1. A volte i miracoli accadono

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Ero seduto al tavolo della mensa con gli occhi puntati in direzione della porta come sempre.

Aspettavo che lui arrivasse e che magari e dico magari mi regalasse un sorriso.

E come sempre mi ripetevo quanto fosse impossibile realizzare quel che sognavo da tempo.

Sbuffai, rivolgendo un'occhiata distratta ai libri o più precisamente alla sottospecie di diario segreto aperto a una pagina bianca che presto avrei imbrattato con scritte drammatiche del tipo: " Anche oggi era assente" oppure "È venuto ma come sempre non mi ha guardato" o anche " E se gli fosse accaduto qualcosa?"

Sospirai, cercando di trattenere più a lungo il fiato e magari dimenticare per qualche secondo quella bizzarra situazione che andava avanti da mesi. Abbassai il capo, trovando intrigante il pavimento della mensa, quello meno igienico in tutta la High; solo la mattonella situata sotto il mio sgabello ospitava ben due chiazze di olio che seppure fossero presenti da decenni non si erano ancora sbiadite.

Olio. Un condimento grasso, insignificante, che inevitabilmente mi riportò alla mente un episodio, un suo ricordo. Incredibile, vero? Ogni scusa era buona per fantasticare.

Era l'inverno scorso e sebbene fosse palese un temporale "alla Seattle", pensò bene di venire a scuola in motocicletta. Beh, un po' maluccio per lui, ma io...senz'altro assistetti a una visione paradisiaca: il suo ciuffo biondo cenere innaffiato dalla pioggia gli aveva fatto assumere un'aria più angelica di sempre, anche se in netto contrasto con i suoi occhi color nocciola, che erano un misto tra l'arrabbiato e lo scocciato, per non parlare delle sue labbra che seppure celestiali erano pronte a liberare miliardi di migliaia di imprecazioni pesanti. Il temporale oltre a lavarlo, aveva danneggiato il motore del mezzo e, per quel motivo, in quella giornata rischiai di avere due infarti: il primo per averlo visto fradicio da capo a piedi con il suo giubbino nero di pelle che tanto amavo, e il secondo per aver visto Newt passione meccanico.

Lo guardai da lontano, reprimendo il desiderio di corrergli incontro e aiutarlo. Pensai di scattargli una foto almeno così potevo portarlo ovunque, guardarlo prima di dormire senza far affidamento sulla mia memoria fotografica, così, presi il cellulare mettendo a fuoco l'obiettivo.

Fiero di avere avuto quella brillante idea non esitai a cliccare "scatta" e fu in quel momento che capii quanto la mia esistenza fosse inutile ... solo due parole.

Il flash.

Newt si voltò nella mia direzione ed io indietreggiai rapidamente, le inventai tutte pur di non essere sgamato, alla fine riuscii a nascondermi ma l'ansia dell'istante non mi fece mai capire se lui se ne fosse davvero accorto. E quella fu solo la prima del lungo listone di concime per la terra (cacca per intenderci).

-Cuoricino batto solo per Newtino, ci sei?- scherzoso il mio amico Minho mi richiamò all'attenzione. Ritornai nel mondo degli umani dimenticando la divinità Newt, e per vendicarmi, gli risposi con una gomitata.

- Minho ma ti sembra il caso? Qui a scuola poi ... dove anche i tavoli hanno le orecchie!- borbottai visibilmente infastidito.

-In Corea si dice che sono i muri ad averle.- aggrottò la fronte, visibilmente confuso.

-Probabile che i tavoli abbiano sentito la necessità di evolversi.- continuai ignorando completamente quanto fosse stupida quella conversazione.- Da quanto sei qui?- domandai poi cercando di tornare serio.

-Da appena tre minuti e so già che ... lo stai pensando, non lo vedi arrivare e ti manca terribilmente ... - spiegò esaustivo, accennando un sorriso malizioso e occhiate altrettanto preoccupanti.

Cercai di non arrossire né ridere (sì, negli ultimi periodi quando parlavo di lui a Minho, a Teresa o a qualsiasi altro essere vivente, inevitabilmente succedeva che sorridevo come un ebete o nel peggior dei casi ero colpito da risate isteriche) feci spallucce assumendo apparentemente un'aria indifferente.

Indelible||Newtmas||[In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora