1. La maschera del male

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"Tutto ciò
che è fatto per amore
è sempre al di là
del bene e del male."
-Friedrich Nietzsche


Suor Elvira non ama ripetere ciò che dice, specialmente se è costretta a farlo per mancanza di attenzione o scarsa capacità di apprendimento. E secondo la sua opinione io sono provvista di entrambe le cose, per questa ragione merito di essere severamente punita.

Il convento di Estonville è un piccolo e sperduto centro di accoglienza per bambini orfani o con genitori troppo impegnati per occuparsi di loro. In questo caso, posso ritenermi fortunata nel sapere che sono qui perché mia madre e mio padre sono morti; gente meno fortunata di me è costretta a soggiornare in questo luogo cupo e tetro pur sapendo di avere una famiglia che vive tranquillamente la sua vita al di fuori di queste mura, e credo che sia una situazione ben peggiore. La consapevolezza di dover rinunciare a una vita serena è una tortura insopportabile per i miei gusti, e lo posso affermare senza doverlo provare sulla mia pelle ma semplicemente osservando gli altri.

"Nicla, figlia del demonio!"
Con la schiena ancora piegata mi limito ad alzare la testa verso la suora, che a passo di carica si avvicina a me.

'Il vero demonio sei tu. Un demonio travestito da suora', penso mentre smetto di strofinare il pavimento.

"Sei una ragazzina viziata ed egoista! Ti abbiamo cresciuta come una figlia qui e questo è il tuo ringraziamento. Non solo mi fai arrabbiare, ma oltretutto ti ostini a non svolgere il compito che ti è stato assegnato!" Mentre parla sputa e mi fissa con quegli occhietti minuscoli e infossati, privi di qualsiasi sentimento d'amore.

"Avanti, alzati!" Urla e mi strattona, spingendomi con vigore. "Dammi la mano."

So cosa vuole farmi. Lo so fin troppo bene ormai. Non ho più nulla da perdere a questo punto, tanto vale rischiare. "Signora, non capisco cosa io abbia sbagliato. Stavo strofinando le piastrelle, una per una, come voi stessa mi avete ordinato." La mia voce suona flebile e lontana, ma vorrei tanto che sembrasse più sicura.

Lei inarca un sopracciglio, e con un gesto veloce e inaspettato della mano mi colpisce il viso. Forte. Cado a terra.
"Stai forse insinuando che sono stupida? Credi forse che non ti abbia visto? Hai smesso di lavorare per due minuti, come osi anche solo provare a rispondermi!" La sua voce mi dà così fastidio ai timpani che vorrei coprirmi le orecchie con le mani.

"M-mi dispiace." Tento di rialzarmi ma non ho più forze.

"Dovresti sapere che comportandoti così non fai altro che peggiorare la situazione. Lo sai dove vanno le persone come te, sì?" Il suo sguardo crudele è subito accompagnato da un sorriso maligno. "Nelle profondità dell'inferno." Ringhia con disprezzo e mi rivolge un'occhiata schifata.

Rabbrividisco per il suo tono di voce, ma poi riflettendoci capisco che non ho nulla da temere... perché io l'inferno lo conosco già.

***

"Nicla, è ora di pranzo." Sento bisbigliare al mio orecchio. Mi volto e incontro gli occhi dolci e vispi di Kora -la mia compagna di vita-, che mi fissano preoccupati. "Che ti è successo?"

"Nulla." Rispondo coprendomi in fretta le ginocchia sbucciate. "Su andiamo, sto morendo di fame." Poggio una mano sulla sua schiena e la spingo delicatamente verso la porta. Spero che non faccia altre domande.

"Oggi è il compleanno di Suor Rosemarie, perciò a pranzo ci saranno le lasagne!" Esclama lei felice, mentre io emetto un sospiro di sollievo.

"Cominciavo ad averne abbastanza di quella minestra di porri." Commento alzando gli occhi al cielo. La notizia mi rende subito di buon umore, non capita spesso di fare dei pranzi decenti qua dentro.

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