Capitolo 2

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Sono completamente avvolta nelle braccia dell'oscurità, che mi ha inghiottito nel suo regno, trascinandomi con se negli abissi, succhiando via dal mio esile corpo ogni sostanza vitale. Sono priva di energie, scombussolata e confusa. Dove mi trovo? Ho la testa pesante come marmo, il mio corpo sembra incatenato e mi è impedito ogni genere di movimento. Non ho il controllo su alcuna parte del corpo, il quale sento tanto lontano. Un allucinante mal di testa mi stravolge, facendomi gridare per il dolore straziante che si sta irradiando nel mio corpo , si insinua sotto la mia candida pelle e procede nel suo doloroso percorso fino a corrodermi le ossa. Non capisco la causa di tale sofferenza, ma il dolore non fa altro che peggiorare ad ogni mio minimo grido, mentre la testa continua a pulsare. Non riesco a respirare, cerco di ispirare ossigeno, ma sembra che qui non ce ne sia. Nel disperato tentativo, le mie narici  vengono improvvisamente invase da un dolce profumo contemporaneamente tagliente. Non riesco a distinguere niente di ciò che mi circonda. Come ci sono finita qua ? Centinaia di domande si fanno strada nel mio cervello, senza trovare delle vere e proprie risposte . Ho paura, ho tremendamente paura, del buio che mi circonda, del dolore fisico del quale il mio corpo è vittima. Ho paura di rimanere prigioniera di queste tetre mura. Il panico mi avvolge tra i suoi abbracci, lasciando così spazio libero al timore, ora sovrano del mio corpo. Sono incatenata al muro, come una bestia, senza la possibilità di emettere un piccolo respiro. Ho un nodo alla gola e non riesco a trattenere le cristalline lacrime che ora scendono calde e silenziose sul mio volto. I miei polmoni hanno un urgente e disperato bisogno di aria, sostanza a me vitale .Mi sento così debole e impaurita, come un piccolo cerbiatto. Non riesco a ragionare lucidamente. Sento la mia gola diventare sempre più secca e bisognosa di ossigeno. Ogni senso da me posseduto è offuscato dalla tremenda sensazione di paura. Non capisco niente di quello che sta succedendo. Non capisco perché sono qui, non capisco dove mi trovo e non capisco perché mi sento così male. Non otterrò nulla agitandomi, devo soltanto ragionare lucidamente. Cerco di calmarmi pensando ai confortevoli abbracci di Isaac, che mi danno la forza di reagire nelle peggiori delle situazioni, che mi danno la forza di rialzarmi da terra e che mi ripetono continuamente quanto io sia forte. Penso agli occhioni di Abbie, ai suoi risvegli e ai suoi complimenti riguardo al mio fascino. Al solo pensiero, un sincero e fievole sorriso nasce sulle mie labbra, il quale non ho intenzione di scacciare via. Penso a mio padre, severo, ma amorevole, che affronterebbe ostacoli più grandi di lui pur di vedere i propri figli sorridere. Sono sempre stati la mia salvezza, mi hanno dato la consapevolezza, che nel mondo c'è ancora qualcuno che mi tiene stretta a se con mani e denti. Continuo a viaggiare tra i ricordi , riuscendo nell'intento di compiere dei piccoli movimenti. Chiudo gli occhi mentre il dolore decide di affievolirsi, e solo adesso sono libera di compiere ogni singolo movimento , con la totale sparizione della sensazione di  incatenamento . Assaporo con tutta me stessa la libertà, ispirando a pieni polmoni, regalandomi qualche sensazione di pace e quiete. Avanzo nell'oscurità che mi circonda, alla quale i miei occhi si stanno ormai abituando. Non vedo gran che , ma mi è ben chiaro di trovarmi in un seminterrato. Osservo attentamente l'area a me circostante , con l'aiuto dei piccoli spiragli di luce che si insinuano tra le crepe sull'alto soffitto in legno, probabilmente provocate dalla pioggia. Davanti a me vedo spiccare 5 altissime e definite colonne, sgretolate dal tempo, che ha conservato di esse l'essenziale, facendole conservare il loro impeccabile fascino. Sono poste a debita distanza una dall'altra ed ognuna di esse segna l'entrata di una buia galleria. A passo lento , ma deciso, mi inoltro nella profondità della stanza, avvicinandomi con cautela ad ogni colonna e noto che ognuna di esse sfiora il soffitto, fino a diventare un tutt'uno con esso. Seguendo l'istinto, mi addentro nella galleria posta alla mia sinistra, non sapendo il perché della scelta. Non riuscirei a dare una vera spiegazione, ho reagito d'impulso. Continuo ad avanzare facendo attenzione a dove metto i piedi , finché non mi trovo davanti ad una grande sala, illuminata da piccole torce infuocate distribuite lungo le pareti. Al centro vi è posto un grande e raffinato tavolo, nero come il carbone ,ornato da piccoli simboli rossi come il sangue. Sopra ad esso intravedo due calici in oro ,decorati con preziose pietre. Il tutto è contornato da scure pareti bordeaux, la sala è arredata con mobili apparentemente antichi ,con la stessa fantasia del tavolo. Non sembra più di essere in una grotta, ma in una casa ottocentesca. A sinistra del tavolo vi sono due antiche poltrone poste una di fronte all'altra ,affiancate da una stufa, dentro la quale danza un lieve fuocherello . Rimango senza fiato alla vista della bellezza e della raffinatezza che mi circonda. Nonostante la curiosità che si sta facendo strada nel mio cervello, rimango nascosta dietro al grande masso che è posto davanti a me, coprendo così parte del mio corpo. Tendo le orecchie ed allora riesco ad udire due inconfondibili voci maschili, chiare e graffianti, sembra stiano litigando, e ogni dubbio viene eliminato nell'udire le loro parole.

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