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- Mi... mi... hanno... adottato!

- Ah! È questo! Ascolta, è vero, non sei figli di Miriam e di Alessandro, ma del mare e della terra! Io sono tua madre. Ma tua madre è anche, nello stesso modo e nella stessa misura, Miriam. Non potevano avere figli, per questo sei figlia unica. Sai, fin da piccola, tua mamma diceva che voleva fare tanti figli, almeno tre. Poi hanno scoperto che non avrebbero potuto. E proprio allora sei arrivata tu. Hai riempito le loro vite, ti hanno amato come se fossi figlia loro, eppure non hanno mai saputo veramente da dove venivi. Non è questo essere genitori? In fondo è la natura che genera.

- Ma perché non me l'hanno detto?

- Non l'hanno detto a nessuno! È illegale prendere come proprio un bimbo abbandonato. Loro l'hanno fatto perché fin da subito ti hanno amato.

- O forse perché volevano a tutti i costi un figlio!

- Lo dici come se ti avessero rapito!

- Legalmente è quello che hanno fatto.

- Oh, ti rivelo una cosa: sai che cos'è il DNA?

Luce annuì.

- Secondo te, che DNA hai tu?

- Fatto di acqua, sale e terra?

- No. Tu hai il DNA compatibile con il loro. Tu sei loro figlia per la scienza.

- Ma com'è possibile?

- Quando da bambola di acqua e terra sei diventata umana sapevamo le caratteristiche dei genitori migliori per te e hai assunto il loro codice genetico. Niente accade per caso. Noi volevamo che fossero loro a crescerti. Abbiamo sempre scelto a chi lasciare i nostri figli. Non possiamo permetterci di sprecare l'opportunità che abbiamo.

- Ma quindi io cosa sono?

- Una normalissima ragazza umana, figlia di Miriam e Alessandro, ma con qualcosa in più.

- Cioè?

- Sei figlia diretta della natura.

- Quindi?

- Ne conosci il segreto e possiedi una dote particolare.

- Cioè?

Quel dialogo la stava sfinendo, oltre che snervando.

- Respiri e parli sott'acqua.

- Cioè non solo oggi, ma sempre?

- Sì, dal momento delle "scoperta" per tutta la vita. Ma funziona solo in mare.

Luce era ammutolita.

- Se hai qualche domanda, qualche dubbio, fai pure.

- Perché adesso?

- Perché svelarti tutto adesso? Perché hai appena compiuto i sedici anni ed è l'età della "scoperta".

- Ma, quindi tutto quello che mi succede dall'inizio dell'estate...

- Sì. Quando ti sentivi trascinare verso il fondo ero io. Poi abbiamo deciso di fare la cosa più per gradi. Ed ecco i sogni e quelle volte in cui ti sentivi chiamare.

- Ma i fuochi?

- Quando hai avuto la crisi di panico? Quella non è stata colpa mia, o almeno non era una cosa voluta. Semplicemente ora, anzi da quando hai compiuto sedici anni hai una sensibilità particolare che ti fa stare male quando la natura è maltrattata. È anche per questo che siete stati creati: perché capite cosa fa male e cosa no a noi e ci aiutate con i nostri simili.

- Quindi non potrò più vedere dei fuochi d'artificio?

- Certo che puoi. Ma sentirai, proverai quello che proviamo noi.

- Rischio di avere delle crisi di panico ogni due passi!

- Non sarà così, vedrai. Quello è stata la prima volta che è sempre un po' più forte. Imparerai a conviverci, ma non ti ci dovrai abituare troppo. Altrimenti la tua missione sarà vana.

- Ma cosa dovrò fare? L'ambientalista che si lega agli alberi che stanno per essere tagliati?

- Non per forza. Ognuno di voi, nel piccolo del suo quotidiano, può fare tanto per salvaguardare la Natura. Basterà coinvolgere, ma coinvolgere davvero, le persone a te vicine. A loro volta loro ne coinvolgeranno altre e così, a macchia d'olio, si sensibilizzeranno molte più persone che legandosi agli alberi. Che poi, diciamocelo, è più un modo per mettersi in mostra che per ottenere davvero quello che si chiede.

Luce cominciava a capire, ma la confusione nella sua testa era totale e i pensieri le rimbalzavano disordinatamente nel cervello. Pensava a tutte le domande che avrebbe voluto fare, alle altre mille cose che avrebbe voluto sapere. Ma più ci pensava e più le sembrava di non capire più niente, si sentiva stanca, con la testa pesante e un vago senso di nausea.

Chiuse gli occhi cercando di calmarsi.


Quando riaprì gli occhi non era più sott'acqua, ma sdraiata su uno degli scogli di Capo Pino. Doveva essere passata da poco l'alba, anche se non era facilissimo capire dove stesse il sole: tutto il cielo era coperto da grosse nuvole che promettevano altra pioggia.

Luce si guardò intorno, spaesata.

Che fosse stato tutto un sogno?

Fu tentata di tuffarsi per verificare di riuscire a respirare sott'acqua, ma qualcosa la convinse che non era necessario. Quella notte non aveva sognato affatto.

Una goccia di pioggia la colpì su un braccio e la spinse a correre a casa.

In testa aveva un solo pensiero: doveva dirlo a qualcuno. E sapeva anche a chi.

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