III. Sbrigati che la carne inizia a bruciare

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Ho le braccia fasciate dai polsi al gomito. Osservo la cura, la perfezione con cui il dottor Nyman me le ha attorcigliate attorno. Mi vuole così bene il dottor Nyman, mi è sempre così vicino, è sempre così gentile, così affabile, nonostante non stia collaborando come dovrei. Mi dà tempo. Ma io non ho bisogno di tempo. Io voglio tornare indietro, a prima che cominciasse tutto, prima che lui mi facesse del male, prima che iniziasse ad uccidermi.
-Come è entrato, Nora?-
Akesson ha mandato tutti fuori e ora mi fissa con ansia e io ho l'ansia. Non batte le palpebre, sembra quasi non respirare, è dietro di me, misura la piccola stanza alle mie spalle, mentre seduta accarezzo la fasciatura.
-Come è entrato, Nora?- ripete.
-Non lo so.- dico in un sospiro. -Non lo so. Mi ha colpito, mi sono svegliata, ma mi sono riscoperta incredibilmente debole, non riuscivo a mettere a fuoco il suo viso. C'era solo l'ombra di lui che si muoveva a rallentatore. Era come se...-
-Come se?-
Akesson sa cosa intendo, e aspetta che lo faccia io. Ma resto zitta, con un groppo che mi chiude la gola, la atrofizza fino all'ultimo briciolo d'aria.
-Come se ti avesse drogato?- conclude lui. Io annuisco.
Akesson si ferma, esattamente dietro la mia schiena, poi si china sulla mia spalla lentamente, flemmatico. Le sue labbra sono vicinissime al mio orecchio. Il cuore pulsa spasmodico, assorda i timpani, fa tum tum, tum tum. Poi la sua voce lo blocca, lo mette in stand by, e sembra che resti immobile per minuti interi. Anche se so che non funziona così, perchè altrimenti morirei, altrimenti sarei già morta. Ora che penso, penso da morta. E no, non sono ancora morta. Ma è solo questione di tempo. Tempo, tempo, tempo. Non c'è tempo. Il suo sussurro mi paralizza i muscoli, le ossa e tutto quello che c'è tra i muscoli e le ossa.
-Lui sa cosa fai, sa dove sei, Nora. Sa addirittura cosa pensi. Sa come entrare e uscire dai luoghi chiusi e sorvegliati. Sa come vincere restando illeso. Sa dove trovarti, come e quando. Sa ogni cosa di te. Quindi, o è fottutissimo mago, o è qualcuno di cui ti fidi al punto tale da permetterti di ferirti.-
Deglutisco e poggio le braccia fasciate sul tavolo, e le ruoto su se stesse, analizzandone ogni singola porzione, immagino i tagli, le lacerazioni che deturpano la carne, immagino il mio sangue sul muro, immagino quanto poco me ne sia rimasto. Poi alzo lo sguardo verso di lui, quasi rassegnata, ho le ciglia bagnate, ma non piangerò.​
-Non succede sempre così?- domando con stanchezza -Non arriviamo sempre a fidarci di qualcuno al punto tale da permettergli di ferirci?-​

-Non abbiamo toccato niente, signore.-
Il poliziotto della Scientifica mi guarda con un che di disarmo. L'unica cosa che sono riuscito a pensare è stata quella di tornare sulla scena del mancato omicidio, nella stessa stanza in cui Nora ha rischiato di rimanere uccisa, lì dove la sua amica è stata macellata. Lascio saettare le iridi lungo le pareti, sporche di sangue, e poi giù, strisciando sul pavimento, fino ad allargarsi in macchia proprio al centro della stanza.
Elias mi si affianca, e restiamo ancorati alle assi di legno di quei pochi metri quadri bagnati di rosso denso e viscoso, che a non pensarci sembrerebbe pittura. Mi accosto alla grossa macchia di sangue.
-Madeline è stata uccisa qui. Esattamente qui. E Nora...-
Sollevo lo sguardo in cerca di un punto.
-Nora era nell'altra stanza, Akesson.- aggiunge Elias.
Annuisco e attraverso la soglia alla mia destra, che porta alla cucina. -Sì.-
-Ha detto che lui l'ha chiusa a chiave nel ripostiglio.-
Indico una porta malconcia da lontano e la raggiungiamo a falcate. Elias la apre ed entrambi notiamo quanto sia angusta e claustrofobica. -Nora ha detto di aver visto il sicario aggredire Madeline, evidentemente non si aspettava che ci fosse un'altra persona in casa. Quando l'uno si è accorto dell'altro, Nora è fuggita e lui l'ha rincorsa, tanto Madeline era già gravemente ferita, vista la quantità di sangue, avrà anche iniziato a tagliarle un arto da viva. Lui l'ha presa e l'ha colpita alla spalla con il coltello, poi si è acceso una sigaretta e l'ha spenta tra i seni per farle capire con chi aveva a che fare. Infine l'ha sollevata e chiusa qui dentro.-
Elias mi fissa. -E dopo?- domanda -Come è scappata?-
-Quando lui ha aperto la porta, Nora gli ha spruzzato un detergente negli occhi, poi ha corso.- Mi volto seguendo con gli occhi l'uscita della cucina, là dove siamo entrati poco fa. -E' scivolata su tutto quel sangue ed è scappata, prima che lui arrivasse.-
-Ha visto l'amica a pezzi.-
Scuoto piano il capo, provando ad immaginare lo shock, il trauma, la paura, l'orrore che prende all'improvviso e non ti lascia andare, quello che ti tiene accalappiato alla vita, quello che ti dice di correre, correre, correre, prima che sia troppo tardi. -No, Elias, è inesatto. Lei ha visto i pezzi dell'amica.-

Il sicario svedeseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora