Capitolo 11

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Pov's Marco.

Le nostre labbra si incontrarono un'altra volta, misi una mano dietro la sua schiena attirandola più vicina alla mia figura.
Ansimai più forte mentre lei iniziò a camminare all'indietro fino al muro.
Spostai la mano dalla schiena al suo fianco dandogli il permesso di sostenersi con le gambe sui miei fianchi, ma non lo fece.
Decisi di proseguire il bacio non dando conto al piccolo momento di pochi secondi fa.
Sento la sua mano salire lentamente fino al petto, per poi spingermi lontano da lei, mi staccai controvoglia da quel piccolo angolo di paradiso e passione per poi posare lo sguardo su Marta che mi osservava con occhi spalancati.
Aggrottai la fronte per quell'azione improvvisa e brusca, potevo ancora sentire il sapore di fragola delle sue labbra.
Oh, quelle labbra.
Erano gonfie e leggermente arrossate, rimasi a fissarle per un pò mentre istintivamente la mia mano si posò sulle mie labbra, avevo ancora un desiderio pazzesco di baciarla, ma non potevo farlo, in fin dei conti lei è la mia migliore amica e manager.
Sospirai confuso senza dire nulla, continuando a guardarla.
Un senso di tristezza mi pervase, perché io volevo Marta, ma tutto ciò non era possibile.

"Perché?" chiese con gli occhi pieni di disperazione, abbassando poi subito lo sguardo. "Perché fai così?" ripeté.

Oh lo sapevo il motivo. Sapevo che alla fine di tutto questo, sarebbe avvenuto.
Sarebbe venuto il momento in cui mi avrebbe chiesto il perché, era solo questione di tempo.

"Non lo so, devo...de-" cercai di inventarmi qualche scusa

"Stai solo zitto, ti prego." mi interruppe andando verso il divano. "Volevo solo parlare, solo quello." sospirò malinconica.

"Non sono stato solo io la causa del bacio." incominciai cercando una giustificazione plausibile, non volevo pensasse fosse solo uno sbaglio, ma dovevo farglielo credere, per il suo bene.

Rise di gusto, prima di girare la testa verso la televisione con uno sguardo perso.
"Ah! E quale altra causa ci sarebbe?" Sorrise falsamente.

Ci pensai.
"Il tuo fottutissimo rumore" sospirai tirando i capelli "Nemmeno c'era." risi amaramente camminando verso il divano.
Mi guardò di sfuggita e notando le mie azioni si ricompose mettendosi a sedere sul tappeto.

"Qualunque cosa sia, smettila." riprese facendomi contorcere lo stomaco.
Lei sapeva. Sapeva cosa stava succedendo, sapeva che da parte mia non era più amicizia.

Stupido, stupido Marco.

È la seconda volta che mi avvicino a lei più del dovuto e pretendo pure che lei non capisca.

Perché devo sempre rovinare tutto?! Perché?

"I-io penso che devo andare, ho delle cose da sbrigare." dissi a testa bassa

A quel punto si girò di scatto, gli occhi spalancati colmi di rabbia e delusione, la bocca chiusa e la mandibola contratta.
Era incazzata nera, come darle torto.

"Ma certo! Fai come se niente fosse successo, fai come se io fossi la tua amica ma allo stesso tempo una che puoi usare nei momenti utili!" Scattò alzandosi.
"Marco, non eri così prima, cosa c'è che non va in te?" domandò mentre indietreggiavo "Ti potrei aiutare, posso farlo." sorrise disperata.
Sembrava pazza, il suo sorriso metteva inquietudine.

"Marta non pens-"

"Sta zitto!" interruppe "Non puoi baciarmi quando ti va, anche se mi avessi baciato solo una volta o due, sono sempre io, la tua migliore amica, non una qualunque maledizione!"

Nella mia testa si ripetevano le stesse parole "fallo per lei, solo amici, nulla di più"
La guardai prendendo il giubbotto.

"Marta, non puoi semplicemente fare come se nulla fosse successo?" domandai dandole un bacio sulla guancia.

Mi guardò spaesata, la rabbia le fumava da ogni parte del corpo, si sentiva.
Prima che potesse dirmi qualcos'altro, mi precipitai fuori dalla casa, sentendo urlare Marta ancora una ultima volta.
Mi sono comportato da vero stronzo.

***

"È decisamente pazza." sospirai prendendo un ultimo boccone di pasta.
Davide era seduto di fronte a me, a differenza mia lui era preoccupato.

"Beh Marco, per colpa dei tuoi comportamenti è diventata così o mi sbaglio?" rispose seriamente con tono duro.

Lo guardai abbassando lo sguardo, aveva proprio ragione.

"Bene." disse per poi alzarsi e allontanarsi da me.
Lo guardai andare via, prima di sentire la porta principale sbattere con violenza.
Dovevo fare qualcosa, non potevo stare fermo a pensare.

Mi alzai velocemente, ero diretto verso lei, dovevo parlarle.
Presi di fretta il telefono, correndo subito dopo fuori casa.
Vidi una sagoma di fronte a me, il cappuccio copriva la sua faccia, il suo vestiario era completamente nero.
Aveva qualcosa in mano, ma non riuscivo ad identificare l'oggetto.

Percepii qualcosa farmi male la testa, un dolore acuto, l'azione si ripeté poche volte, urlai dal male, e da lì, buio totale.

Spazio autrice.

Ciao ragazzi!
Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto, se è così lasciate una stellina e per favore, un commento. Grazie a tutti quelli che lo faranno.

Scusate per eventuali errori ortografici.

Baci.

Lechia.

Xx

Le Nostre Parole In Circolo. Marco Mengoni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora