Mi chiamo Anna.
Sono nata il 19 novembre 2001 nell'ospedale di Ponte S. Pietro, a Bergamo.
Fino all'età di tre anni ho vissuto con la mia famiglia composta da mia madre Cinzia, mio padre Giuseppe, mia sorella Desiree, mio nonno Bruno e mio zio Paolo a Calusco D'Adda, dopodiché a causa di vari problemi famigliari, che onestamente, per la mia giovane età, non ricordo, io e mia sorella fummo portate in comunità, dove restammo per circa un anno prima di essere portate in affido nelle nostre attuali famiglie.
La mia di origine fu presa seriamente in considerazione dal tribunale per i minori di Brescia.
Inizialmente tutta questa situazione non la capivo, semplicemente l'accettavo e speravo di poter tornare a vivere con la mia mamma, un giorno.
Quando ero una bambina, avevo la passione per le principesse, e speravo che il mio rientro a casa, avvenisse con una carrozza, magari rosa. Poi sono cresciuta e ho capito che le cose stavano cambiando.
Dopo circa un anno in questa situazione, i problemi sembrarono migliorare, e si stava ipotizzando di far tornare me e mia sorella a casa, ma successe il peggio, l'imprevedibile: i miei genitori si lasciarono.
E dall'ora non vidi più mio padre. Oggi sono nove anni.
Ricordo perfettamente il giorno in cui venni a conoscenza dei fatti. Era nel periodo pasquale, e all'appuntamento per rivedere i miei genitori avevo dei lavoretti fatti alla scuola materna. Rammento l'assistente sociale dirmi di divedere i regali, mentre mi raccontava l'accaduto.
Volevo spiegazioni. Volevo il mio papà. Decisi di chiamarlo un'ultima volta, ma la conversazione non fu come mi aspettavo. Ci salutammo solamente e la chiamata terminò. Ero triste, arrabbiata. Non capivo, ero piccola.
Poco tempo dopo rividi mia madre, fidanzata con un altro uomo, Diego, con il quale ebbe poi un'altra bambina, la mia sorellastra: Brenda.
Prima impressione? Sembrava un buon padre, sapevo che non avrebbe mai sostituito il mio, ma lo accettavo, non sapendo ancora che fosse stato lui a rovinare tutta la nostra famiglia. Col tempo imparai a conoscerlo meglio, e a capire che di buono aveva gran poco, se non nulla.
Cambiai giudizio. Non mi piaceva, assolutamente. Stava solamente complicando la situazione, e mia sorella condivideva i miei stessi pensieri.
Provammo a parlarne con mamma, ma non voleva darci ascolto, nonostante fossimo figlie sue.
Iniziò così un brutto periodo, per tutti. Per mamma che ci rivoleva a casa e che ci diceva di dire agli assistenti sociali di dire che volevamo tornare a casa, come se questo avrebbe potuto sistemare le cose. Per me e mia sorella che, invece, non volevano più avere a che fare con la donna che ci ha messe al mondo.
Ci fu la prima sentenza dal giudice, quando ormai avevo dieci anni e ne erano passati sei da quando ero in affido.
Cosa dissi al giudice? Veramente poco. Era la mia prima esperienza, e non sapendo come funzionassero le cose, cosa sarebbe successo dopo, non dissi quasi nulla. Avevo paura delle conseguenze. L'unica cosa che riuscii a dire fu che non volevo più Diego nei dintorni, nemmeno nelle chiamate con mia mamma. Era troppo invadente e lui in questa situazione non c'entrava niente e doveva rimanerne fuori. Ma questo non servì a cambiare le cose. Prima della mia seconda udienza, tutto peggiorò ulteriormente, e questa volta davanti al giudice mi feci coraggio a dire tutte le cose come stavano, e lo stesso fece Desy.
Questa volta, fummo ascoltate e fu decretato che Diego doveva starci alla larga. Le conseguenze? Io e mia sorella fummo continuamente tormentate per ciò che avevamo detto. Tutti i giorni ci arrivavano chiamate. Eravamo quasi pentite.
Alla nostra ultima udienza, però, abbiamo avuto lo stesso coraggio di dire la verità e quello che volevamo, e ancora una volta, vincemmo noi.
Nel frattempo, avevo una vita normale nella mia nuova famiglia, con mamma Tiziana, suo marito Andrea e loro figlia Caterina: andavo a scuola, praticavo uno sport e ben presto iniziai a suonare anche uno strumento.
Oggi le cose, grazie al cielo, stanno cambiando, in modo assolutamente positivo. Cinzia sembra una donna diversa, e sta lottando per me e le mie sorelle, Diego pure.
Si sta salvando quel rapporto che credevo sarebbe andato perso per sempre. Chissà, magari in un lontano futuro, saremo insieme, a recuperare il tempo perso.
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Chi sono io?
Non-Fiction"Chi sono io?" Mi è da sempre sembrata una domanda abbastanza semplice e scontata, ma riflettendoci ora che sono nella fase più complicata della mia vita, capisco che non è così. Ho cercato, quindi, di concentrarmi il più possibile su me stessa e di...