Capitolo 16.

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Riapro gli occhi di scatto e vedo il soffitto bianco. Sbatto le palpebre per abituarmi alla luce e quando inizio a distinguere le figure mi appoggio sui gomiti. Vedo luca accanto a me e lo vedo piangere. "Dio, bimba" sorride con le guance ancora bagnate. Mi prende delicatamente la vita e mi bacia con le sue labbra soffici.
"Luca? Cosa è successo, dove sono?" Chiedo stordita. Il ragazzo affianco a me apre bocca per parlare ma mia mamma fa irruzione in camera. Ha anche lei gli occhi rossi e le gote bagnate. Mi corre in contro e mi abbraccia forte. All'abbraccio si aggiunge anche papà ma io continuo a non capire nulla. "Mà, cosa è successo?" Le chiedo una volta che si sono staccati.
"Tu e Greta avete fatto un incidente." Dice con lo sguardo basso.
"Dov'è Greta? Mamma voglio vedere Greta. Mamma perché greta non è qui?" Chiedo a raffica.
"Tesoro, calmati. Lei sta bene è stata dimessa tre giorni fa. Tu sei stata in coma fino a cinque minuti fa." Conclude papà.
Dio, tre giorni in coma? Incide.. L'incidente! Ora ricordo alla perfezione.
La nostra canzone preferita, destinazione: la spiaggia e il camion che ci viene addosso.
Mi massaggio la testa e sento che sta davvero per scoppiare.
Entra in stanza una dottoressa. "Finalmente sei sveglia eh tesoro" mi sorride dolcemente. "Sono la dottoressa Bianchi e devo solo farti qualche domanda per vedere se ricordi tutto." Le sorrido a mia volta e le indico il letto. "Siamo fuori" mi rassicura mia madre.
"Bene, iniziamo?" Mi chiede aprendo una cartella su cui a caratteri cubitali vi era scritto il mio nome. Annuisco senza preoccupazione.
"Come ti chiami?" La guardo storta. Sei seria? È scritto più grande dell'insegna del bar davanti a casa e tu me lo chiedi?
"Giorgia Ferrari" continuo titubante non capendo se sia scema o se sia solo il suo lavoro.
"Data di nascita e luogo?" Capito, è il suo lavoro.
"14 agosto 1999, Roma"
"Rivoluzione francese?" Mi chiede ridendo.
"È peggio della mia prof di storia!" Esclamo ridendo a mia volta.
"Quello la fuori è il tuo ragazzo?" Mi chiede una volta placate le risate.
Annuisco sorridente al pensiero che sia mio. "Non è uscito da questa stanza nemmeno un minuto, nemmeno per andare a dormire. Sai, un amore del genere l'ho visto solo negli occhi dei miei genitori. Litigavano ogni tanto si, ma ogni sera mia mamma preparava due tazze di te e si accovacciano sulla stessa poltrona coperti da una sola coperta. Quando mia mamma è morta mio papà non ha retto ed è morto un giorno dopo. Un amore così l'ho visto durare tutta una vita e ti auguro davvero che tra te e Luca possa nascere la stessa cosa." Mi sorride dolcemente. Si alza dal mio letto e si avvia verso la porta.
"Signora bianchi?" La richiamo quando ha già aperto la porta. Si gira verso di me. "1789" rispondo con faccia da saputella. "Voto finale 8! Complimenti signorina ferrari" e detto ciò esce definitivamente dalla stanza. Al suo posto entra Luca. "I tuoi stanno andando a casa, ti dimettono domani a mezzogiorno. Stanotte dormo con te. Mi sei mancata piccola peste" mi bacia la fronte e dopo pochi secondi e sotto le coperte accanto a me. Insipiro il suo profumo e brividi mi percorrono la schiena.
"Cosa è questa cosa che non vai a casa da quattro giorni?" Chiedo sfacciata.
Nessuna risposta.
"Luca?" Ritento dopo poco. Ancora nulla. Mi giro piano verso di lui e lo trovo con lo sguardo fermo e le lacrime che gli scendono dagli occhi. Mi giro completamente e gli accarezzo una guancia asciugandogli le lacrime. "Ehi, che succede" chiedo sussurrando.
"Ho seriamente avuto paura che tu fossi morta. Non avrei sopportato una cosa del genere. Sei la mia fonte di salvezza in un mare in cui non so nuotare. E ti amo da impazzire bimba."
Incateno i miei occhi di ghiaccio con i suoi in tempesta e lo bacio sulle labbra.
"Ora dormiamo però. Buonanotte tesoro" mi sorride dolcemente.
"Ti amo anche io Luca".

"Luca hai preso la felpa nera o grigia" chiedo mentre metto a posto alcune cose pronta ad uscire da quest'ospedale.
"Che felpa scusa?" Mi guarda confuso.
"Quella che mi devo mettere se non voglio sembrare una troia. Questo camice è peggio delle gonne che hanno certe ragazze a scuola" dico guardandomi allo specchio.
"Giorgia, non stressare, ho una felpa in più, ficcati questa" mi lancia una felpa blu e io gli sorrido ringraziandolo. "I tuoi hanno già firmato tutte le carte quindi possiamo andare" dice prendendo la mia borsa. "Ma sbaglio o tu non devi fare le scale fino a martedì in modo che la pancia guarisca bene?" Mi fulmina con lo sguardo e in meno di due secondi mi prende in braccio. Poggio il viso sul suo petto dove riesco a sentire esattamente i battiti del suo cuore. "Batte solo per te mostriciattolo" sussurra baciandomi i capelli. Mi carica in macchina e sfreccia tra il traffico di Roma nell'ora di punta.
"Oggi cosa facciamo?" Chiedo annoiata arrotolandomi una ciocca di capelli attorno all'indice.
"Credo che ci guarderemo un film sotto le coperte strafogandoci di cibo spazzatura." Sorride continuando a guardare la strada.
"Voglio vedere Greta." Mi imbroncio. "No Giorgia, non di nuovo. Sai che gli orari di visita coincidono a pieno con la scuola e oggi avevano quel rientro per i crediti extra. Quindi piantala una volta per tutte. A proposito, te le hanno lasciate le chiavi di casa vero?"
Mi sbatto una mano sulla fronte.
"Lo prendo come un no." Sorride leggermente. Parcheggia davanti a casa sua e mi porta in ascensore. Schiaccia l'ultimo piano e dopo pochissimo tempo le porte si riaprono dando vista sul suo enorme salone. "Andiamo su dai!" Dice prendendomi nuovamente in braccio. Mi metto sotto le coperte mentre luca sceglie un film. "Non ho idee bimba" dice pensieroso. "Le pagine della nostra vita" dico ad alta voce. Inarca un sopracciglio ma alla fine me la da vinta. Ci corichiamo vicini nel suo letto rimpinzandoci di patatine e pop corn.
Dopo due film e mezzo e sette chili in più decido di tornare a casa per cambiarmi e andare a dormire.
"Luca, mi accompagni a casa?" Chiedo dolcemente. Annuisce e mi porta in braccio fino all'ascensore.
Durante l'attesa mando un messaggio a Greta. "A chi scrivi?" Mi chiede Luca abbracciandomi da dietro e poggiando il mento sulla mia testa. "A Greta, non la vedo dal giorno dell'incidente"
Entriamo in casa e appena accendo le luci parte un boato che però non capisco cosa dica. Realizzo dopo pochi secondi che sono tutti a casa mia con più cibo dei magazzini delle antiche città messe insieme. Sono davvero stupita, non me l'aspettavo assolutamente.
Scorgo Greta tra la folla e le salto addosso abbracciandola come fosse il mio cuscino. Ricambia l'abbraccio stringendomi a lei con ancora più forza. "Piccola gio! Non mi perdonerò mai una cosa del genere, sia chiaro. Stavi per morire e- e io non ho potuto fare niente." Dice con la voce rotta come se stesse scoppiando a piangere da un momento all'altro. "Gre. Calma. Va tutto bene. Io sto bene e tu altrettanto. Va tutto benissimo." Le sorrido staccandomi leggermente per guardarla in faccia. Mi sorride a sua volta anche se questa volta con gli occhi lucidi. Le do un bacio sul naso e scendo dalle sue braccia per poi infilarmi in quelle di Andrea. "Brutta cattiva mi hai fatto morire di infarto." Dice con voce affemminata. Cerco di capire se sta scherzando ma è troppo serio. "Hai fatto coming out?" Gli chiedo stupita. Torna a sorridere e con la sua voce normale "gio, ti presento Alessandro, il mio ragazzo. Ale, lei è Giorgia, la mia migliore amica." Noto affianco a lui un ragazzo più piccolo di lui con i capelli Rossi e gli occhi marroni. "Ma all'isola avevi detto che avresti aspettato almeno un mese per essere sicuro e poi?" Gli chiedo sorridendogli. Inclina la testa e mi dice "Quando eri in coma ho davvero pensato di perderti per sempre e non sono l'unico-indica Luca- e l'ho fatto per te." Lo abbraccio ulteriormente.
Vedo Matt uscire dalla mia cucina con una birra in mano e salto addosso anche a lui facendogli rovesciare mezza bevanda. Mi abbraccia fortissimo e mi sussurra "bentornata nel mondo dei vivi piccola peste"
Diamo il via alle danze e io mi affretto ad riassumere sei chili ingozzandomi di pizzette, focaccine e altre schifezze. Ad un certo punto arriva un ragazzo dietro di me. Mi giro e mi ritrovo Daniele, il mio migliore amico di infanzia che però, vivendo a torino, non vedevo quasi mai. "Ommioddio Danii" urlo abbracciandolo. "Ciao Giorgina. Evito le domande inutili" ride un po' "allora, è tantissimo che non ci vediamo!"
"Mi sei mancato tantissimo!" Ci perdiamo in chiacchiere per circa mezz'ora. "Vado a cercare il mio ragazzo" gli dico per poi uscire in terrazza. Lo trovo a fumare. "Non entri?" Chiedo mettendogli le mani sulle spalle. "E vederti parlare con tutti i ragazzi presenti?" Mi dice ridendo amaramente. "Scusami?" Chiedo ingenuamente. "Se ti riferisci a Daniele.."
"Si chiama Daniele eh. Chiaro. Io non so nemmeno perché"
"Cosa perché? Perché mi hai chiesto di metterti insieme a te?" Chiedo fredda. Ho gli occhi lucidi. Non piangere. Non piangere. Non piangere.
Non sentendo risposta torno in casa e vado in camera mia. Mi metto sotto le coperte dopo aver chiuso a chiave la porta Cado tra le braccia di morfeo.

Occhi Di Un Cielo D'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora