Capitolo 6

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-Dai, mamma! Ti prego!- la supplico, dall'altro lato del tavolo.
-Ad una condizione- replica lei, stufa delle mie lamentele.
-Cioè?-
Resta un attimo in silenzio, poi riprende a parlare.
-Non dovrai avere nemmeno una D in pagella!-
Spalanco gli occhi.
-Che cosa?-
La mamma mi guarda con fare altezzoso.
-O questo o niente- ribadisce, allargando le dita sul piano di legno.
Sbuffo. Non sono sicura di riuscire a tirare su inglese, scienze e geografia fino alla C-.
-Okay...- mormoro.
-Se avrai anche solo una D, puoi scordarti di mettere i piercing per tutta la vita!- continua alzandosi.
Mi lascia da sola in cucina. Per tutta la vita... ovviamente per me significa per i pochi anni che starò ancora a vivere con lei. Quando avrò una casa tutta mia e sarò indipendente, farò ciò che vorrò. Prendo i soldi ed esco, dirigendomi al negozio di tattoo e piercing.
-Salve- esclamo, lasciando che la porta dietro alle mie spalle sbatta leggermente.
-Ciao- mi saluta una ragazza da dietro la cassa.
Ha l'orecchio pieno di orecchini e ha tre piercing al naso, uno al labbro e le braccia, lasciate scoperte dalla t-shirt nera con il logo del negozio, coperte di tatuaggi neri e colorati.
-Vorrei farmi un piercing al sopracciglio- dico indicando quello destro con l'indice.
-Anni?-
-Quasi diciassette-
-Quindi sedici. Ho bisogno del permesso dei tuoi genitori- annuncia.
Glielo porgo e, mentre lei controlla i dati scritti sul documento, io osservo i disegni sulla sua pelle. Rose, volti, orologi e piume sono quelli più diffusi, seguiti poi dalle frasi o dalle parole singole in inglese o in latino. Ne vedo una anche in cinese. O giapponese. Non lo so distinguere.
-Okay, perfetto. Devi scegliere il modello di piercing che vuoi-
La ragazza tira fuori una scatola dal coperchio di vetro piena zeppa di gioielli. Ne cerco con gli occhi uno che mi piaccia e alla fine decido di prendere quello con le estremità a coni neri.
-Questo qua- dico, indicandolo.
Lei lo prende in mano e lo posa su una tavoletta. Con uno straccetto umido pulisce e disinfetta bene il modello che ho scelto e poi lo mette in una bustina nuova di plastica.
-Vieni con me- farfuglia facendomi un cenno con la mano libera.
La seguo per le stanzette piccole e piene di graffiti sulle pareti e mi sdraio su un lettino. Sembra di essere in un ospedale.
-Michael arriva subito. Vado a chiamarlo- mi dice lei, dopo aver poggiato il foglio sul ripiano e prima di uscire a cercare questo Michael.
Egli si rivela non un uomo, ma un ragazzo giovane. Non potrà avere sopra i venticinque anni. Forse anche meno. Ha gli occhi color nocciola e i capelli riccioli bruni. È davvero carino.
-Sono Michael- si presenta, e io faccio lo stesso.
-Holland-
-Allora... dove vuoi farti il piercing?- chiede ispezionando le mie sopracciglia.
-Qua-
Indico il punto preciso.
-Va bene, prendo gli utensili-

****

Pigio il ghiaccio sul mio sopracciglio dolente. L'operazione non ha fatto molto male, anzi... rispetto al dolore che provo adesso prima è stata una passeggiata. Certo, il male c'era anche nel negozio, ma ora devo fare estrema attenzione a dove poggio la testa, per evitare di combinare guai con il nuovo gioiello. Mi piace da impazzire soprattutto per il colore. Gli altri due al naso sono color argento mentre questo nero. La mamma mi ha guardato con le sopracciglia alzate, sinonimo di non propria approvazione, ma mi ha comunque passato la borsa del ghiaccio da metterci sopra. Alla tele non c'è nulla di interessante, così la spengo e rimango immersa nel silenzio del salotto. Corro in camera e accendo il computer, poi mi guardo qualche serie tv. L'idea di fare i compiti non mi passa nemmeno per la testa, così passo il resto del pomeriggio a cazzeggiare su internet.
-Sono tornata!- esclama Sophie dal piano di sotto.
-Ciao!- urlo per farmi sentire.
Sento dei passi veloci e dopo due secondi e mezzo la mia porta si spalanca.
-L'hai davvero fatto??- chiede stridula.
-Certo-
Le faccio vedere il mio nuovo piercing e lei esulta.
fighissimo... perché non me li posso fare anche io?- borbotta mentre esce dalla camera, tutta imbronciata.
Scoppio a ridere. Sophie con un piercing? Ma quando mai?
-Perché sei piccolina!- le grido dietro, e probabilmente lei mi sta mandando a quel paese in tutte le lingue conosciute al mondo.
Sbuffo. Non ho affatto voglia di restare a casa. Ma nemmeno di uscire al freddo.
-Che palle!- sbotto annoiata.
Prendo in mano il cellulare. Cerco qualcuno con cui chattare. Clicco su una chat e prego. È online. Per fortuna.
Ti va di andare da qualche parte? Mi annoio :(
Inviato.
Bowling?
Sorrido.
Mh... accetto la sfida

****

-Ti sei fatta un altro piercing?- chiede sconvolto.
-Ti piace, Beck?- lo punzecchio mentre mi chino per tirare la palla.
Li becca tutti. Faccio uno Strike pieno. Saltello vicino al mio amico. Lui mi incenerisce con lo sguardo, poi mi prende per mano.
-Un'altra birra alla vincitrice!-
E così prendo la seconda birra della serata. Ho vinto io anche la prima volta. Lasciamo il bowling alle dieci e decidiamo di fare un giro in piazza. C'è così tanta gente che quasi lo perdo di vista. Sono così piccola che la gente potrebbe calpestarmi. Tengo la mano di Beck intrecciata alla mia finché non ci sediamo su una panchina, dove finalmente c'è un po' di aria.
-Dio, non si respirava- ammetto.
-Già-
Le stelle sono incantevoli stanotte, così per gli attimi di silenzio che seguono la nostra breve conversazione, sto con il naso all'insù.
-Ti va di bere qualcosa?-
Roteo gli occhi dal cielo a lui.
-Ancora? Non hai già bevuto due birre? Ti vuoi ubriacare?- chiedo, con un tono calmo.
Non sarebbe una cattiva idea. Beck alza le spalle.
-Perché no? Dai vieni al Red che il mio amico ci serve qualcosa-
Mi prende per il braccio e si fa largo tra le persone. Arriviamo davanti al locale, anch'esso pieno zeppo di ragazzi e ragazze.
-Vieni-
Mi guardo attorno. È un pub molto bello. Le pareti, i mobili, le poltroncine e i tavoli sono in comune con il nome del locale e decine di bottiglie colorate sono impilate sugli scaffali sopra al bancone. Mi siedo su una delle sedie girevoli attaccate al bancone, di fianco a lui.
-Cosa vuoi?-
-Vodka. Ma non troppa.-
-Okay- mi dice lui, anche se so già che non rispetterà ciò che ho chiesto.
Beck richiama una barista dalle tette enormi e le sussurra ad un orecchio le nostre ordinazioni. Poi le dà un'occhiata poco rassicurante e sbottona il polsino della camicia. In pochi istanti le ha già scritto il suo numero sul braccio e risistemato la manica dell'indumento. Alzo gli occhi al cielo, ridacchiando e gli tiro un pugno scherzoso sul braccio.
-Che c'è? È stata assunta da poco...- si giustifica, guardando nella sua direzione.
-Mh... ed è una fortuna?- chiedo soffocando una risata.
-Cazzo!-
La ragazza, che poi scopro si chiami Jade, ci serve una quantità indefinita di alcol. Beck divide la roba per lui e per me, sono sbalordita. Vedo almeno tre bicchierini di vodka ice per ognuno di noi e altri due più lunghi e larghi di liquidi diversi dalla mia parte.
-Ma quanto cazzo.... quanto hai speso?- chiedo incredula.
-Le ho detto di dire al suo capo che ha un favore da farmi- dice guardandomi.
-Beviamo tutto questo??- chiedo stranita.
Non ho molta voglia di ubriacarmi.
-Stai tranquilla, lasciati andare. E poi scommetto che devi annegare qualche dispiacere. O forse no?- mi punzecchia.
-Ti pare?!-
Comincio a buttare giù alcol a palate. Ad un certo punto della serata per il caldo soffocante che mi affligge, mi tolgo anche la felpa pesante, rimanendo in una t-shirt nera abbastanza aderente. Non capisco più nulla e non sono nemmeno in grado di spacciare una frase di senso compiuto. Sento lo stomaco fare le capriole ma non è il momento per vomitare. Beck non è messo meglio di me, anzi. Ha bevuto parecchio e per adesso l'ho perso di vista. Sarà andato a farsi quella bionda tettona che ci ha servito verso le dieci e quaranta. Volto il viso verso l'orologio e guardo a fatica l'ora. È già mezzanotte e passa. Il tempo è praticamente volato. Scendo dallo sgabello e mi sorreggo al ripiano nero. Afferro la felpa e la indosso. Una boccata d'aria non mi farà male. Il locale mi gira attorno. Non sento più nemmeno il male al piercing, l'alcol circola velocemente nel mio corpo. Il rumore della musica mi dà alla testa e ad un certo punto vado a sbattere contro quattro persone.
-Scusatemi- blatero barcollando.
Li guardo ghignare ma non capisco, poi sì. Comprendo tutto quando uno si avvicina e mi dice qualcosa. Qualcosa che mi fa rizzare i peli sulla nuca.
-Ma guarda chi si vede... ancora tu, uccellino?- 

Spazio autrice
Il capitolo è leggermente più lungo del solito, ma l'ultima parte l'ho scritta di getto e non mi sono fermata vedendo il numero delle parole.
Se non ricordate chi siano questi quattro alla fine rileggete il Capitolo 3 di Not Again!
Bacioni
Lussy🌸

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