"Niall!" esclamai. All'esterno era decisamente più freddo che nel bar; attaccai l'orecchio alla spalla per non far cadere il telefono mentre mi chiudevo la giacca.
"Piccola!" il suo tono entusiastico mi fece sorridere ancora di più. "Avete già svuotato i bagagli? Com'è andato il viaggio? Com'è la casa?"
"Ehi calma, non scappo!" lo sentii ridacchiare dall'altra parte.
"Giusto scusa."
"Comunque tutto bene. La città é qualcosa di assurdamente bello. Non riesco a credere che vivrò qui. É impensabile." Sorrisi nonostante sapessi che non poteva vedermi.
"Sono felice che stai, si insomma che- che sei felice." Balbettò, imbarazzato. Lo immaginavo, appoggiato a un muro, con le guance rosse. "Devo andare in studio ora, dobbiamo continuare a provare." Sbuffò.
"Okay, divertiti." Lo salutai io. Niall non attaccò però.
Dopo qualche attimo di silenzio parlò di nuovo. "Si insomma, volevo solo sentirti, sapere che stai bene.."
"Niall, sto bene!"
"Okay. Okay, ci sentiamo più tardi?"
"Vai a cantare!" Chiusi la chiamata ridendo, e riposi il telefono in tasca.***
Niall's POV
Ero felice di sapere che stava bene. Avrei voluto chiamarla prima ma i ragazzi mi avevano obbligato a provare tutta la mattina. Durante il primo minuto libero ne avevo approfittato. Era così bello sentire la sua voce, soprattutto dopo aver aspettato tanto. Non pensavo che sarebbe stato così difficile già dal primo giorno.
"Il primo giorno é il peggiore, Niall." Liam sembrò leggermi nel pensiero, mentre rientravo in studio.
"L'hai chiamata?" Cominciò Louis. Era il sostenitore maggiore della nostra.. di me e Ceili.
"Lou, non ora, per favore." Lo sguardo confuso del ragazzo non mi toccò minimamente. "Non ho voglia di parlarne."
"Ma è successo qualcosa?" lo sentii farsi più serio, mentre il suo tono di voce si abbassava.
"No, nulla. Mi manca da morire, tutto qua."***
Ceili's POV
Due giorni dopo, non appena la sveglia suonò, seppi che il giorno peggiore della mia vita era arrivato. Scesi dal letto con una sorta di angoscia che si era impossessata di me, e che era totalmente fuori luogo in quella città e in quell'appartamento.
Entrai in bagno e, dopo aver lasciato il pigiama buttato disordinatamente per terra, mi infilai nella doccia.Mentre mangiavo svogliatamente i miei cereali mia Zia mi assillava, tanto per cambiare.
"Hai tutto? I libri? Le penne? Il cellulare? Ricordati di essere te stessa e tutti vorranno essere tuoi amici, e-" dopo questa enorme stronzata decisi di scollegare il cervello, e finii passivamente ciò che avevo nella tazza.
Avrei voluto salutare Fred, lui avrebbe sicuramente saputo cosa dirmi per tirarmi su il morale e farmi stare tranquilla. Purtroppo ero in ritardo, quindi uscii di corsa. Appena misi piede sul marciapiede ringraziai il cielo di essermi coperta così tanto. Mi infilai le cuffiette nelle orecchie, calcai bene in testa il berretto blu elettrico e mi incamminai a passo svelto verso la mia nuova scuola.
Anche la struttura era completamente diversa da quella alla quale ero abituata. La scuola era un agglomerato di costruzioni cubiche di mattoni rossi, circondata di alberi. C'era un parco enorme per lo svolgimento di attività fisiche che era completamente ricoperto di neve. Mi fermai davanti a uno dei cubi rossi e scorsi i cartelli delle indicazioni velocemente, in cerca di un cartello che indicasse dove fosse la segreteria. Dopo averla trovata, esitai un attimo prima di entrare. Feci un respiro profondo e aprii la porta.
All'interno era più caldo di quanto avessi sperato. L'ufficio era piccolo: era composto da una piccola sala di attesa, con sedie morbide, un tappeto arancione, bacheche piene di avvisi appese ai muri e un orologio che scandiva il tempo rumorosamente. La stanza era divisa a metà da un tavolo sul quale erano appoggiati orari, fogli di carta colorati e portapenne pieni. Dietro questo tavolo sedeva una signora sui quaranta dai capelli di un rosso acceso. Indossava una semplice camicia, e improvvisamente mi sentii troppo coperta.
La donna alzò lo sguardo. "Come posso aiutarti?"
"Sono Ceili Watterson." la informai, e vidi subito una strana luce illuminarle gli occhi. Ovviamente sapeva chi fossi. La figlia dell'editore, ricca, che portava un'ingente quantità di soldi nelle entrate della scuola.
"Certo." annuì lei. Si tuffò su una pila di fogli traballante e ne estrasse uno verde dal fondo. Me lo porse. "Qui c'è il tuo orario, devi farlo firmare da tutti i professori e poi riportarmelo alla fine dei corsi. Questa-" prese un foglio rosa da un'altra pila "é la mappa della scuola, non dovrebbe servirti, ma non si sa mai" mi sorrise, prima di afferrare un'altra manciata di fogli.
Uscii da lì con un arcobaleno di carta in mano. Avevo un foglio per le organizzazioni sportive, tipo cheerleading, nuoto o atletica, un altro per il gruppo di teatro, un altro ancora per quello di canto; c'era un foglio che recitava "Salviamo i gatti di Manhattan!" un altro che era contro le macchinette piene di barrette di cioccolata e altre cose "poco sane"...
Infilai tutta quella carta nella borsa, noncurante del casino che si stava creando al suo interno, e tenni fuori solo la mappa e l'orario. Alzai gli occhi dal disastro che avevo combinato e vidi che il cortile della scuola si era popolato di persone. Chiacchieravano e ridevano, in gruppi da due o da tre, e tutti camminavano verso le rispettive aule. Mi resi conto che sarebbe stato meglio arrivare in orario, almeno il primo giorno, quindi mi incamminai verso l'aula 18 - chimica, professor Gary Kitsing, lessi.
Entrai che l'aula era quasi completamente vuota, fatta eccezione per il professore e un ragazzo stravaccato in fondo all'aula. Mi avvicinai alla cattedra e salutai il professore.
"Buongiorno." Rispose lui, alzando lo sguardo. "Tu devi essere la ragazza nuova. Io sono il professor Kitsing. Devo firmare qualcosa?" Chiese conciliante. Sarei andata d'accordo con quest'uomo, anche se non amavo molto la sua materia. No, in realtá la odiavo, chimica. Gli porsi il foglio e aspettai che firmasse. Dopodichè mi diressi verso i banchi.
"Ceili, i banchi sono stati tutti assegnati, quindi ti dovrai sedere vicino a Joshua." Disse il professore, indicandomi il posto vicino al ragazzo che avevo visto all'inizio dell'ora. Mi andai a sedere e notai che l'aula si era riempita, e tutti mi fissavano.
Mi girai verso Joshua, che mi osservava curioso. "Sono Ceili." Azzardai, a voce bassa per non disturbare la lezione appena iniziata. Il ragazzo sembrò stupito, ma rispose subito. "Ceili. Io sono Josh." Sorrisi, e capii che forse avrei avuto qualcuno su cui contare. Chiacchierammo per tutta la lezione, e appresi che Josh era abbastanza popolare nella scuola, ma non era affatto pieno di sè. Aveva una sorella più piccola e un cane, e faceva il cameriere in un caffè vicino casa sua.
"Se vuoi ti ci porto questo pomeriggio. Mi sa che Paul ha bisogno di dipendenti, se ti va magari te lo presento."
"Sarebbe fantastico, grazie mille!" Sorrisi di nuovo.Avevo ancora un'ora di lezione con Josh, dopo chimica, quindi non ebbi bisogno della mappa fino all'ora di pranzo. Ci sedemmo ad un tavolo e presto ci raggiunsero un altro ragazzo e una ragazza.
"Ceili, loro sono Lee e Lydia." Ci presentò Josh.
"Piacere." Il ragazzo mi sorrise, aveva dei denti bianchissimi.
"Ceili! Che bel nome! È irlandese vero?" Partí subito Lydia, per poi aggiungere rivolta ai ragazzi "Si, insomma, così ho sentito dire."
Aveva i capelli rossi e ricci, e un volto molto particolare. Senza dubbio era la ragazza alla quale andavano tutti dietro. Lee invece era un ragazzo dalla pelle ambrata e gli occhi espressivi.
"Si, esatto." Sorrisi a Lydia, che si sedette soddisfatta.
"E che vuol dire?" Chiese ancora. "I nomi irlandesi hanno sempre un significato, giusto?"
Ridacchiai, e le risposi "Si, credo di si. Comunque il mio nome vuol dire festa."
"Che bello!" Esclamò la ragazza. "Ah, a proposito, Matthew ha organizzato una festa a casa sua venerdì sera, i suoi sono partiti per Seattle, ha detto di invitare più gente possibile. Ti va di venirci? Ti presento tutti quelli carini!" Mi fece l'occhiolino, e senza attendere una risposta continuò. "Andiamo dopo la scuola a comprare dei vesti-"
"No, dopo scuola Ceili deve venire da Paul, al caffè." Si intromise Josh.
"Non potete andare domani?" Lydia fece gli occhi da cucciolo.
"Andate voi domani! Io gliel'ho chiesto prima!"
"Si ma domani non avremo piu tempo, magari se mon ci piacciono dei vesti-"
Continuarono a litigare fino alla fine del pranzo, mentre io sorridevo beatamente, felice di aver fatto nuove amicizie.NOTA AUTRICE
Scusate scusate scusate scusate!!! É davvero troppo tempo, lo so, ma mi si è rotto il telefono! Peró ho già quasi pronto il prossimo capitolo! Spero che questo vi piaccia, ho introdotto altri personaggi, ditemi che pensate!
Un bacio
Chiaralovesniall
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Kiss me, I'm Irish || Niall Horan
FanficDovevo solo passare una normale vacanza in Irlanda. Solo un piacevole rilassante Natale nell'isola di smeraldo. Questo è tutto quello che volevo, in realtà. Beh, questo almeno è tutto quello che alla fine non è accaduto.