un ragazzo biondo entrò in auto salutandoli entrambi, seguito poi da una ragazza sempre bionda e da una mora.
«Matty»
«Edith! Ciao» le sorrise e riconobbe il ragazzo biondo, Edward, il fidanzato che chiese sospettosamente «Come vi conoscete voi due?»
«Mi ha prestato l'accendino ieri sera alla festa» spiegò Matty. Non era tutta la verità ma Edward lo inquietava, aveva già intuito che era uno di quei ragazzi estremamente gelosi dai quali è meglio stare alla larga, altrimenti ci rimetti tutte le duecentosei ossa del tuo gracile corpo, che non potrebbe mai competere con quello degno di un modello dell' Abercrombie.
«Comunque lei è Janet» si intromise Rox, presentandogli la bionda seduta compostamente sui sedili di pelle.
«Piacere» Matty incontrò i suoi occhi azzurri guardandoli nello specchietto retrovisore e pensò di non aver mai visto un viso tanto aggraziato quanto quello di Janet che gli sorrideva. Le sorrise a sua volta, distraendosi per pochi secondi dalla strada, i quali bastarono a Roxanne per urlare «Matty attento!» in modo da evitare di sbattere contro un cassonetto dell'immondizia.
Sapeva che era un pessimo autista ma era l'unico che non le avrebbe mai detto di no.

The sound. (THE1975)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora