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"Ahia!" esclamo quando una pallina da tennis mi colpisce il braccio.

"Concentrazione Chris" mi spiega Marco dall'altra parte del campo "Una partita è come un concerto, come il sesso: é una cosa di testa"

È da circa una settimana che mi alleno con Marco ed é convinto che prima o poi diventerò una brava tennista.

"Hai una buona mano, basta solo raffinarla" mi aveva detto quando, sbucandomi da dietro le spalle, mi aveva spiegato la tecnica del dritto e del rovescio.

Ormai ci vediamo quasi tutti i giorni, da quel giorno al Castello le cose tra noi sono decisamente cambiate.

"Aò te movi?" la voce di Marco mi ridesta dai pensieri.

Corro verso il centro del campo, afferro una pallina dal contenitore e sferro un dritto verso di lui.

Mi sento abbastanza ridicola con quel completino bianco, ma Marco non ne aveva voluto sapere.

È un perfezionista, questo me lo ha detto, ma non pensavo che il suo desiderio di fare di me una tennista provetta potesse arrivare a tanto.

"Chris..." lo sento gemere mentre si tiene la pancia con le mani.

Lentamente si accascia sul pavimento e si contorce fino a che si raggomitola e si fa piccolo piccolo.

Velocemente il cuore comincia a battermi all'impazzata, un'ansia improvvisa mi assale fino a darmi alla nausea.

Possibile che si sia fatto così male?

Sì, era stato un tiro piuttosto forte, ma non ero ancora abbastanza brava per ridurlo in quel modo.

Butto immediatamente la racchetta a bordo del campo e, preoccupata, mi fiondo a vedere come sta.

"Ehi Marco scusami io...Io non so che dire" provo a spiegare ma le parole mi vengono meno.

È come se qualcosa mi si fosse incastrato nella gola e mi impedisse di parlare.

Non riesco a credere di aver fatto del male a Marco, alla persona a cui mi sto affezionando sempre di più.

Sto per tirar fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloncini quando, prontamente, Marco mi blocca stringendomi il braccio.

Mi volto a guardarlo e noto che l'espressione di dolore di poco prima é totalmente scomparsa dal suo viso per lasciare spazio ad sorriso inaspettato.

Quegli occhi da furbo, quella curiosa messinscena e quella gioia improvvisa, rendevano tutto troppo poco credibile.

Tutto troppo studiato.

"Non lo hai fatto davvero" dico sottovoce allontanandomi da lui.

Marco si alza in piedi, si ripulisce velocemente i vestiti e viene verso di me sorridendo.

"Ti sei spaventata eh?" cerca di abbracciarmi, ma io sgattaiolo via senza permettergli di toccarmi.

Lo ha fatto veramente, ha scherzato su una cosa così importante.

Non nascondo di aver provato sollievo nel sapere che in realtà stava bene, ma non avevo intenzione di non fargliela pagare per avermi fatta stare in pensiero.

Ignoro il suo bellissimo sorriso e raccolgo più palline che posso dal cestino.

"Sei" dico lanciandogli una prima pallina "un" una seconda "grandissimo" una terza "stronzo"

Non contenta sferro una dopo l'altra le palline che mi rimangono in mano e mi diverto a vedere Marco che si divincola coprendosi la testa.

Nonostante tutto lo vedo sorridere, quindi, dopo essermi sfogata, decido che può bastare.

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