Prologo

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Guardavo fuori dalla finestra dell'hotel, il cielo era blu quasi nero e le stelle brillavano come cristalli, la luna splendeva e la sua debole luce non era abbastanza forte come quelle artificiali dei palazzi intorno, del traffico e della città in generale.

Indossai il vestito nero da sera lasciava la schiena scoperta e uno spacco saliva fino a sopra il ginocchio, le scarpe alte del medesimo colore con alcune gemme sul tacco; il trucco era già pronto : ombretto scuro, ciglia lunghe e rossetto rosso fuoco.

Presi la pistola, era piccola e con le stesse gemme delle scarpe - mi piaceva avere stile in quelle occasioni - e la nascosi sulla giarrettiera coperta dal vestito, sull'altra gamba ci nascosi due coltelli della stessa collezione dell'arma precedente; presi un respiro continuando a guardare la città vivere sotto di me, ero pronta.

***

La macchina si fermò quando si trovò la fila per entrare nella festa; la grande villa era fuori dalla grande città, isolata dal frastuono che si sentiva tra le strade affollate, le auto si spostavano piano piano per far scendere gli invitati, Phil mi lanciò uno sguardo dallo specchietto retrovisore e io in risposta indossai la maschera nera che avevo scelto quel pomeriggio; copriva tutto il volto tranne la parte inferiore della bocca, i brillantini che ricoprivano la parte superiore scendendo come stelle riprendevano lo stile delle scarpe e della pistola nascosta; sorrisi al conducente e quando venne ad aprirmi lo sportello lui inchinò il capo per lasciarmi passare, posai il primo passo sul tappeto rosso di velluto e uno dei tanti uomini della sicurezza che si trovavano lì fuori mi tenne il braccio per accompagnarmi all'entrata.

Il viale era costeggiato di alberi, su ognuno di essi si trovavano le luci di Natale dal tronco fino ai rami illuminando così la strada da percorrere; mi guardavo intorno memorizzando la posizione di qualsiasi cosa intorno a me; la casa pullulava di persone, donne in abiti lunghi e uomini in smoking; tutti loro indossavano la maschera - obbligatoria per entrare - e la maggior parte di loro aveva sorrisi finti quando passavano davanti al padrone di casa stringendogli la mano.

Vicino all'uomo alto con i capelli brizzolati portati all'indietro e la maschera che copriva completamente il suo volto si trovavano tre guardie del corpo che continuavano a guardarsi intorno, erano tra uomini vestiti completamente di nero, la maschera bianca sul volto lasciava scoperta a malapena la bocca.

Mi avvicinai a lui lasciando il mio 'accompagnatore' per quei minuti, nessuno dei due aveva parlato, ognuno intento a osservarsi intorno; chi per evitare intrusi chi per non sentirsi in trappola sapendo di essere l'intrusa.

Arrivai di fronte al capo di casa inchinandomi di poco per un saluto che tutte le donne gli facevano, da sotto la maschera vidi il suo sorriso e i suoi occhi vagare un po' troppo sul mio corpo, cercai di non farci caso come mi avevano insegnato e continuai a sorridergli anche se avevo solo voglia di tirargli uno schiaffo in pieno volto, ma sapevo che così avrei fatto saltare tutto il piano.

Le guardie dietro di lui continuavano a perlustrare la zona tranne uno, quello al centro, vidi gli occhi salire da capo a piedi fermandosi poi sul mio viso; per un secondo i nostri occhi si erano incontrati ma con la luce artificiale che si mescolava all'oscurità notturna non riuscii a scoprirne il colore.

L'uomo staccò i suoi occhi da me e potei entrare nella grande sala dove la luce era bassa ognuno degli invitati sembrava provenire da un mondo sconosciuto; mi girai per un solo istante verso l'esterno vedendo il padrone dire qualcosa alla guardia del corpo centrale e poi entrambi si girarono dalla mia parte.

***

La festa era iniziata da ormai un'ora circa e la maggior parte delle persone erano intente a divertirsi con tutto ciò che il padrone di casa aveva offerto loro; stava andando come mi avevano detto e sapevo che quella non era una semplice festa di ricchi che volevano solo divertirsi e ubriacarsi, vivere una serata nel lusso di cui erano abituati ma senza preoccuparsi di cosa avrebbe detto la gente; le maschere servivano a questo, a mantenere l'innominato dei VIP che avevano dei desideri non accettabili per la società.

Ovviamente lo scopo del padrone non era solo quello, aveva altri affari per fare feste del genere e io dovevo scoprire di cosa si trattava.

Una donna col vestito rosso volteggiava nella sala con un bicchiere di champagne in mano e un uomo le andava dietro, qualcuno era al bar ad ordinare e un signore stava parlando con un altro dalla maschera color oro, il padrone però era seduto e scrutava con gli occhi i suoi invitati, non potevo allontanarmi dalla sala, non la prima sera che ero entrata in quella villa; dovevo ambientarmi bene nel posto, conoscerlo fino nei minimi dettagli e soprattutto non essere avventata, avevo tempo per scoprire tutto ciò che mi serviva per arrivare al mio scopo.




Spazio autrice

Ciao! Questa è la mia nuova storia, è diversa dal resto che ho scritto e in realtà doveva essere più o meno il sequel di 'School of killers' ma poi ho cambiato idea e ho deciso di scriverne una sola direttamente!

Il prologo è corto, lo so, ma ho voluto fare una cosa breve e coincisa per la prima parte, gli altri capitoli saranno mano a mano più lunghi! Spero vi piaccia, scusate gli errori (ho letto molto velocemente) rileggerò appena posso!

Al prossimo aggiornamento! :)

-A




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