Capitolo 1

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Solitamente non ci penso più di tanto, anzi, non ci penso e basta. Eppure ora, seduta in questo squallido corridoio di questa squallida scuola, ci penso. Penso che tutte le ragazze che ancheggiano e camminano su quei trampoli con quelle minigonne e top scollati lo facciano per il solo scopo di essere guardate e fischiate dai ragazzi. E quei ragazzi che cambiano tutto di loro lo facciano affinché siano argomento principale delle chiacchiere tra ragazze.
In attesa dell'arrivo di Greta ripasso per l'interrogazione di Storia. Non mi reputo secchiona perché preferisco fare altro allo studiare, ma avere bei voti mi da soddisfazione e di conseguenza, essendo al quarto anno di liceo, bei voti significano crediti per il diploma e di conseguenza borsa di studio per il college.
Dopo dieci minuti passati a ripassare, vedo finalmente la chioma bionda di Greta farsi spazio tra la folla di studenti. Mi Alzo dal comodissimo davanzale che da sul cortile e la vado ad abbracciare. Al suono della campanella ci rechiamo insieme nell'aula di Storia dove ci vengono subito distribuiti i fogli bianchi da compilare. Grè sgrana gli occhi alla vista di quel foglio e io capisco subito. Compilo velocemente la facciata bianca e mentre fingo di rileggerlo lei copia. È un metodo che utilizziamo dalla seconda superiore; Io le faccio copiare storia e lei mi fa copiare matematica.

Finite quelle sei estenuanti ore di lezione mi dirigo a casa con il mio amato skate e le mie cuffie. Arrivo in tempo zero e non appena arrivo e poso lo skate a terra un cucciolo di labrador mi si arrampica addosso leccandomi tutta la faccia. "No dai Draco smettila" rido a causa della sua lingua che mi solletica il viso. Lo metto a terra e gli riempo la ciotola di cibo. Mentre mangia io mi preparo un panino, che divoro.
Dopo un'ora passata a fare zapping tra i canali vado in camera a preparare il borsone. Salgo le scale e inizio a riempire il mio borsone rosa con le scarpette, l'acqua, il body e un cambio.
Mentre aspetto che Greta mi passi a prendere con la macchina apro il Mac e inizio a girovagare su Twitter alla ricerca di qualche concerto e qualche nuovo singolo. Quando inizio a stufarmi sento delle urla provenire dalla strada, due voci maschili "No, basta. Tu ora esci dalle nostre vite! Sei un essere schifoso. Ho i conati di vomito a pensare di avere il tuo stesso sangue. Io ti denuncio perché tu non puoi continuare a toccare la mamma così. Mi fai schifo" .Il ragazzo urla in faccia a quello che penso sia il padre "Tu non sei molto meglio dato che non hai mai fatto nulla per proteggerla. Ma che diamine di figlio sei?" Domanda il padre con tono calmo "Io ora me ne andrò in un altro paese. Va bene, denunciami. Ma ricorda che è la tua parola contro la mia" continua il signore al che il ragazzo stringe i pugni e torna in casa sbattendo la porta dietro di sé.
Questi sono dunque i nuovi vicini? Fantastico oserei dire! Un messaggio mi distrae: Greta
"Gio, scendi sto entrando nella via". Non rispondo nemmeno. Prendo il borsone e mi precipito fuori casa. Tempo di chiudere a chiave la serratura che la cinquecento bianca di Greta accosta affianco a me, entro in macchina e la saluto. "Grè mio dio sei pallidissima!" Esclamo guardando i suo viso bianco come un lenzuolo. "Già ho vomitato tre volte fino ad ora. Ma ora sto bene tranquilla" mi risponde facendo un sorriso. Mentre andiamo all'accademia mi faccio uno chignon cercando di farlo il più ordinato possibile, ma con pochi risultati visto che alcune ciocche ribelli spuntano ai lati della testa, ma poco importa, Madame Legrande sa che i miei capelli non stanno e basta. Si arrese quando avevo dieci anni e facevo danza con lo chignon disordinato da tre anni.
Arrivate all'accademia parcheggiamo ed entriamo negli spogliatoi. Abbiamo come sempre gli occhi di tutte addosso e sinceramente non ne capisco il motivo, fanno così da quattro anni ormai ma ci ho fatto l'abitudine. "mio dio se sono invidiose" Mi sussurra Greta all'orecchio. La guardo con aria interrogativa mentre mi infilo il body "ah si? E di cosa sono invidiose? Di me? Ma ti prego" le rispondo ridendo "dai Gio, chiunque è invidiosa di te, dio mio sei bellissima e sei anche la più brava dell' accademia" Esclama allacciandosi le scarpette. Le scoppio a ridere in faccia. Io non sono bella. Io sono tutto meno che bella, e per la danza, mi impegno e basta.
Mi prende a braccetto e insieme ci dirigiamo nella palestra. "Giorgia, sempre con quei capelli fuori posto?" Mi domanda la mia insegnante, ridacchio "Mi dispiace Madame Legrande, ma lo sa meglio di me che questi capelli non stanno e basta" Sorride "Lo so, andate alla sbarra a riscaldarvi"
Andiamo verso il grandissimo specchio e iniziamo a riscaldarci. "Grè sei sicura di stare bene?" Le chiedo guardando il suo viso più bianco di prima e le sue gambe tremare. Annuisce soltanto, ma subito dopo collassa a terra. Corro da lei e cerco di sorreggerle la testa; "Madame Legrande, è svenuta! Madame!" urlo cercando di farmi sentire, ma la voce mi muore in gola. mi sono sempre impressionata per la minima cosa. Nel frattempo arriva madame Legrande "Gio alzale le gambe, fa presto" Mi alzo e le tengo le gambe, mentre Madame Legrande le sostiene la testa e le fa aria.
Dopo dieci minuti Greta inizia a aprire gli occhi e io tiro un sospiro di sollievo.

"Gio non c'è bisogno che guidi tu, sto bene ora"
"Greta anche prima 'stavi bene'" dico mimando le virgolette con le dita "Si, ma non hai la patente", sbuffo semplicemente e lei ride ma non le do retta. Avendo solo diciassette anni non ho ancora la patente ma lei, avendo già compiuto diciotto anni a gennaio ce l'ha. Lei sa quanto odi non averla e non perde mai occasione di farsi qualche risata. Cerco di ricordarmi cosa mi ripeteva Greta quando la interrogavo sulle cose per l'esame di guida e alla fine riesco a portarla a casa sua sana e salva.
Parcheggio nel vialetto di casa sua e dopo averla salutata mi dirigo verso casa mia a piedi ascoltando un po' di buona musica.

Occhi Di Un Cielo D'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora