I.Dichiaro guerra alle sveglie parlanti.

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Il primo pensiero di Alice?
<<Vai a Helheim stupida sveglia del caspio!>>
Forse non era il pensiero più nobile che una protagonista avrebbe potuto fare all'inizio della propria storia.
Ma Alice non era lo stereotipo dell'eroina.
Era una fangirl.
E non una comune;era una fangirl coi fiocchi da quando aveva due anni.
Nel corso dei suoi quattordici anni di vita era stata per il 50% del tempo a leggere e l'altra metà del tempo a vivere cercando di avere una vita sociale felice ma al contempo coltivare il suo sogno:starsene nel letto a leggere.
Ci sono alcune fangirl che odiano tutto e tutti,tranne i loro libri, che leggono per avere un posto in cui rifugiarsi.
Alice,invece,leggeva per viaggiare in mondi sempre nuovi e scappare quando il suo mondo era troppo buio per lei.
<<Invece di quel suono odioso che popola i miei incubi non potresti parlare con la voce di mia nonna?>>mugugnò la ragazza assonnata rivolta alla sveglia muta.
La nonna di Alice era una londinese nata agli inizi degli anni '30.
O almeno lo era.
Era morta per un soffocamento dovuto alle crisi d'asma di cui soffriva dalla nascita.
Eppure,anche nel periodo in cui le crisi erano più frequenti,leggeva sempre con voce a volte roca alla sua unica nipotina.
Alice era sempre stata affascinata dai libri,tant'è che aveva iniziato a leggere all'età di soli tre anni e mezzo.
Alzati.
No.....
Alzati!
No...
Era questo io dialogo che Alice formulava silenziosamente.
<<Alzati>>
<<No!>>
"Aspetta,chi...?!"
All'improvviso la voce da contralto della nonna materna era risuonata flebilmente ma decisa nella stanza.
Se un attimo prima Alice era semi-addormentata,ancora in quel torpore primordiale,l'attimo dopo era scattata a sedere in una strana posizione scomposta.
Pensate che le ragazze si sveglino come le principesse?
Bhe,no....
Alice era irritata da quelle ragazze che si facevano foto truccate,pettinate e con il seno esposto scrivendo"sciaoo mndo!Apna svglia!XOXO XD!".
"Ma dico..."pensava la ragazza"dormite da Kiko?!".
Gli occhi giallo-arancioni erano ridotti a due fessure cispose che scrutavano la stanza attentamente,per quanto un'Alice selvatica potesse fare da appena sveglia.
Sulle guance campeggiavano evidenti le pieghe del lenzuolo bianco e del copriletto a motivo Doni della Morte nero.
I capelli biondo cenere normalmente pettinati in una cipolla(ehi,non so come lo chiamiate voi😂)disordinata fermati da una matita,erano una massa informe con qualche caramella impigliata dentro.
Ecco cosa ti ritrovi fra i capelli se vai da vai da Cal di sera!
Cal,abbreviazione di Calcifer,era il suo migliore amico da circa dieci anni.
Si erano conosciuti quando lui le aveva tirato una pallonata all'asilo.
Dopo due anni passati a tirarsi i capelli,si erano avvicinati per la stessa passione per la lettura.
E poi,dopo qualche mese erano diventati inseparabili.
Calcifer aveva i capelli ramati tagliati,o meglio non tagliati,fino alle spalle,rasati ai lati,che di solito legava in una codina di uno o due centimetri sulla testa.
Gli occhi erano neri come due carboncini,strani per un ragazzo con origini tipicamente inglesi ma,ehy,chi era Alice per criticare?
Sembrava un gatto con quegli occhi ed era più strana lei,dei due.
La cosa che Alice adorava di più di Calcifer era la sua faccia.
Nonostante i colori le ricordassero più un sudamericano,con la sua perenne abbronzatura degna di un figlio di Apollo,aveva dei lineamenti elfici e le orecchie a punta con due o tre piercing.
In pratica era un elfo messicano,"come Leo"pensava a volte Aice,ma il carattere assomigliava al Warlock di shadowhunters.
<<Alzati,briocheina>>
La voce era così familiare che fece venire le lacrime agli occhi alla ragazza.
<<Parli...a me?>>chiese incerta.
<<No....l'armadio è molto più interessante come soggetto>>constatò la sveglia sarcastica.
"La sveglia?!"
Te lo sogni,non può essere lei.
"Ma...ma ..."
Alice prese la sveglia tra le mani e chiese<<Ci sei ancora?>>
Iniziando a vibrare la sveglia rispose<<Certo che...>>
<<AHH!!!>>urlò Alice interrompendola e scagliandola contro il muro.
Quando Alice pensò"Potrebbe essersi fatta male!"si avvicinò lentamente,come se fosse un oggetto radioattivo,alla sveglia rossa.
"Le sveglie si fanno male?" si chiese prima di parlare.
<<Ci sei?>>
Nessuna risposta.
Oh perfetto!Hai ucciso la sveglia.
<<Va bene....è solo un'allucinazione da stress dovuto al fatto che tra dieci giorni farò la prima superiore.Alice,rilassati>>
Non era la prima volta che Alice parlava con oggetti ma le altre volte sembrava che gli oggetti vibrassero facendo intuire una risposta,anche se Alice era certa di essersi immaginata anche quello.
Questa volta invece la sveglia aveva proprio parlato.
"Oh miei dei!"pensò Alice tramutando la propria faccia in un espressione di puro terrore"Non mi sono ancora preparata!!"
Quel giorno,proprio nel giorno del suo compleanno doveva accadere,Alice avrebbe dovuto rivedere dopo due anni i suoi unici zii,che si erano presentati al funerale della nonna,ultimo incontro appunto,solo per obbligo dell'etichetta,e suo cugino Jasper.
Jasper assomigliava come carattere al DeWinter descritto in Magisterium.
Alice sospettava che nel personaggio ci fosse del buono tanto quanto c'era del marcio in suo cugino.
Di solito Alice vedeva del bene in tutto,più o meno,ma a quanto pare Jasper non ne aveva.
Era biondo come Alice ma la somiglianza finiva lí.
Portava dei costosissimi RayBan da vista sottili che lo facevano assomigliare a Jason.
"Solo che poi quel pive apre bocca e la somiglianza sparisce"si disse risentita Alice.
Il viso di Jasper Lovegood era alquanto ordinario.
Labbra sottili.
Ciglia lunghe.
Occhi verde vomito,a parere della cugina.
Non che non le piacessero gli occhi verdi,anzi,ma Jasper sapeva attorniarsi di un'aurea che lo rendeva brutto agli occhi della ragazza.
Insomma Jasper era il tipico ragazzo figlio di papà che si cacciava nei guai con l'alcool,che non studiava ma passava gli esami della scuola privata,perché il signorino andava in una scuola nella quale si pagava così tanto che i figli erano sempre promossi,e che pensava solo al sesso,ai videogame e a spassarsela.
Praticamente l'esatto contrario di ciò che piaceva a Alice.
Se le avessero chiesto di fare una lista di ciò che odiava nei ragazzi avrebbe scritto il nome del cugino.
Mentre pensava disgustata a Jasper,Alice aveva inforcato il suo vestito più bello,scelto perché le ricordava troppo quelli che indossavano gli dei nella mitologia greca, aveva infilato due orecchini d'oro a forma di civetta e due braccialetti dorati,e le sue scarpe alla schiava che la rendevano una specie di Atena tascabile.
Non essendo la protagonista della bella addormentata,andò a lavarsi i denti,la faccia e a pettinarsi.
Dopo aver raccattato una borsa decente e averci infilato il libro che stava leggendo e qualche oggetto non identificato salvato dalle grinfie della polvere sotto al letto,iniziò a scendere,alla velocità consentita dalla situazione simile al post-mortem versione ore piccole,il post-dormen.
In cucina l'aspettavano i genitori.
La madre,Jane si chiamava,era una donna rigida ma che sapeva essere anche pazza,in senso buono,a volte e stava spiluccando una fetta di pane integrale.
I capelli castano chiaro tagliati in un ordinato caschetto erano come al solito piastrati alla perfezione.
Gli occhi anch'essi castani schizzarono nella direzione di Alice e si socchiusero insieme alla bocca come per fare un unico e grande sorriso.
Il padre invece,che ad Alice ricordava Frederick Chase,aveva i capelli biondo cenere,normalmente sparati in tutte le direzioni, impomatati all'indietro.
Se sugli altri uomini il gel faceva effetto il-mio-gatto-mi-ha-leccato,sui capelli ribelli di Jhonatan facevano un favoloso effetto ciuffo Elvis.
Gli occhi leggermente a palla che erano perennemente accesi da una luce di gioia o fantasia,a seconda dei momenti,gli davano proprio l'aria da sognatore.
L'uomo fu richiamato alla realtà da una leggera e affettuosa gomitata della moglie.
Sembravano un pò Atena e Frederick effettivamente.
<<uh....oh,ciao Alice!>>le sorrise il padre.
Spesso i personaggi dei libri avevano genitori defunti o malvagi mentre ad Alice erano capitati dei genitori che le volevano bene e la incoraggiavano in tutte le sue scelte.
O meglio....quasi....
Non avevano mai accettato il fatto che Alice fosse una fangirl.
Una volta addirittura avevano bruciato il libro di Harry Potter che la nonna le stava leggendo prima di andare a dormire.
"Ma insomma"pensava a volte la ragazza"capisco che abbiano paura che io non abbia una vita sociale o che
trascuri lo studio,ma mi sembrano un pò esagerati!Tutti i genitori cercano di far leggere i propri figli e io non posso neppure avvicinarmici,ai libri!"
Per questo negli anni Alice si era ricavata i suoi spazi:aveva creato con la nonna,durante una settimana di assenza dei due genitori,uno scaffale collegato alla biblioteca che aveva il muro della casa dei Lovegood in comune.
La bibliotecaria,che era una grande amica della nonna e di Alice,aveva dato loro il permesso di prendere tutti i libri che la bambina voleva,purché li avesse poi restituiti.
Più che una vera e propria libreria era una porta nascosta da un armadio che portava direttamente al magazzino dell'edificio adiacente.
Quando voleva,Alice entrava nell'armadio e apriva la porticina.
Molto stile Narnia insomma.
Anche se non era sua,Alice considerava il magazzino la sua libreria personale.
<<Cosa vuoi,tesoro?>>le chiese dolcemente sua madre.
<<Mmhh...ce li abbiamo ancora quei biscotti francesi?I....>>
<<Macarons>>
<<esatto!>>concluse Alice infilando la testa nella dispensa per cercare la scatolina di Macarons<<Alice potresti farmi...farci una favore?>>iniziò sua madre.
"Oh no...di nuovo questa storia"sbuffò Alice.
Ogni volta che i fratelli Lovegood si incontravano,Jasper e lei,ovviamente,litigavano.
Gli zii si ostinavano a dire che era sempre Alice ad iniziare quando invece era Jasper a darle della "donna in cerca di cazzo"per poi fare la faccia da cucciolo.
All'inizio Alice si era arrabbiata moltissimo.
Era disgustata e indignata.
Poi dopo le prime sette volte si era resa conto che l'opinione del cugino le importava quanto quella di un pulviscolo di capelli sporchi che si trovano nelle docce pubbliche,così si limitava a mettere le cuffie ed ignorarlo.
Solo che Jasper si lamentava comunque e i due padri litigavano mentre le madri si guardavano in cagnesco.
<<Mamma sai che non posso neppure pensare a non mandare Jasper a quel paese almeno una volta!>>disse Alice alzando gli occhi al cielo.
<<Almeno uccidilo dopo,così lui non si lamenta e io e Vernon non litighiamo>>borbottó divertito Jhonatan.
<<Jhonny!>>strillò la signora Lovegood cercando di non far capire che si stava trattenendo per non ridere.
Non si poteva dire che Jane non avesse senso dell'umorismo ma a volte doveva nasconderlo per "dare il buon esempio".
Parole sue.
<<Sentite....ci proverò okay?>>asserì dolce la figlia.
<<Okay>>disse Jane baciandola.
"Colpa-delle-Stelle-mode on!"pensò divertita Alice.
Dopo qualche minuto Jane disse con un sospiro sconsolato
<<Sarà un lungo viaggio...>>
<<è solo un ora>>
<<....quindi mettiamoci in macchina>>continuò ignorando l'interruzione del marito.
Quando furono tutti e tre in macchina, Jhonatan accese il motore e inziò a fare manovra.
<<Mi ricordate perché ci dobbiamo incontrare?>>
<<perché è il tuo compleanno,Alice>>
<<a maggior ragione:possiamo non vederli?>>chiese Alice supplichevole alla madre.
Al coro di sguardi supplichevoli si aggiunse anche quello del padre.
<<Ehm.....>>iniziò la donna.
"Sta per cedere!!!"
<<...No>>concluse la madre.
Grrrr
"Già.Grrrr!"
Per scampare a eventuali raccomandazioni su Jasper,Alice si mise le cuffiette con sopra la scritta"IV" che simboleggiava il distretto preferito.
Durante quegli anni la macchina era diventata così familiare e cara alla ragazza,che fino ai dieci anni,quando non riusciva a dormire,andava in garage e si accoccolava sui sedili della piccola Fiat 500.
Una macchina italiana,che di solito era surclassata dalle numerose spider che la guardavano con i fari che sembravano contorti in un'espressione malevola.
Alice le era così attaccata perché la madre viaggiava molto e a volte si portava dietro la figlioletta quando era ancora piccola.
Ad Alice era spesso capitato di addormentarsi nell'auto e svegliarsi con il sedile reclinato.
Solo che la mamma sosteneva di essersi fermata un attimo,a volte per fare benzina a volte in un autogrill,e al ritorno di aver trovato il sedile abbassato.
Era come se la macchina volesse accudire la piccola Alice.

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