Sfreccio tra i corridoi ancora a bordo del mio skate in direzione dell'aula di matematica. Guardo l'ora: 8,03. Posso farcela. Devo farcela. Dio mio 'sta scuola è enorme. Arrivo davanti all'aula e c'è già la porta chiusa. Sbuffo e mi siedo sullo skate in attesa della prossima ora.
Intravedo una figura entrare in corridoio seguita da altre tre più alte. Merda! La preside. "Signorina Ferrari, come mai qui fuori?" mi guarda con quegli occhi neri e io deglutisco "Ehm... sono arrivata tardi e non mi hanno fatto entrare" cerco di mantenere la calma perché quella donna per il minimo ritardo ti da delle detenzioni il pomeriggio anche fino alle sei di sera. "Oh, fammi pensare una puni... trovato. Fai vedere a questi tre ragazzi la scuola" mio dio mi è andata bene. Detto ciò se ne va lasciandomi sola con questi tre armadi viventi. "Ciao"mi saluta imbarazzato uno con i capelli biondo platino "io sono Andrea" dice il ragazzo grattandosi la nuca "Giorgia" gli faccio cenno con la testa "Loro sono Matteo - dice indicando un ragazzo alla sua destra con in capelli a spazzola - e lui è Luca" conclude indicando un ragazzo con i capelli biondi e gli occhi grigi. "Okay, andiamo" gli indico il corridoio vuoto "Avevo una tartaruga che si chiamava Lettuce" dice sempre il biondo. Lo guardo alzando un sopraciglio "Ma in italiano non vuol dire Lattuga?" ma Matteo mi interrompe "Ha chiamato tutti i suoi animali con il nome del loro cibo preferito" rido e a quanto pare non sono l'unica visto che quell' Luca ridacchia. Ma allora ce l'ha la lingua.
***
"E questa è la biblioteca" sospiro indicandogli il grande atrio della biblioteca. Santo cielo ci ho impiegato un'ora per far vedere la scuola a questi due deficienti. Ah già c'è anche il terzo. Com'è già che si chiama? Lucio? Luciano? Ah già... Luca. Mi chiedo se sia sordo muto. Per tutto il tempo guardava il telefono e non ha proferito parola per tutto il tempo.
"Gio mi dai il tuo numero?" Mi supplica Andrea "Perché dovrei?" Dico ridendo. Lui si avvicina al mio orecchio "Perché Luca lo vuole" sussurra. "Okay. Luca!" Lo chiamo. Alza gli occhi dal suo telefono e li punta su di me. "Il mio numero è 340 783461 scemo" lo prendo per il culo e poi mi giro in direzione della classe. Percorro il corridoio vuoto e entro in classe.
Mi siedo in ultima fila vicino a Greta.
"Gio, ma si può sapere dove diamine sei stata la prima ora?" Mi chiede appena mi siedo "Ciao Greta, si sto bene grazie per avermelo chiesto!" dico ironicamente "si come ti pare! Comunque, cosa hai fatto?" Sbuffa.
"ho fatto da guida a tre ragazzi nuovi" le rispondo ripensando all'ora precedente. Certo che quell' Andrea e quel Matteo sono proprio scemi. Il professore di latino fa il suo ingresso in classe sfoggiando una camicia rosa e un Gilet di lana azzurro abbinato a pantaloni verde mela con dei risvoltini fino a metà polpaccio. Davvero inguardabile."Asini, oggi ci sono altri tre asini con noi che hanno un anno in più di voi." Dice facendo entrare Luca Matteo e Andrea. Ma certo mettetemeli pure in camera da letto già che ci siete. "Grè, sono loro" li indico ma lei ha già la bava. Bah cosa ci trova di bello non lo so.
"Dolcezza grazie per il numero ma mi manca una cifra" 'sta voce non l'ho mai sentita. Mi giro verso quella voce e mi trovo due occhi grigi che mi guardano. "Puoi anche sognartelo" faccio un sorriso falso.***
"Ma come non mi puoi accompagnare a casa" cantileno sbattendo un piede sul cemento del cortile della scuola.
"Gio, scusa ma devo andare da mia madre in toscana. Mi deve dare una cosa. Torno tra due giorni"
"Ti odio"
"Ti voglio bene anchio" mi fa la linguaccia.
Alzo gli occhi al cielo e mi incammino verso casa.
Mi metto ad aspettare il pulman quando una macchina accosta fermandosi.
"Tu mi devi ancora dire il tuo numero". Luca. Chi se non lui?
"Puoi sognartelo."
"Sai vero che oggi non passano i pulman?"
Mi sbatto una mano sulla fronte. Ho pure dimenticato lo skate in classe e non posso recuperarlo.
"Ho una proposta. Ti do il mio numero in cambio di un passaggio ora è domani mattina." Gli propongo.
"Ci sto." Sfoggia un sorriso. "Sali"
Salgo sulla sua macchina che sembra essere parecchio costosa.
"L'ultima cifra?" Mi guarda.
"Otto" alzo gli occhi al cielo. Dio mio è un martello pneumatico."Gira a destra e vai dritto fino alla fine della via." Gli indico la strada.
Parcheggia l'auto davanti a una casa poco distante dalla mia. E scende.
"Che c'è? Abito qui!" Indica il palazzo accanto al mio.
"Lasciatelo dire. Hai dei gusti musicali pessimi" dico prima di entrare in casa.
Mi faccio un panino e vado in camera a mangiarlo.
Mi siedo sul davanzale e apro il libro che ho iniziato ieri.
Mi rilasso un po' ma tutto finisce quando si sente la musica che c'era in macchina di Luca.
Guardo fuori dalla finestra.
Ma stiamo scherzando? Quando ho detto 'mettetemeli in camera da letto' scherzavo.
"Andiamo spegni sta musica" gli urlo.
"Tu non fare la secchiona"
"Ma che? Sei serio?"
"Si"
"Va al diavolo"
Richiudo la finestra e mi corico sul letto. Non è possibile."Giorgia sono a casa" urla mia madre dal salotto.
"Ciao má" urlo scendendo le scale.
"Com'è andata la scuola?"
"Tutto nella norma. Ho preso otto di latino e sei di matematica"
"SEI DI MATEMATICA?" Urla. Ora muoio.
"Sì mamma. Ma vedi il lato positivo, non ho preso quattro" le dico baciandole una guancia. Sospira e poi va ai fornelli.
Chiudo il libro di storia e prendo il telefono.
'Ciao dolcezza'
'Luca non chiamarmi dolcezza, non sono zucchero'
'Allora ti chiamo Bambina'
'Ma perché?'
'Perché sei infantile'
'Vaffanculo'
Signore dammi la forza.
"Gio è pronto!" Scendo in cucina e mi siedo a tavola.
"Papà?" Domando mangiando la pasta.
"Non viene" sospira.
"Cena di lavoro?"
"Esatto".***
"Giorgia sbrigati è tardi"
Spalancò gli occhi e guardo l'ora sul telefono: 7,20.
Merda.
Corro in bagno e mi lavo velocemente faccia, denti e corpo.
Districo i miei capelli e mi dirigo nella cabina armadio che tanto odio.
Infilo un paio di jeans chiari e un felpone grigio. Metto le converse nere e trucco le mie ciglia con un filo di mascara.
Prendo lo zaino e saluto mia mamma.
Esco contemporaneamente a mister simpatia e gli vado incontro.
"Ciao" mi saluta.
Non rispondo mi limito a guardarlo negli occhi
Sono davvero belli quegli occhi grigi. Sarà che sembra di vedere il cielo durante il temporale. Sarà che sono belli.
"Dolcezza, non guardarmi troppo, so che sei innamorata di me ma così mi sciupi"
Sará che è un grandissimo stronzo e che già lo odio
"Non mi innamorerei di te manco fossi l'ultimo ragazzo sulla faccia della terra" sibilo alzandomi sulle punte dei piedi per guardarlo negli occhi
"E io non mi innamorerei di te manco fossi l'ultima persona sulla terra" si avvicina
"È una sfida?"
"Esattamente"
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Occhi Di Un Cielo D'inverno
RomanceGiorgia è una ragazza all'apparenza come tante. Occhi di un azzurro simile al ghiaccio e capelli castani, è figlia dei più ricchi imprenditori di Roma e di una giornalista. È una ragazza molto semplice, acqua e sapone con la passione per la danza cl...