Capitolo 7

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Il ragazzo muscoloso che avevo colpito è davanti a me. Mi domando come cazzo faccia ad avermi riconosciuta, con un altra tonalità di capelli e i piercing. Sento il suo fiato puzzare di alcol. Forse anche più del mio. Avvicina le labbra al mio orecchio e mi libera delle mie confusioni.
-Sai... non si dimentica chi ti ha dato una ginocchiata nelle palle... soprattutto se la vedi ubriacarsi fino a non riuscire a parlare- sussurra intrappolandomi il polso nella sua stretta d'acciaio.
-Io...-
Lui ghigna, bevendo ancora un sorso di birra. Io mi divincolo e l'unico risultato che ottengo è di fargli versare il liquido ambrato sui pantaloni. Ecco, adesso si incazza.
-Ma porca troia- sbraita sbattendo la bottiglia sul ripiano.
Mi guardo in giro. Beck non c'è più. Cazzo.
-Io vado- dice poi ai suoi amici.
Mi prende per la vita e mi trascina fuori.
-Lasciami!-
La mia voce non sembra affatto minacciosa e tutto ciò che esce dalle mie labbra è una preghiera.
-Uccellino, sei stata fortunata che ti abbia graziata quella sera, adesso basta. Quando saremo a casa mia vedrai- mi ringhia addosso.
Graziata? Ma se mi ha salvata Brad! Se non fosse arrivato lui sarei morta sicuramente.
-Ma...-
Blatero qualche parola ma sono troppo sbronza per divincolarmi.
-Vieni qua!-
-No-
La sua stretta si fa troppo stretta perché io possa lasciarmi, e mentre mi lamento lui mi carica in braccio.
-Cazzo lasciami!- sbraito scalciando.
Mi tasto le tasche dei jeans, ho ancora il cellulare. Mi carica sul retro della macchina e chiude il bagagliaio. Mentre fa il giro dell'auto digito il numero di Baylee, ma non risponde. Cazzo. Poi le mie dita cominciano a scrivere da sole un numero. Lo so a memoria anche da ubriaca.
-Holland?-
Brad risponde dopo un nanosecondo.
-Ti prego aiutami...-
-Sei ubriaca? Mi stai prendendo in giro?-
Sento che è sul punto di riattaccarmi in faccia.
-Aspetta, quel tipo... Jonah? Jhon? Jonathan forse? Mi ha rapita- dico cercando di scandire le parole.
-Cosa?! Dove... dove eravate? Dove siete?- chiede facendo trasparire la rabbia e la paura.
Sento dei rumori sotto, come se stesse scendendo le scale. E forse è davvero così.
-Eravamo al Red... adesso mi sta portando a casa sua... ti prego... ho paura-
Le lacrime scendono sulle mie guance alla velocità della luce. La sbronza sta passando lentamente e io sento che Brad sta sbattendo la portiera della sua auto.
-Tranquilla piccola, so dove abita, un tempo frequentavamo la stessa compagnia. Arrivo in cinque minuti. E se osa toccarti anche un capello... io lo ammazzo.-
Attacco e mi rannicchio. Infilo nuovamente il telefono in tasca e aspetto che Brad arrivi e che mi porti via da questa situazione di merda. La macchina frena violentemente, ad un certo punto, e io sbatto la testa contro il vetro posteriore. Non è stata una botta grave, ma sento una fitta di dolore. Per fortuna ho colpito il vetro con la parte in cui non ho il piercing, sennò sarebbero stati cazzi amari. Jonathan apre il baule e mi trascina giù. Apre la porta velocemente e la sbatte in modo piuttosto brusco alle nostre spalle. Mi getta sul divano.
-Spogliati- sibila, facendo un cenno con la testa nella mia direzione.
-No-
La sua mano artiglia i miei capelli, e mi fa piegare la testa all'indietro. Gemo di dolore.
-Allora ti spoglio io-
Appena solleva la mia t-shirt, le mie mani gli schiaffeggiano il petto, ma non gli faccio nemmeno il solletico. Jonathan intrappola i miei polsi nella sua mano e sbottona con facilità i miei jeans skinny. Piagnucolo, ma sono totalmente schiacciata dal suo corpo muscoloso, messo a cavalcioni su di me. Le sue dita entrano senza difficoltà nel mio reggiseno e iniziano a torturarmi lentamente. È probabile che lui senta di avere tutto il tempo del mondo. Brad sarebbe dovuto arrivare a momenti, ma cinque minuti sono già passati. Lo sento sdrusciarsi contro il mio bacino e indurirsi ad ogni mio minuscolo movimento. Lui è ancora vestito, mentre io faccio fatica a tenermi addosso le mutande. Mi libera i polsi e fa per sfilarmi gli ultimi indumenti che ho addosso, quando sento un tonfo. Non sono sicura se abbia sfondato la porta o l'abbia aperta con una spallata, fatto sta che Brad entra come una furia nel salotto, e appena vede i miei occhi disperati, si abbatte contro Jonathan. Lo toglie dai miei fianchi e gli sferra qualche pugno. Io raccolgo i miei vestiti e li indosso, con le mani tremanti che non mi aiutano. Appena il mio ex si calma, si gira subito verso di me. Mi asciuga le lacrime che stavano bagnando il mio viso e mi prende in braccio. Mi lascio cullare dalle sue braccia faniliari e dal ritmo costante dei suoi passi.
-Tutto okay, Holland?- mi chiede poi, appoggiandomi sul sedile del passeggero del suo pickup.
Annuisco senza parlare, e porto le ginocchia al petto.
-Ti porto a casa, ora- sussurra, stringendo dolcemente la mia mano.
Sussurro un ringraziamento e poggio la fronte sul finestrino. Faccio fatica a tenere le palpebre aperte.
-Eccoci-
Cerco sotto al vaso di orchidee la piccola chiave e cerco di infilarla nella toppa, senza alcun risultato. Alla fine è Brad che la apre e che la chiude a chiave alle nostre spalle. Mi porta in camera e mi spoglia lentamente, lasciandomi in intimo, come faccio io quando vado a dormire. Poi fa lo stesso per sé, socchiude la porta e si infila sotto le coperte, al mio fianco.
-Buonanotte amore-
Mi stringo al suo petto, mentre lui poggia le sue labbra sulla mia fronte. Non so se lui dorma oppure no, ma io crollo in un sonno profondo in pochi istanti.

****

Sbarro gli occhi e mi metto a sedere di scatto. L'incubo è finito e io sono ancora in camera mia. Cerco inutilmente di calmare il mio fiatone. La testa mi scoppia. Sento Brad muoversi vicino a me. Non è ancora sveglio, quindi scendo dal letto e vado in bagno a farmi una doccia, dopo aver preso un'aspirina. L'acqua scorre velocemente sulla mia pelle, ma non toglie dalla mia mente il tocco di quel porco su di me. Appena esco, mi asciugo i capelli con un asciugamano, lasciandoli umidi e torno in camera coperta solo da un telo giallo canarino. Il biondo si sta sistemando i capelli tutti spettinati. Mi scappa un sorriso che muore subito dopo.
-Tutto bene?- mi chiede con la voce impastata dal sonno.
Scuoto la testa e mi corico vicino a lui. Il mio telo è oramai per terra, ma in questo momento Brad non se ne accorge nemmeno, tanto è intento a passare i polpastrelli sui miei zigomi. Sono stanca di piangere, ma alle mie lacrime non sembra fregargliene nulla.
-Ci sono io, ora. Dio, quando l'ho trovato sopra di te avrei potuto ucciderlo. Ti ho vista così terrorizzata e solo quello mi ha distolto dall'ammazzarlo...- sussurra, avvicinandomi al suo corpo caldo.
-Grazie-
-Di nulla, piccola... sai che io ci sarò sempre- dice lui, fraintendendo.
-No... io intendo per essere venuto da me senza preavviso... per aver evitato il peggio. Scusami se per caso ti ho disturbato in quel momento, se ho chiamato te...- mugugno, posando la testa sul suo petto.
-Zitta, Holland. Io farei di tutto per te. Non capisci quanto ti amo?- mi chiede guardandomi negli occhi.
-Lo so... ma... ma io sto cercando di...-
Lui zittisce le mie parole senza senso con un bacio. Io ricambio, posizionandomi sotto di lui. Le sue mani esperte e familiari mi tolgono dalla mente quelle di Jonathan. E quando mi penetra dolcemente, scivolo velocemente in uno stato di trance in cui esisto solo io. Io e quel biondo maledetto, quel biondo che preferirei seguire all'inferno, anziché andare in paradiso senza di lui.

Spazio autrice
Mi spiace di aver tirato così alle lunghe la pubblicazione di questo capitolo e mi spiace perché il capitolo non sia un granché.
Tuttavia, sto scrivendo molto e finire questa dannata storia sta diventando un peso.
Perdonatemi, ma più avanti riguarderò ciò che ho scritto.
Lux🌹

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