Capitolo 3

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Persa tra il casino dei miei pensieri, non mi sono nemmeno resa conto che siamo giunti a destinazione, dato che stiamo rallentando notevolmente. Il tempo è qualcosa di infermabile, una gara di corsa persa in partenza. Stiamo imboccando un vialetto, in una zona molto carina, almeno a mio parere e per quanto il buio mi permette di vedere, nonostante le strade siano illuminate da vari lampioni. Siamo tutti esausti, infatti l'unico rumore udibile è provocato delle ruote che scricchiolano sul bagnato asfalto

- Tutti giù ragazzi - dichiara nostra madre dopo aver parcheggiato con cura la sua ford grigia e dopo aver spento il motore. Nessuno di noi se lo fa ripetere due volte, stanchi di questa giornata movimentata. Non vedo l'ora di buttarmi sul mio nuovo letto, anche se sicuramente ,non sarà morbido quanto quello di prima. Scendo con cautela, facendo attenzione a dove metto i piedi, cercando di non inciampare o di non scivolare nelle pozzanghere che si stanno formando. La pioggia non ha intenzione di cessare. Mi stringo nel mio cappotto, per poi guardarmi attorno rimanendo piacevolmente sorpresa. Non siamo circondati da ville megacostose appartenenti a palloni gonfiati marci fino al midollo, cosa parecchio strana per mia madre. Mi piace molto il quartiere, fatto da due stradine parallele. Su ognuna di esse sorgono numerose case, belle , ma modeste, ognuna con il proprio stile, la propria personalità , con qualcosa di particolare che la caratterizza. Dopo aver analizzato per bene ogni particolare ,giro il capo per poi finalmente osservare la casa che ci ospiterà per i prossimi 4 mesi. E'di un colore giallo ocra particolare, il preferito di mia madre. La casa è a due piani con grandi finestre che danno la vista sul giardino nel quale mi trovo. Grandi aiuole sono poste alla mia destra, vuote dato che siamo a pien inverno. Alla mia sinistra intravedo il garage, abbastanza grande da ospitare dentro due squadre da football. Stringo le braccia attorno al mio corpo. Cerco di ripararmi dal freddo fallendo miseramente nel mio tentativo, dato che sono zuppa dalla testa ai piedi. Un braccio mi circonda affettuosamente le spalle, stringendomi a se, riscaldandomi un pochino.

-Non vorrai prenderti un raffreddore - mi rimprovera Isaac, prima di tirarmi in un abbraccio che prontamente ricambio.

- No capo - dico ridendo per il suo aspetto da cane bagnato staccandomi.

- Entrate dentro, porto su io le valigie - dice rivolgendosi a noi tre donne.

- Ne sei sicuro ?- chiedo ad Isaac, mentre Abbie, assonnata, si appoggia a me.

- Certo! -

Prendo in braccio la piccola scimmietta, che avvolge le braccia attorno al mio collo. Il volo è durato circa 5 ore e io ho dormito durante tutto questo tempo, recuperando il sonno perso. Entriamo dentro senza fiatare, liberando un sospiro di sollievo, una volta all'interno della casa, per il balsamico mantello della stufa, che ci abbraccia dolcemente nel suo caldo.

- Sapevo che avrei dovuto prendere l'ombrello - dichiara frustrata nostra madre, poggiando le chiavi sul bancone della cucina. Addentrandomi nella casa entro nel salotto, unito alla cucina, separati da un mezzo muro. Un divano dalla stoffa rossa come il sangue è posto sulla parete di fronte a me, dietro ,una grande finestra, da la splendida vista sul giardino anteriore. Colorati cuscini sono sparsi sulla superficie del divano ad L, affiancati da altri cuscini in tinta con il divano. Due lampadari sporgono dal soffitto, creando nel complesso molta luce,donando così accoglienza alla stanza. Le pareti sono bianche come il latte, come anche il resto dei mobili . Al centro della stanza vi è posto un piccolo tavolo in legno, decorato con piccole bottiglie e un mazzo di fiori. Di fronte al divano vi è posto un camminetto in pietra, con sopra, attaccata alla parete, un'enorme televisione. Lo stile rappresenta in pieno mia madre, raffianto ed elegante. Dopo essersi tolta le scarpe in mezzo alla stanza, Abbie si butta a capofitto sul divano, afferrando la coperta poggiata su di esso.

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