L'acqua calda scorreva nella doccia e sul mio corpo riscaldandolo dal freddo della giornata autunnale, lavavo velocemente i capelli e poi il corpo sentendo sotto le dita le cicatrici che portavo sulla pelle; ero ormai abituata a vederle e nasconderle agli occhi altrui; erano anni che coprivano il mio corpo e non potevo farci nulla, avevo imparato ad amarle in qualche modo, erano parte di me e per quanto non potessero piacermi erano state anche le mie battaglie -interiori ed esteriori- che avevo combattuto e vinto, ne andavo fiera e sapevo che era l'unico mezzo per non piangere ogni volta che le vedevo.
Uscii dalla doccia e mi avvolsi nell'accappatoio bianco di spugna, tamponai i ricci con un asciugamano dello stesso materiale e poi li avvolsi a turbante mentre lavavo i denti, fissai il mio riflesso nello specchio e pensai a cosa mi aspettava quella sera, la festa sarebbe stata diversa e anche il mio ruolo sarebbe cambiato, dovevo essere pronta per qualsiasi cosa potesse succedere e già mi immaginavo come sarebbe stata la mattina seguente all'università.
Asciugai i capelli con il phon e li legai poi dietro alla nuca con un fermaglio argentato lasciando solo dei boccoli sulle tempie, truccai gli occhi mettendo della matita nera e del rimmel poi colorai le labbra di rosso; non dovevo impegnarmi molto in quello poiché il mio viso sarebbe stato nascosto dalla maschera che era appoggiata vicino al vestito che era sul mio letto.
Andai nella stanza accanto togliendo l'accappatoio e lasciandolo sulla sedia della scrivania, indossai l'intimo e fissai l'abito e lo presi sentendo il tessuto morbido tra le mie mani, lo misi senza pensarci troppo, ci abbinai le scarpe nere e il reggicalze che come al solito ci infilai una pistola.
Il riflesso allo specchio mi mostrava una ragazza bella, sicura di sé, pronta ad ammaliare con il suo fascino gli uomini che avrebbe incontrato ma io sapevo che quella non era la vera me, era solo una maschera come quella che avrei indossato in macchina poco prima di scendere davanti al grande viale alberato; io non ero così, io ero quella ragazza con le felpe e i jeans, quella che stava sui libri ore pur di riuscire a passare l'esame, ero quella che voleva uscire con le amiche e divertirsi senza pensare a nulla.
Erano le 22.00 precise quando uscii dall'appartamento per raggiungere l'auto che mi aspettava fuori dal palazzo, un lungo cappotto nero copriva la maggior parte del vestito e ne fui felice quando l'aria frizzante della notte mi travolse, mi strinsi di più nel tessuto pesante e rimpiansi il mio pigiama caldo che era rimasto nella stanza vicino ai riscaldamenti; una signora anziana stava rientrando e mi guardò sorridendo forse ricordando la sua gioventù attraverso me; ricambiai il sorriso prima di entrare nella Maserati nera.
Phil non disse una parola per tutto il tragitto e io presi quei pochi minuti per riflettere su ciò che era accaduto quel giorno, Ryan ancora non era guarito e Harry non mi aveva quasi rivolto la parola, provai a parlarci per chiedergli scusa ma lui trovava ogni scusa per non stare vicino a me; trovai i suoi modi un po' esagerati ma pensandoci anch'io avrei fatto così se lui se ne fosse andato quasi correndo, sospirai ripensando a quanto lo trovai bello quella mattina.
L'autista mi guardò dallo specchietto retrovisore come quasi per chiedermi del mio sospiro ma non disse nulla, continuò a guidare con la sua postura dritta e la musica bassa della radio; guardai fuori dal finestrino cercando di liberare la mia mente e concentrarmi sulla serata, New York era bella, la notte le conferiva un fascino unico, le luci coloravano il buio e coprivano le stelle; i grattacieli sembravano essere tre le nuvole per davvero e la gente non smetteva mai di riempire le strade; piano piano lasciammo il traffico e anche i grandi palazzi ritrovandoci così appena fuori dalla metropoli, dove le strutture erano solo qualcosa di lontano.
Riconobbi subito la strada con gli alberi che nascondevano la villa che ospitava le feste più famose di New York, le luci questa sera avevano cambiato colore, un azzurro freddo come la temperatura di quella sera, indossai la maschera davanti al cancello e l'auto mi portò fino davanti alla casa lussuosa, salutai Phil con un cenno del capo e scesi trovandomi di nuovo di fronte all'uomo di casa e alle sue guardie del corpo.
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Dark Lives H.s.
Fiksi PenggemarCi avevano insegnato ad uccidere a sangue freddo ma non ci avevano insegnato a non innamorarci del nemico. Venice e Harry