CAPITOLO 11 || le proposte

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Verso sera, il cielo si colorò di un indaco dalle sfumature rosee.

- Lo sai che in verità la luna non è fatta di formaggio. - disse Ettore affacciato alla finestra a godersi il paesaggio serale.

Giacomo alzò gli occhi dal libro che stava leggendo guardandolo storto, dato che non era la prima volta che veniva interrotto da un'intervento stupido del fratellino. Stava leggendo il suo romanzo preferito: Harry Potter e l'ordine della fenice.

- Cosa stai leggendo? - Ettore si staccò dalla finestra e si diresse verso di lui.

- Niente se continui a interrompermi! - sbottò il ragazzo chiudendo violentemente il libro. A quella mossa brusca, Schrödinger, che era beatamente accoccolata ai piedi del letto, fece un balzo scappando a rintanarsi sotto il letto di Billy Catrame.

- Non è ora che tu vada a dormire? - sbuffò lievemente Jack.

- Ma non ho sonno! - si lamentò il bambino con la sua fastidiosissima vocina acuta.

- Non m'interessa, Lucrezia ha detto che a letto ci devi andare alle otto. - Giacomo appoggiò il libro sul comodino e si alzò dal letto.

- Perché non la chiami mamma? - chiese Ettore.

- Perché... Beh, perché non è mia mamma. - Giacomo bofonchiò le ultime parole.

Ettore sembrò incupirsi; prese il suo coniglietto trasandato color crema e uscì dalla stanza per andare a prepararsi per la notte e anche Giacomo seguì il suo esempio.

Non appena finito di lavarsi i denti, Ettore sembrò sul punto di cedere, e non appena si sdraiò sul letto, si addormentò.

Jack decise di continuare a leggere aspettando il ritorno dei genitori, che non avrebbero fatto tardi.

Si sentì un forte rumore seguito da un altro e un altro ancora; sembravano provenire dalla cucina. Giacomo chiuse il libro e si avvicinò alle scale; poteva essere un ladro...

nell'oscurità vide una figura umana che rovistava tra le mensole e le ante della cucina. Jack scese le scale il più silenziosamente possibile; la figura aveva preso un pacchetto di patatine al formaggio e aveva iniziato a mangiarle riempiendosi la bocca.

Giacomo fece dei passi in avanti per poter identificare la figura. Era Toby. Il ragazzo si girò proprio in quel momento; portava un cerotto quadrato sull'angolo sinistro della bocca e i suoi occhi scintillavano di arancione per via degli occhialoni che indossava.

- Meglio dei topi morti. - aveva detto con ancora la bocca piena di patatine.

Il tavolo della cucina divideva i due ragazzi. Jack lo guardava perplesso, non riusciva a realizzare se quello era un sogno o la realtà.

Toby appoggiò il sacchetto sul tavolo e si pulì le labbra sporche di briciole con la manica.

- Senti Giacomo, sono qui per farti una proposta. - disse sporgendosi verso il ragazzo.

Jack fece un passo indietro, ma non era spaventato, semplicemente diffidente.

- Non voglio sentire le tue stupide proposte. - annunciò poi incrociando le braccia.

Toby si ritrasse sbuffando.

- Sto cercando di aiutarti, idiota! Se mi darai retta, ti salverai la vita. - asserì.

Giacomo s'incuriosì, ma cercò di non darlo a vedere.

- Di cosa stai parlando? - chiese.

Il ragazzo con le accette sogghignò.

il viaggio dei Proxy in EuropaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora