Oneshot partecipante al concorso di Z3ljko, Octobook.
In coppia con: _LadyLily_.
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Eveline e Tomas riuscirono finalmente ad allontanarsi quanto bastava dalla strada affollata di Charleston, in modo da non udire più quei fastidiosi e assordanti rumori. La ragazza abbandonò le braccia sui fianchi, lasciando le orecchie libere di ascoltare.
- Se mai saremmo nuovamente in pericolo, impareremo a correre, intesi?- Disse Eveline mentre teneva le mani poggiate sulle ginocchia, ansimante per la corsa che aveva appena fatto. Voleva ritrovarsi il più possibile lontana da quei clacson, che non facevano altro che renderla debole e irritabile.
- Anche se grandina?- La provocò Tomas divertito, ignaro di quello che aveva dovuto in realtà sopportare. La ragazza dai lunghi capelli castani non diede particolarmente peso alla sua risposta; il ragazzo non avrebbe mai potuto sapere come si sentiva ogni volta che udiva il suono di una macchina che strideva al suolo.
Ripensandoci, Eveline, non riuscì a non far salire a galla quel ricordo che cercava di gettare al fondo con tutte le sue forze.
Era in macchina, quel giorno, sul sedile del passeggero affianco al suo adorato nonno. La bambina, ai tempi, aveva solo cinque anni. Stavano percorrendo una strada apparentemente deserta: il nonno della piccola Eveline aveva deciso di portarla in un parco che, a parer suo, non conosceva nessuno tranne lui. La bimba sorridente era curiosa ed eccitata, non vedeva l'ora di scoprire quel magico posto che sarebbe diventato il rifugio segreto di Eveline e nonno Jim. L'anziano signore indossava degli occhiali con una gradazione molto alta, a causa della vecchiaia che ormai si faceva sentire, ma nonostante ciò guidava la macchina senza alcun problema. Andava piano, quello era certo, ma era ancora in grado di tornare a casa senza graffiare minimamente la sua Desoto rossa.
Stava guidando, Jim. Ogni tanto voltava il suo viso segnato dagli anni verso Eveline, le sorrideva felice e poi tornava ad osservare la strada. La bambina muoveva le gambe su e giù freneticamente, ansiosa e impaziente, mentre ricambiava gli anziani sorrisi del nonno.
Una macchina li raggiunse, ma a loro non importava. Erano entusiasti per ciò che avrebbero visto a breve e credettero che quell'auto li avrebbe superati, come avrebbe fatto qualsiasi altra.
Al contrario, però, si iniziò a sentire il suono insistente del clacson. Il tipo che era alla guida urlava dal finestrino parolacce, mentre esibiva una bottiglia di birra in mano. Era evidentemente ubriaco, ma Eveline era ancora troppo piccola per capirlo. Nonostante l'aria apparentemente minacciosa, Jim se ne infischiò della maleducazione di quell'uomo: in fondo, che male avrebbe potuto arrecare loro? Prima o poi si sarebbe stancato, li avrebbe oltrepassati e tutto quel rumore fastidioso sarebbe giunto al termine.
Purtroppo per loro, invece, l'ubriaco decise di rallentare al fianco della loro DeSoto.
- Brutto vecchio di merda, accelera! - Urlò, tamponandoli più volte. Nonno Jim, impaurito accelerò, ma preso dal panico non riuscì a frenare in tempo, andandosi a schiantare contro un muretto. Prima dello schianto, Eveline avvertì una mano abbassarla sotto il cruscotto con forza.
Grazie a Jim, il suo angelo, la piccola ne uscì con dei semplici graffi alla testa. Quando si riprese, Eveline continuava a sentire il rumore assordante del clacson.
Si voltò e vide Jim, il suo caro e sorridente nonno, che in quel momento non le sorrideva affatto. Era sporco di sangue sul viso, ricoperto da scheggie di vetro a causa dell'impatto, la testa poggiata esattamente al centro del manubrio. Sul clacson.