6. Chat Blanc [finale tragico]

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Il caos regnava sovrano per le strade di Parigi. Una ragazza con due codini piangeva disperata in un'angolino.

Era tutta colpa sua. Se non avesse rifiutato Chat Noir lui non sarebbe diventato il mostro che era. Tikki, quella volta, non poteva intervenire poiché dormiva nella borsetta.

Doveva trovare dei biscotti, ma in quel momento voleva solo stare in quel vicolo mentre malediva il suo orgoglio.

«È tutta colpa mia. Non dovevo essere così scortese..» strinse le ginocchia al petto e affondò le unghie nella carne delle gambe «Perdonami, se puoi, Chat..»

Proprio in quel momento, dal vicolo, spuntò Chat Blanc con la sua arma da combattimento sporca di sangue e con il suo solito ghigno.

«C-chat..» sussurrò spaventata Marinette tirandosi indietro fino a toccare il muro con la schiena.

«Oh.. la dolce Marinette tutta sola e senza protezione.» sorrise maligno mentre la coda si arricciava.

«Non è vero.. i-io..» voleva continuare la frase, ma quando incontrò i suoi occhi gialli si spaventò.

Quello stesso contatto creò, dentro al ragazzo, una lotta interiore. Il nero contro il bianco, Adrien contro l'akuma. Lui lo pregava di non toccarla e di non dirle niente. Lo pregava di lasciarla in vita, almeno lei..

Chat Blanc le si avvicinava pericolosamente e lei non poteva fare niente. Era in trappola.

Quando il gatto si mise a cavlcioni su di lei, bloccandole i polsi al muro, capì che era giunta la sua fine. Ma lui, al contrario, le stuzzicava il lobo dell'orecchio in un silenzio di tomba.

Il gatto scese con la lingua fino ad arrivare alla clavicola. La ragazza era neutra anche se una piccola parte di sè volesse che lui continuasse.

«Tu lo ami?» le chiese il gatto fissandola.

«I-io..»

«Tu ami Adrien Agreste?» gli chiese più serio.

«Sì.» abbassò lo sguardo che fu ripreso da lui.

«Tu ami Chat Noir

Lei sgranò gli occhi mentre sentiva gli artigi del gatto sotto il mento. Le teneva le mani sopra la testa con una sola mano.

«Penso di sì.» sorrise la ragazza «Questa domanda me la sono fatta tante volte e non sono mai arrivta ad una conclusione.»

Chat Blanc si bloccò dato che dentro di lui, Chat Noir, stava facendo tutto pur di uscire. Dopo un mancamento il ragazzo diventò se stesso per poco.

«Marinette, scappa.»

«E Adrien?» le chiese in lacrime.

«Sono io, Marinette. Sono Adrien e sono Chat e adesso scappa.» lo sguardo era vuoto mentre si alzava da lei.

Marinette sgranò gli occhi mentre una lacrima le rigava il volto. Erano la stessa persona. Lo prese per il colletto abbassandolo e baciandolo.

«Adrien, sappi che io.. che io sono.. s-sono Ladybug. Sono io la causa di tutto. Perdonami.» disse divincolandosi dopo un'ultimo bacio.

Chat cadde a terra e quando Marinette si girò e lo vide a terra pianse tutto. Teneva la testa tra le sue braccia sulle sue gambe. Era disperata.

La tuta cambiò colore. Gli occhi divennero di un giallo acceso e il sorriso divenne raccapricciante.

«E così la dolce Marinette non é altro se non la ragazza che mi ha spezzato il cuore.» Chat la strinse a se mentre con una mossa preparava l'arma.

«Perdonami.» disse stringendolo mentre contava i secondi che la separavano dalla sua morte.

1..

«No, no, no..»

2..

«Marinette.» dei brividi la percorsero tutta.

3..

«Questo non si fa.»

Buio.

Marinette, anzi, il corpo inerme di Marinette cadde tra le braccia del gatto bianco che sorrise malignamente.

«Bene..» ghignò fissando la ragazza «La mia vendetta è completa.»

Una farfalla bianca uscì da lui sparendo nel nulla mentre lasciava un Chat Noir privo di forze e morente con, tra le braccia, il freddo corpo della corvina.

Pianse.

Pianse tutte le lacrime che aveva in corpo.

Gridò.

Gridò la sua disperazione con tutta la voce che aveva.

Ma niente succedeva.

Marinette non sarebbe tornata mai più. Aveva perso l'unica persona che gli aveva fatto scoprire cosa voleva dire innamorarsi.

E niente gliela avrebbe fatta tornare tra le sue braccia. Magari con quel suo radioso sorriso o mentre lo baciava. Un'ultima volta.

Notò la sua arma a pochi metri da lui e la prese, stringendola.

Doveva fare quel passo ora, prima di pentirsene.

Fissò un'ultima volta la ragazza prima di sorridere.

«Ti sei dimenticata di sorridere, my lady..» parlava con un groppo in gola mentre le accarezzava i capelli.

«Se sorridi sei più bella.» e rise.

«Sai, my lady, mandiamo al diavolo il nostro futuro con dei bambini e abbracciamoci..» si mise in ginocchio.

«Per sempre..» si puntò l'arma al petto.

«Insieme.»

E mentre il bastone si allungava spezzandolo in due, trovò la mano della sua amata per poi chiudere gli occhi.

Sanità Mentale Scappata In Alaska.♡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora