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"Che ci fai tu qui?" chiedo sorpresa.

Avevo passato un minuto buono a realizzare ciò che avevo visto e mille teorie mi si erano presentate alla testa.

Che fosse venuto lì per me? Che dopo l'ultima volta che se ne era andato in quel modo avesse avuto voglia di rivedermi?

Anche se fosse stato così, dovevo togliermi quel pensiero dalla testa. Marco era famoso. Lui era Marco Mengoni.

Faccio per scacciare quel pensiero e, nel farlo, involontariamente scuoto la testa.

"Tutto bene?" mi chiede Marco accorgendosene.

Cerco di non arrossire per la figuraccia che ho appena fatto e mi limito ad annuire.

Lo vedo scendere il gradino e posizionarsi di lato protraendo il braccio verso la strada.

"Prima le donne" mi sorride, e quando siamo fuori lo sento camminare accanto a me.

Non mi imbarazza il fatto che lui sia un cantante affermato, d'altra parte nei suoi modi di fare non mostra neanche un briciolo di vanità. È un ragazzo alla mano, simpatico e di una grande umiltà che gli si legge negli occhi.

Resta il fatto che mi ha mentito, avrebbe dovuto dirmi di essere un personaggio pubblico.

"Fame?" domanda, rompendo il silenzio che si è creato.

"Un pochino" gli rispondo, ma subito dopo mi pento di averlo fatto.

Non posso di nuovo farmi offrire qualcosa da Marco e, soprattutto, non posso occupare il suo tempo.

"Però posso benissimo aspettare" cerco quindi di rimediare.

Vedo Marco sorridere davanti a sé e solo ora mi rendo conto di quando sia bello il suo profilo.

Indossa un giubbino in pelle nero e dei jeans blu attillati. Ai piedi ha un paio di scarpe eleganti color grigio ghiaccio e sulle spalle porta uno zainetto beige.

Smetto di guardarlo perché svoltiamo in una via che non conosco e, un istante dopo, l'insegna di un piccolo ristorante pende sopra la mia testa:

LA TARTINA
Milano

Un attimo dopo siamo dentro e veniamo accolti da calda un'atmosfera.

Lunghi lampadari a forma di cono pendono sul bancone da cucina, mentre la piccola sala principale è illuminata da grosse piattaforme. Archi scavati nel muro collegano le stanze e donano all'insieme una sensazione di leggerezza.

"Ehi Marco" dice un cameriere venendoci incontro "quanto tempo"

Si scambiano una pacca sulla spalla e alla fine il ragazzo ci indica due posti a sedere.

È una posizione seminascosta, molto probabilmente conosce Marco e sa che non desidera dare nell'occhio.

Ordiniamo due piatti freddi e noto che Marco richiama il cameriere per saldare già il conto. Non capisco perché lo faccia prima, ma lo faccio fare.

"Dovresti smetterla di pagare per me" gli faccio notare.

Non alzo gli occhi dal piatto per non cercare di sorridere vedendo il suo bellissimo viso. Mi fa molto piacere stare con Marco, ma non riesco a fare a meno di non pensare al suo cognome.

I soliti pensieri che mi riempono la stanza, le solite bugie che mi inchiodano la testa.

"Chiedo scusa" beve un sorso di vino "ma non riesco ad astenermi dall'essere un gentiluomo"

Ti Sento《Marco Mengoni》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora