1. Primo incontro

113 8 7
                                    

Uscii di casa alle 8.30 sapendo che mi ci sarebbero voluti circa quindici minuti di metropolitana per arrivare all'università e poi ben cinque minuti per prendere il caffè nel bar che si trovava all'interno dell'istituto; calcolando che con il passo che tenevo avrei perso la metro che sarebbe passata pochi minuti dopo mi aspettai che sarei arrivata in ritardo alla lezione delle 9.00.

Posai  la borsa a tracolla e sistemandola sulla spalla sinistra, mi chiusi la felpa che avevo indossato con lo stemma della scuola e sistemai il cappello di lana che avevo messo per nascondere i capelli intrecciati in uno chignon disordinato, non mi ero truccata - non ne avevo avuto tempo - e sapevo che le occhiaie sotto i miei occhi erano ben visibili; provai a sorridere a quella giornata autunnale in cui il cielo era limpido e il sole era alto nel cielo anche se il freddo cominciava a farsi sentire, ma il sorrise morì sul mio volto appena guardai l'orologio nella metropolitana e soprattutto all'avviso che era affisso sotto di esso; quel giorno era sciopero e i treni non sarebbero passati.

Sbuffai risalendo di corsa le scale, sentendo la borsa sbattere sul fianco e le imprecazioni nascere nella mia testa; sbucai di  nuovo nella grande città e mi precipitai per prendere un taxi, ci impiegai minuti interi prima che qualcuno si fermasse, diedi l'indirizzo della scuola e il conducente annuendo soltanto si diresse verso l'università, il traffico di New York bloccava tutte le macchine tra cui quella in cui mi trovavo io, nel frattempo accesi il cellulare vedendo l'ora e mancava poco all'inizio della lezione, speravo che quel giorno anche il professore avesse trovato traffico e non sarebbe arrivato prima delle 9.30.

Arrivai con ben venti minuti di ritardo, non potei fermarmi al bar per prendere il mio caffè e così riprendermi un po' dopo la sera precedente alla festa,mi precipitai alla classe del professor Donovan e quando aprii la porta per andare al mio posto, l'insegnante era girato di spalle e non mi aveva visto entrare ma quando era a metà scalinata per andarmi a sedere si girò e i suoi occhi puntarono dritti su di me.

 "Signorina le sembra l'ora di arrivare?" tutti si voltarono verso di me, guardandomi quasi felici che qualcuno avesse interrotto la lezione.

"Mi dispiace ho trovato traffico" risposi con tutti quanti che mi guardavano.

"Non è una scusa che posso accettare, per oggi non può seguire la mia lezione" rimise gli occhiali sul naso e tornò a spiegare senza darmi il tempo di ribattere.

Arrabbiata per il modo in cui mi aveva parlato quell'uomo, per come gli altri studenti era stati felici di quei secondi, ero frustrata per il sonno che avevo e le tre ore che avevo dormito non ero di aiuto, avevo la testa piena delle cose accadute la sera precedente alla festa e di come dovevo comportarmi per la prossima, pensavo a quello che avrei riferito al mio capo e di quello che mi sarei inventata per chi mi conosceva nella vita 'normale', avevo un esame tra un mese e ancora non avevo studiato neanche una pagina dei libri che mi avevano assegnato; camminavo mentre riflettevo a tutto questo, sentivo gli occhi chiudersi e visto che la prossima lezione sarebbe stata tra un'ora circa decisi di andare al bar dell'università.

Entrai nel locale, era pieno di ragazzi e ragazze : alcuni studiavano, altri chiacchieravano oppure c'era chi faceva solo colazione; tra la confusione mi trascinai al bancone e mi sedetti ad uno sgabello vuoto appoggiando la borsa a terra vicino ai miei piedi.

Poggiai il volto sulla mano cercando di non addormentarmi, sapevo che in pochi minuti sarebbe arrivato Ryan e mi avrebbe portato il solito caffè e poi ci saremmo messi a parlare finché non avrebbe dovuto tornare a lavoro.

"Cosa le porto?" non fu il mio amico a chiedermi cosa volevo e alzando lo sguardo assonnato sul ragazzo che mi aveva richiamato dal mio sonno momentaneo rimasi senza parole.

Era dannatamente bello, i capelli corti castani tirati all'indietro e si potevano vedere dei ricci in mezzo, gli occhi verdi, un sorriso sul volto che mi faceva sempre più odiare quella giornata e le sue fossette però erano adorabili, in contrasto con la mascella ben definita e la leggera barba su di essa.

Dark Lives H.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora