CAPITOLO 7 || la situazione peggiora

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Un uomo dai capelli neri oliati e il volto celato sotto una maschera bianca dai tratti degli occhi e della bocca marcati di nero, camminava nel cuore della notte nel parco vicino alla Base; era seguito da un'altro individuo: Toby.

- Forza Toby, aiutami, il corpo non può stare qui a lungo. - aveva detto l'uomo avvicinatosi ad un fosso.

C'era poca luce in quel punto e l'odore di cadavere si espandeva nell'aria. Quando anche Toby arrivò, fu la prima cosa che fece notare.

- Che schifo! Da quanto è morta? - chiese tappandosi il naso già coperto dalla stoffa della sua maschera.

- Due settimane all'incirca. - rispose il compagno. - Ma adesso aiutami. -

L'uomo scese nel fosso e sollevò per le braccia il corpo morto di Francesca, ogni sorta di insetto la stava divorando dall'interno.

- Forza! - esclamò.

Toby gli si avvicinò e sollevò il cadavere per le gambe.

- Questo lavoro avrebbe dovuto farlo Domino. - Brontolò nel mentre. - Io ho altro da fare. -

Ma l'uomo non lo ascoltava. Presero il corpo e lo abbandonarono in un punto visibile, così da permettere ai poliziotti di trovarlo. Non avevano paura che si potesse risalire a loro dalle autopsie, il loro capo li proteggeva anche in questo.

Toby guardò il cielo attraverso i suoi occhialoni arancioni.

- Devo andare, mi è stato affidato un bel compito stanotte. - disse congedandosi e correndo lontano.

La strada per casa era buia e solitaria, a quell'ora davvero poche auto circolavano e tra quelle c'era Elisa, che finalmente stava tornando a casa dopo ore di lavoro. Faticava a rimanere sveglia e sbadigliava spesso distraendosi dalla guida.

Ecco spuntare improvvisamente in mezzo alla strada una figura, Elisa cercò di frenare, il ragazzo si era posizionato proprio davanti a lei con l'accetta ben alta sulla testa che andò a conficcarsi nel mezzo del cofano con così tanta forza da far quasi balzare fuori Elisa dalla vettura, ma la cintura glielo impedì. Il ragazzo, con ancora l'ascia ben impugnata si avviò verso la portiera del guidatore e l'aprì con forza. Afferrò la donna, distesa con il petto sul volante, e la sistemò meglio sul sedile, era morta sul colpo, l'impatto era stato talmente forte da romperle il collo e la gabbia toracica. Toby si volle assicurare solo di quello.

Probabilmente il corpo non sarebbe stato ritrovato prima dell'indomani e quindi se la prese con calma. Curiosò tra gli averi della donna, specialmente la borsa che teneva sul lato del passeggero. C'era un portafoglio che custodiva, in plastica trasparente una foto di lei con suo figlio Giacomo. Toby stette a osservarla per un po', poi se la infilò in tasca e scappò in direzione del bosco, vedendo dei fanali d'auto avvicinarsi nel buio.

- Richiamala! - esclamava Giacomo scalpitando.

Erano le otto di mattina e la madre non era ancora tornata.

- Richiamala ho detto! - ripeté.

- Segreteria telefonica! Capisci? - rispondeva a sua volta Fabio.

Ma Giacomo non voleva darsi per vinto, era impossibile che sua madre tenesse il cellulare spento quando era fuori casa.

- Sarà scarico. - ipotizzò l'uomo.

- Scarico? Improbabile! Porta sempre con sé il suo caricatore portatile! Le sarà successo sicuramente qualcosa! - e poi in un sussurro pregava. - Non un'altra volta, ti prego, non ancora... -

Cominciò a piangere nascondendo la testa fra le braccia. Non poteva succedere di nuovo, si diceva tra sé e sé, non avrebbe sopportato tale destino.

il viaggio dei Proxy in EuropaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora