5. Un'intrusa in Villa

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Non dormii per tutta la notte e il giorno dopo non sarei andata all'università di nuovo, erano le 8.30 del mattino e mi rigiravo ancora nel letto cercando di trovare la giusta posizione per dormire oppure cercavo soltanto un modo per dimenticarmi delle parole che mi aveva detto il giorno precedente Dylan.

Sapevo che non dovevo fare ciò che stavo facendo, negli anni precedenti quando davvero mi tenevo a distanza dalle persone non avevo avuto problemi di quel genere; però al tempo stesso non riuscivo a dimenticarmi della serata passata insieme ad Harry e come mi ero divertita per la prima volta dopo tanto, troppo, tempo.

Quella sera mi sarei dovuta intrufolare nella villa dell'uomo di cui neanche conoscevo il volto; ero stata in quella enorme casa solo due volte e avevo notato così tante telecamere che sarebbe stato difficile entrare senza preoccuparsi di essere scoperta; sapevo come dovevo fare il mio lavoro, lo avevo fatto così tante volte che ormai mi veniva quasi naturale ma le ore che passavo a prepararmi al piano e l'ansia che provavo facevano sembrare la giornata più lunga del solito.

Mi alzai dal letto stanca di intrecciarmi con le coperte, la città fuori dalla finestra pareva chiamarmi e la voglia di andarmene in giro per le strade di New York aumentò. Il giorno prima non andai più a Central Park per starmene a casa al caldo, ma quella mattina volevo uscire e sentire l'aria fredda sul volto mentre passeggiavo tra i grattacieli. In pochi minuti mi preparai, indossai un paio di jeans che si trovavano al fianco del letto e una felpa che mi andava di qualche taglia più grande; presi il mio solito cappello di lana e lo calcai in testa schiacciando i ricci castani; la sciarpa coprì il collo e metà del mio volto e dopo aver indossato il cappotto nero uscii di corsa dall'appartamento come se fosse diventata ormai una prigione per me .

Come avevo immaginato all'esterno faceva più freddo del solito, mancava circa una settimana alla fine di novembre e poco più di un mese a Natale; il sole era alto nel cielo a volte coperto dalle nuvole che assomigliavano a ovatta altre volte si nascondeva dietro i grandi palazzi; la gente andava avanti e indietro sui marciapiedi ognuno immerso nei propri pensieri senza far caso alle stranezze di quella enorme città. Mi fermai ad un bar poco distante da casa mia, entrai sentendo subito il calore dei riscaldamenti e l'odore del caffè appena fatto, il profumo dei cornetti al cioccolato caldi e l'aria fredda che portava con sé le persone che entravano.

Mi sedetti ad un tavolo appartato, era vicino alla finestra che dava sulla strada e da quella posizione potevo vedere la finestra del salotto di casa mia; guardai per un momento il menu anche se già sapevo cosa volevo ordinare così appena arrivò la cameriera col suo blocchetto e il grembiulino rosso le chiesi un tè caldo ai frutti di bosco e un cornetto; lei sorrise come se fosse una splendida giornata d'estate e io provai a ricambiare ma al pensiero della nottata che mi aspettava mi vennero i brividi lungo la schiena.

Mentre mangiavo la mia colazione guardai verso l'esterno, sulla strada e notai un ragazzo castano dai capelli corti, un po' ricci; le spalle larghe e soltanto una felpa grigia a coprirle; indossava dei jeans scuri; pensai all'instante che fosse Harry e stavo quasi per alzarmi per andargli incontro; ero cosciente che il mio capo non era entusiasta di lui e della sua presenza nella mia vita ma fu come un istinto difficile da fermare. Volevo chiamarlo in qualche modo perché avevo così tanta voglia di parlarci che quasi urlai il suo nome ma fu solo quando si girò che scoprii che quel ragazzo non era lui e soprattutto che non ci assomigliava quasi per niente.

Ritornai con gli occhi sulla tazza di tè che avevo davanti, ci avvolsi ancora di più le mani intorno come in cerca di calore anche se ormai era quasi freddo; osservai il poco liquido color rosso all'interno e ripensai il giorno in cui Harry mi preparò il tè al bar dell'università. Era strano come mi sentissi legata a lui nonostante ci conoscessimo a malapena e soprattutto come volevo vederlo di nuovo dopo l'avvertimento di Dylan. Era qualcosa più forte di me, era un desiderio strano che non avevo mai provato prima d'ora; ero contenta e preoccupata al tempo stesso ma soltanto l'immagine di lui nella mia mente mi faceva battere più velocemente il cuore.

Dark Lives H.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora