Capitolo 1.

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...You can crush my candy cane but you'll never catch me cry...

Credo sia stata una pessima idea quella di impostare una delle mie canzoni preferite come sveglia, perché ora come ora farei volentieri volare la sveglia giù dalla finestra. Senza paracadute, sia chiaro.
È ora di alzarsi, ma penso ingenuamente di poter rimanere sotto le coperte per un tempo indeterminato, o almeno fino a quando la voce della mia adorata madre non si faccia strada tra gli scalini, per arrivare al mio piumone.
Fortunatamente devo preparare solo la parte del mio corpo che va dall'ombelico in su; non che io sia paralizzata o altro, solo che ho la """fortuna""" di poter frequentare dei corsi di specializzazione online.
Tramite webcam, infatti, si vede solo la parte superiore del corpo quindi posso tenere i pantaloni del pigiama (#finalmenteunagioia).
Guardo la sveglia e mi prende un tuffo al cuore, leggo nitidamente la scritta "7:45", quindi questo presuppone che io debba essere pronta tra meno di un quarto d'ora.
So iniziare sempre la giornata con il piede giusto. O almeno questo è quello che cerco di pensare ogni santissimo giorno.
Mi scaravento in cucina creando una dimensione spazio temporale da quanto sono di fretta, strappo l'involucro di una brioche confezionata (integrale, mi raccomando, che fa anche più schifo) e la mangio cercando di darmi un contegno da donna di mondo, che va a farsi benedire quando i miei genitori cominciano a farmi domande alla velocità di 394 al minuto. Ottimo tempismo New Einstein, consideratevi fortunati che non sono ancora uscita di testa completamente e non mi sia messa a cantare inni natalizi mentre faccio zampillare il vostro sangue da una fontanella in giardino, opportunamente costruita last minute.
-"Tra pochi minuti devo andare a lezione, non possiamo rimandare le nostre conversazioni a un tempo non ancora stabilito? Ve ne sarei eternamente grata."-
-"..."
-"Ho capito, vi voglio bene anche io...a dopo! se mi cercate sapete dove trovarmi eh."-
Corro nel bagno e cerco di dare uno stato presentabile alla mia faccia, che sembra appena sopravvissuta ad un incontro ravvicinato con un branco di Gnu che mi hanno appena investita.
Una lavata veloce (ma accurata, tranquilli) e una scelta (alla cieca) di una maglietta e di una felpa che non faccia diventare ciechi chi guarda l'insieme fanno concludere la corsa affannosa.
Ahh la routine quotidiana, così meravigliosa. Ti rimette in sesto, non c'è altro da dire.
Apro il portatile e mi collego con il mio insegnante privato, con il quale passo le mie tre ore (mattutine, sigh) consuete.
Prima della fine dell'ultima ora di lezione, mi cade l'occhio su un annuario scolastico datato "2013/2014", faccio per aprirlo ma il mio insegnante mi richiama alla concentrazione.
-"Se preferisci finire un po' prima non c'è problema, mi basta solo che durante le lezioni tu sia concentrata, va bene?"-
-"Si si, grazie e scusi ancora."-
"-Di nulla, ricordati della lezione di Biologia nel pomeriggio, mi raccomando!"-
-"Va bene, arrivederci."-
Prendo in mano l'annuario e lo sfoglio delicatamente, fino ad arrivare nelle pagine degli alunni del quarto anno: scorro con gli occhi tutti i nomi, fino ad arrivare al mio.
Addirittura è stato scritto in modo diverso da quello degli altri, più piccolo ed insignificante, come se il nome rappresentasse una persona anch'essa piccola ed insignificante.
La foto è salvabile, ma è il nome che in realtà mi ha ferita, "Melanie Lucks"
deve per forza essere qualcuno di terribilmente noioso, o timido. La gente deve aver pensato questo guardando l'annuario celeste, che rappresentava i grandi campioni sportivi della scuola in gigantografie, che prendevano una pagina cadauna. Mentre le persone "normali" erano costrette a vivere costantemente all'ombra dei successi dei loro compagni popolari.
Spero si siano dati una regolata.
***
È quasi divertente raccontare come abbia lasciato il liceo. Quasi.
Ero la classica persona trasparente: mai stata invitata alle feste, mai invitata ad un ballo...Mai.Mai.Mai.
Anche i professori stentavano a ricordare come mi chiamassi, per non parlare dei miei compagni di classe, che avevano imparato a far finta che non ci fossi.
Timida a livelli astronomici, avevo una sola amica, Odette, se ne andò dopo tre mesi dalla scuola perché le bullette della scuola l'avevano presa di mira fin dall'inizio per via del suo accento particolare.
Smisi di frequentare anche io quando mi resi conto che era diventata quasi una sofferenza fisica andare in una scuola dove a malapena il mio nome era presente sul registro di classe.
E fu così che cominciai a frequentare le lezioni online; mi diplomai (sempre online) e avevo appena cominciato un corso che sostituiva il college con un professore molto tranquillo e gentile (Mr. Patrick), che mi faceva a sentire sempre a mio agio nonostante diverse volte facessi scena muta.
E poi SBADABAMMMM
Ci trasferimmo in una città a me sconosciuta ma della quale avevo sentito vagamente parlare per alcuni casi particolari e irrisolti.
Ci siamo trasferiti a Beacon Hills.
Buona fortuna a me, a questo punto.

Angolo Autrice:
Spero che la storia vi piaccia ragazzi c: Btw nella storia metterò TUTTI i personaggi di Teen Wolf (anche quelli che sono morti, resusciteranno evviva), quindi SPOILER: gente come Allison oppure Aiden (il gemello figo c:) non sono morti ma sono tutti vivi felici e contenti (più o meno).
Le ship sono quelle che sono, spero di poter soddisfare un po' tutti, anche se sarà impossibile -.-
Bisous
Ps: ho deciso di aggiungere delle frasi ad inizio capitolo (tranne qui che indica la canzone della sveglia).

And Every Day I Miss You ||Derek Hale||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora