Erano alcuni giorni che il mio morale era giù, più in fondo degli inferi.
Si diceva che Psiche, quel l'ignobile umana, fosse paragonabile a me, Afrodite, dea della bellezza.
Quella era di sicuro la più grande bugia che le mie orecchie potessero udire!
Eppure tutti gli umani lo ripetevano più volte, ammirandola come se fosse una divinità.
La mia ira era al limite; non avrei sopportato neanche più una sillaba uscire dalle loro labbra.
- Cupido! Figliolo, vieni in mio aiuto! -
Mio figlio apparse dopo pochi secondi, sedendosi sulla candida nuvola di fianco la mia.- Ditemi, mia bellissima madre, di cosa avete bisogno? -
- Oh, caro Cupido, non sono più bellissima come credi! Alcuni umani insinuano che esista una donna mortale che sia splendida quanto me. -
Lui scoppiò in una grassa risata.
- Ma madre, come potresti credere a tali chiacchiere! Lo sappiamo bene, noi dei, che sei la più bella fra tutte. -
Si chinò per baciarmi la mano.
Diressi il mio sguardo altrove, oltre le nuvole, osservando il mondo terreno.
Ancora, parlavano ancora di quanto Psiche sia stupenda, bellissima ed equiparabile a me.- Cupido, sono molto irritata dalla situazione. Dovresti farmi un grande favore, così da vedere nuovamente tua madre felice. -
Mi voltai guardandolo con occhi ammalianti, convincenti.
- Lo faresti, per me, vero? -Si avvicinò a me e posò una mano sulla mia spalla, rispondendo: - Certo, attraversarei le pene degli inferi, per voi. -
Lo allontanai gentilmente e lo feci sedere.
Io rimasi alzata di fronte a lui.- Bene, ascoltami attentamente. Andrai sulla terra e, con le tue frecce colpirai un uomo orripilante, taccagno e cattivo, facendolo innamorare di lei. -
Agitai subito le mani in aria.
- Anzi, ancora meglio, colpirai lei, facendola innamorare perdutamente di uomo del genere. -
Gesticolare continuamente in preda all'eccitazione che mi scorreva nelle vene.
Avrei rovinato il suo orgoglio, avrei infangato il suo nome.
Mai più nessuno potrà paragonarla a me, mai più.Cupido si prostò ai miei piedi e rispose: - Subito, madre - e mentre volava via continuò - Ma ricordatevi che dovrete ricambiare il favore! -
**
Erano settimane che non sentivo parlare di quell'umana, Psiche.
Sembrava sparita nel nulla e probabilmente perchè il mio fantastico figliolo aveva fatto un lavoro sublime.
D'un tratto le mie orecchie udirono una voce femminile, la tristezza si poteva scorgere chiaramente dal modo in cui parlava.- Oh Dea Afrodite, Signora della Bellezza, dell'Amore, dello splendore eterno. Vi chiedo umilmente perdono, da mortale quale sono, per aver afflitto l'orgoglio di vostro figlio Cupido. Lui non voleva mostrare il suo volto ed io gli promisi di non volerlo vedere. Ma mai errore più grandi potetti commettere. Decisi di infrangere la nostra promessa sacra, scoprendo che il mio amante fugace era proprio lui, Cupido, figlio vostro. Vi chiedo umilmente perdono a voi, che siete la madre. Ve ne prego, concedetemi una seconda possibilità. -
La ragazza scoppiò in lacrime e, tormentata dai singhiozzi, continuava a chiedere perdono come una nenia, ripetutamente.
Lei, lei credeva che io l'avessi aiutata? La mia rivale, colei che si paragonava a me, Divinità Immortale?
Stupida illusa.
Presi un pezzo di pergamena e con una piuma scrissi sopra quattro prove ardue da superare. Solo una volta che fosse riuscita in tutte, poteva rivedere mio figlio.
Ma non sapeva cose le aspettava alla fine.
Avrebbe passato le pene peggiori.Lanciai il foglio e lo osservai cadere lentamente fra le nubi.
Poi finalmente udii i suoi ringraziamenti.- Grazie, mia lodevole Dea Afrodite! Farò tutto ciò che mi ha scritto, pur di rivedere mio figlio! Le lascio del grano, del vino e dei frutti di stagione come ringraziamento. A presto, mia Dea! -
Addio Psiche.
**
La prima sfida era stupida, banale, nulla di spettacolare.
Ma avrebbe rovinato la sua bellezza e questo mi faceva più che piacere.
La vidi avanti allo specchio, prendere le forbici in mano e iniziare a tagliare con rabbia i proprio capelli.
Delle lacrime le solcarono il viso, ma Psiche le asciuga in fretta mentre era intenta a finire l'opera.
I capelli eravano stati tagliati corti, come quelli di un uomo.La seconda prova era altrettanto facile.
Andò da una brava sarta e acquistò dei vestiti da uomo.
Tornò a casa e l'indossò.Perfetto, ora nessuno l'avrebbe riconosciuta. Ora Psiche non esisteva.
Le scrissi un biglietto: Ora puoi procedere. Continua con la terza fase, mia suddita.
Lei raccolse subito il foglietto di pergamena lanciatole, lo lesse e annuì.
- Certo, mia Dea. Che tu mi senta o meno... - le parole vennero interrotte da un pianto inarrestabile.
Nonostante ciò, tra i singhiozzi riuscì a dire - Io amo... vostro figlio... mi creda... -In quel momento non riuscivo ad essere perfida, non riuscivo ad odiarla. Era così fragile, così genuina.
Era così dolce.Stavo per scriverle di cambiare la terza fase, quando vidi entrare in casa sua due uomini.
Alti, muscolosi ed affascinanti, si avvicinarono alla ragazza.- Sei tu Psiche? - disse il primo, con dei capelli rosso fiammanti.
- Sì, sono io signori. Ma... come avete fatto a riconoscermi? - chiese lei chiaramente dubbiosa.
- La vostra bellezza si noterebbe anche se foste pelata e vestita di stracci, mia splendida Psiche. - continuò il primo, chinandosi in un inchino e baciandole la mano.
Ero colma di ira, il mio viso era paonazzo ed avrei potuto scoppiare come un vulcano in eruzione da un momento all'altro. Stracciai il biglietto furiosamente.
Non m'importava se era buona, dolce o altro.
Nessuno poteva essere più bella di me, Afrodite!**
La terza prova consisteva nel superare la notte, oscura e pericolosa, nel bosco.
Doveva essere completamente sola, senza coperte, cibo o armi per difendersi.Doveva fidarsi ciecamente di me, la sua Dea, che avevo promesso di proteggerla da qualunque male.
Purtroppo il patto era scritto ed a questo non avrei potuto mancare.
La protessi e passò solamente una notte fredda ed impaurita.
La quarta prova era quella che avrebbe dovuto segnare la sua fine, la scomparsa della mia mortale rivale.
Doveva raggiungere la dea Persefone nell'Ade.
Vidi Psiche varcare i margini del portale oscuro, che si trovava dentro una grotta gelida nel mezzo del bosco, e incamminarsi intenta a concludere in bene anche questa missione.Ma le sue speranze erano vane.
La dea le diede un'ampolla e le raccomandò, come suggeritole: - Mi raccomando, mia dolce Psiche, non aprire quella splendida ampolla. -
Sapevo bene quanto fosse curiosa Psiche, chiaramente questa qualità non era, in quella situazione, un pregio ma un grande difetto.
Psiche curiosa, una volta tornata nell grotta, scostò leggermente il coperchio di ceramica dell'ampolla.
Una grassa risata uscii indomata dalle mie labbra quando vidi la scena di Psiche cadere in un sonno eterno.
Sapevo che sarebbe finita così, sono una dea e nessuno può eguagliarmi.Nessuno.