Capitolo 1

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Stavo camminando per le strade buie e deserte di Dublino, tutta sola. Questo potrebbe sembrare l'inizio di un brutto film horror, ma vi prometto che non è così. Normalmente non sarei uscita neanche morta nella fredda aria di dicembre. Ma questa volta non era normale. Ero in Irlanda a trovare i miei familiari per Natale. Venivo da una grande famiglia, e ci ritrovavamo tutti insieme per le vacanze. Tutti e ventuno sotto un'unico tetto.

Sono una diciassettenne aspirante scrittrice, e quel pomeriggio ero stata colpita da una grande idea per un libro. Ma a casa mia non c'era nessun posto dove sedersi e scrivere. Così presi e, coperta dai miei vestiti più caldi, andai al parco più vicino a casa. Mi sedetti su una panchina coperta di neve e, raccogliendo l'atmosfera intorno a me, cominciai a scrivere ciò che avevo nel cuore.

Sfortunatamente, il tempo correva via, e mi ritrovai a dover tornare a casa nella luce morente, intirizzita dal freddo. I miei genitori avrebbero probabilmente commesso un omicidio appena mi avessero visto, perché mi ero "dimenticata" di dire loro dove ero andata. Quindi ero lì, a camminare lungo il marciapiede, con il mio quaderno stretto al petto. Purtroppo, non ero dotata di quella che viene chiamata una buona coordinazione. Aggiungiamo un po' di ghiaccio all'equazione e sono abbastanza spacciata. Feci un passo falso sul suddetto ghiaccio e mi ritrovai con il culo a terra.

"Ahi" gemetti, massaggiandomi il posteriore. Poi sussultai. Il taccuino mi era scivolato dalle mani ed era atterrato in cumulo di neve al margine della strada. "No!" urlai, riprendendolo e cercando di valutare il danno fatto. "Oh, per favore no." Asciugai frettolosamente la copertina con la manica e mi morsi il labbro per la frustrazione. Il taccuino era rovinato, tutto l'inchiostro era colato via mescolando le parole fra loro. "Questo è quello che si ottiene non usando un computer."mormorai con un sospiro.

"Ehi, tutto bene?" chiese qualcuno. La mia testa scattò in su e soffocai un urlo. In piedi dietro di me c'era un ragazzo! Lo fissai per qualche secondo, i miei occhi verdi sgranati, il cuore che mi batteva forte sotto al maglione. Il ragazzo si chinò e, afferrando il mio braccio, mi tirò su. "Non toccarmi!" gridai allontanandomi di scatto. "Va bene, va bene!"disse lui alzando le mani. Lo osservai sospettosa. Era alto intorno al metro e settanta, e sembrava piuttosto forte. Cercai di ricordare alcune tecniche di autodifesa, ma non mi venne in mente niente. La cosa più spaventosa di tutte era che indossava un berretto blu elettrico e degli occhiali da sole nonostante il sole fosse già tramontato da un pezzo. "Da dove vieni?" chiesi nervosamente, deglutendo. "Da un concerto". Oh, fantastico, era probabilmente un drogato o qualcosa del genere. La mia paura doveva essere evidente anche sul mio volto, perchè il ragazzo sospirò e disse "Senti, non voglio farti del male, sto solo tornando al mio albergo". Annuii, e dissi "Beh, grazie per l'aiuto, ma credo di doverti dare la buonanotte" Mi girai e mi incamminai verso casa. Avevo fatto al massimo venti passi, quando mi accorsi che era ancora dietro di me. "Mi stai seguendo?!" Alzò gli occhi al cielo, chiaramente esasperato "Potrebbe essere possibile che stiamo solo andando nella stessa direzione?!" Stavo per dargli una risposta tagliente e fredda, quando uno strillo mi interruppe "ECCOLO!! E' LUI!!"

E poi un centinaio di ragazzine urlanti correvano verso di noi. Se non avete mai avuto un'esperienza del genere, allora non avete provato la paura vera. Il ragazzo imprecò tra i denti e poi, prendendomi per mano, cominciò a correre. "Che stai facendo?" gli gridai. "Corro. E ti consiglio di fare lo stesso."

Corremmo per quelli che sembrarono chilometri, mi mancava il respiro. All'improvviso il ragazzo mi trascinò in un vicolo vuoto e guardammo le ragazze correrci davanti agli occhi, come un treno impazzito. Il ragazzo si accasciò al muro e tirò un sospiro di sollievo "Grazie a Dio!" "COSA DIAVOLO ERA QUESTO?!" urlai furiosa "E tu?! Chi sei?" detto questo, mi allungai e gli strappai di dosso gli occhiali e il cappello, scoprendo dei vivaci occhi azzurri e dei capelli biondi. Lui mi squadrò. All'improvviso, questo assurdo incontro ebbe senso. Il concerto a cui era andato, i suoi vestiti, le ragazzine urlanti... stavo guardando Niall Horan.

Kiss me, I'm Irish || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora