Cosa ne penso della società in cui vivo?
Siamo la società in cui se sei su un autobus e ci sono due posti, uno isolato e uno accanto ad un'altra persona, ti metti in quello da solo, con due cuffie nelle orecchie.
La società in cui contano di più i "mi piace" su Facebook che le relazioni vere.
La società in cui l'affetto che provi per una persona è dimostrato in base a come l'hai salvata in rubrica, o da quanti cuori mandi nei messaggi.
La società in cui basta che uno sia diverso, anche nel più piccolo particolare, per essere attaccato e deriso.
La società in cui più sei stronzo, più sei figo.
La società dei falsi moralisti, dei ruffiani, delle foto e delle amicizie-flash.
La società che urla aiuto, ma si zittisce da sola con le proprie azioni.
La società che discrimina quelli che non la pensano come te, e che poi ti ricorda che siamo tutti liberi.
La società in cui se insulti sei meglio. Quella delle bestemmie, delle false promesse, dei "ti amo" lasciati al vento.
Delle ragazze con tre kg di trucco e di quelli che dicono "siete belle anche così".
Di chi cerca la ragazza seria e poi va con la prima che passa. Che ama per gioco, per noia.
La società dei messaggi da far venire il diabete, tra persone che si vomitano le peggiori cattiverie alle spalle. Delle doppie facce e dei lunatici.
Dell'autolesionismo e dell'alcool.
Dei tredicenni che fumano e dei sedicenni che muoiono per overdose.
La società che ti dice di distinguerti dalla massa, e che ha individui tutti uguali.
Dove parliamo tanto e agiamo poco.
Dove la gente parla per dare fiato alla bocca, e non sa.
La società che tutto sommato ignora la realtà.
Siamo la società più avanzata, che sta arretrando sempre di più.
La società che si dispera per uno schermo del cellulare rotto, e che quando distrugge il prossimo nemmeno se ne accorge.
Viviamo in un mondo in cui per fare amicizia basta fare un "click". Comunichiamo attraverso telefonini e social network colorati che ci fanno sentire vicini.
Ci illudiamo di non essere soli, perché qualcuno ci sta scrivendo su whatsapp, ma in realtà siamo soli, lo siamo continuamente, ma non ce ne accorgiamo, perché nel ventunesimo secolo crediamo che la solitudine sia sbloccare lo schermo e non trovare notifiche.
Ma perché non ci rendiamo conto dello schifo in cui viviamo e iniziamo a cambiare, per noi e per gli altri?
Perché non possiamo essere felici, come è giusto che sia, tra di noi, come nell'età preistorica in cui tutti collaboravano e si aiutavano a vicenda?
In questa società ognuno pensa solamente alla propria persona, alla propria immagine per essere apprezzato, quando basterebbero piccoli gesti per far star bene gli altri.
Basterebbe un semplice "grazie", o "hai bisogno di aiuto?" E tutto si sistemerebbe.
I genitori non hanno idea di cosa voglia dire essere teenagers in questa generazione.
È tutto così difficile. La nostra è una lotta continua, per non essere uccisi dalle critiche, dalle persone false. Tutti pensano che la nostra sia l'età più bella della vita...quante stronzate! Abbiamo la guerra negli occhi e l'anima nera, e tutto questo è anche colpa della società in cui viviamo, che non riesce a capirci, così noi preferiamo stare zitti, piuttosto che urlare e non essere capiti.
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Chi sono io?
Non-Fiction"Chi sono io?" Mi è da sempre sembrata una domanda abbastanza semplice e scontata, ma riflettendoci ora che sono nella fase più complicata della mia vita, capisco che non è così. Ho cercato, quindi, di concentrarmi il più possibile su me stessa e di...