"Una specie di murales enorme! Era disegnato sui toni del blu e del verde su tutta la parete della scuola. Una cosa enorme! E la cosa è che raffigurava me e Sascha! Ne sono sicura perché erano disegnate le figure di un ragazzo e una ragazza che si baciavano appassionatamente, proprio come mi ha baciata lui lunedì. E in più si vedeva che gli occhi della ragazza erano coperti da una benda di un materiale soffice e indossava gli auricolari, quindi deve per forza essere lui! E poi ieri sera mi ha mandato quel messaggio per avvisarmi... cos'altro avrebbe dovuto catturare la mia attenzione se non quello?"
Stavo parlando con mio padre di tutto ciò che era successo in quella settimana, soprattutto del ragazzo. Quella giornata era continuata normalmente, solite lezioni di sempre, solita noia da scuola, tranne il costante pensiero di quel ragazzo misterioso.
"La domanda è lecita: come ha fatto a fare una cosa così grande e in così poco tempo? Sembra incredibile!
Ma poi io mi chiedo perché l'abbia fatto se lui mi odia?
Un attimo. E se lui... in realtà non mi odiasse ma... mi temesse? Possibile, anche perché potrei denunciarlo in qualsiasi momento!
Oppure gli piaccio davvero, o magari...
Ah, troppi pensieri per la testa."
Dopo aver spettegolato di ogni minimo dettaglio di Sascha, gli racconto un po' degli scappati di casa (noi ragazzi del Magazzino), di come girano le cose e dei nostri forti legami.
Dopo che ho finito di raccontargli tutti sono più o meno le 4: sono passate due ore. Decido di mettermi sotto a studiare un po' per i prossimi giorni, così quando arrivo a casa mi metto a fare gli esercizi e finisco prima.
Passano altre due ore di studio e, essendo riuscita a farmi mandare gli esercizi, ho finito tutto quanto.
"Hei papà, io vado fuori a farmi un giro, così faccio anche la spesa... ci vediamo dopo". Lo abbraccio e gli lascio un bacio sulla guancia, andandomene dalla stanza un po' a malincuore. Mando un messaggio a Clara e le dico che ritorno all'ospedale tra mezz'ora.
Uscita, mi accendo una sigaretta e mi appoggio contro la parete dell'edificio. Il fumo invadente mi fa staccare la testa dal dolore che provo a vedere mio padre in quello stato. Dopo aver buttato la cicca, mi alzo e mi incammino verso il supermercato con le cuffiette nelle orecchie. Non so perché ma ho una leggera sensazione di essere osservata. Provo a girarmi per vedere se c'è qualcuno intorno, ma non vedo anima viva. Ritorno alla mia musica e al compito che avevo da svolgere: prendere olio, cetrioli, zenzero e un litro di latte. Ma soprattutto dovevo portare a termine una missione che comportava la vita o la morte: trovare dell'aranciata.
Entro dentro e inizio a girare tra gli scaffali, contenendomi per non prendere cioccolata o dolci vari. Dopo aver trovato tutto quello che è scritto sulla mia lista sto per andare alla cassa quando mi ricordo del succo. Inizio a girare e rigirare non trovandolo. Mano a mano che mi intrufolavo nei vari scompartimenti avevo sempre più quella strana sensazione di essere seguita, ma continuavo a non vedere nessuno. Arrivata alla fine della vietta centrale la trovo lì nel frigorifero, ma c'è un problema: è in altissimo. Accertandomi che nessuno mi veda inizio a sbracciarmi in punta di piedi per provare a toccarlo, ma non ci riesco. Allungandomi ancora un po' lo sfioro, quindi faccio un saltello e lo prendo al volo, ma atterro male e mi sento cadere, ma qualcuno mi dice "Attenta!" e mi prende dal bacino e mi attutisce la caduta.
Siamo tutti e due a terra, petto contro petto, lui atterra che mi ha attutito la caduta. Avendo chiuso gli occhi non avevo capito chi fosse, ma una volta aperti riconobbi il soggetto e restai con la bocca aperta.E indovinate signori e signore? Chi poteva mai essere se non lui, il mitico SASCHA!!!
"Hei zuccherino, tutto bene?" mi dice con un sorriso un po' malefico in faccia.
Io non sapevo se essere più terrorizzata per il fatto che mi avesse seguito fino a lì o più emozionata per il fatto che fossimo uno attaccato all'altra.
"Ehm... sisi, tutto bene." gli dico prima di fargli un sorriso un po' timido.
Lui avvicina una mano alla mia guancia mentre con l'altra inizia a stringermi in vita. Ma in tutta quella situazione annebbiata da centomila emozioni, mi ricordo del grandissimo stronzo che è e mi slego da quella specie di "abbraccio" alzandomi in piedi e rimettendomi a posto il golfino. Lui si alza un po' in imbarazzo, con le guance che diventano rosse. Io vedendolo così mi metto a ridere provocando una sua reazione di stranezza.
"Beh, che ti è successo?"
"Nulla, è che sei così tenero con le guance tutte rosse"
Lui arrossisce ancora di più e mi tira una leggera spallata, poi mi raccoglie il succo che stranamente è rimasto intatto.
"Grazie mille"
"Tranquilla. Ti accompagno alla cassa..."
"Sicuro che non devi prendere nulla?" Gli chiedo vedendo che in mano non ha niente.
"Ehm... si, ero venuto per... controllare il detersivo liquido ma... non l'ho trovato."
"Guarda se ti giri dietro di te lo trovi"
"Si lo so ehm... ma non c'è quello che... che uso in casa..."
"Non potevi trovare scusa peggiore..."
"Ah e va bene, ti ho vista fuori e ti ho seguita fin qui, contenta?"
"Contentissima" gli dico con voce aspra.
"Dai, se vuoi per farmi perdonare ti offro l'aranciata"
"Un gesto da vero gentiluomo che minaccia la gente fuori da scuola e la insegue dietro ai taxi, ma per stavolta passo"
"Se vuoi posso anche portarti fuori di qui in una vietta e stuprarti, così abbiamo fatto proprio tutto." Mi dice con un sorriso finto sul volto.
"Stronzo..."
"Dai, prendi su sto succo che ti accompagno da dove sei venuta..."
"Grazie"
Una volta alla cassa pago tutta la mia spesa e poi usciamo andando verso l'ospedale.
"Se proprio proprio non posso offrirti il succo, almeno fatti dare una sigaretta..."
"Mi piace, ok..."
Tira fuori il pacchetto e iniziamo a fumare assieme mentre iniziamo a fare battute sui suoi capelli e ci spintoniamo amichevolmente. Sembra una persona diversa in questi momenti.
Dopo pochi passi incrociamo Clara che mi riconosce subito.
"Hei Soph, io sto ritornando a casa. Vuoi un passaggio?" mi chiede con aria investigativa.
Io la guardo con una faccia del tipo "Ehm, tranquilla, lui non è nessuno, tu non l'hai mai visto..." e le rispondo "Sisi, prendo l'autobus. Ci vediamo dopo"
Lei mi lancia ancore un'occhiata stranita e poi tira dritto.
Io inizio subito ridere sottovoce per evitare che lei mi senta.
Sascha, che nel frattempo non aveva capito nulla, mi chiede: "E lei chi sarebbe?"
"Mia sorella, Clara"
"Che strano, non vi assomigliate neanche un po'..."
In un tempo di circa 5 secondi divento rossa come un peperone. È la prima persona a cui mi sale la tristezza a raccontare la mia storia.
Abbasso la testa e dico: "È perché in realtà non siamo sorelle di sangue. Stiamo tutte e due nella stessa casa-famiglia..."
"Stai scherzando?!" mi dice stupito.
"No, perché?"
"Vivo anche io in una casa-famiglia" dice anche lui a testa bassa.
Io mi alzo di scatto e lo guardo stupita a bocca aperta.
Nessuno dei due dice più niente fino all'ospedale. Ogni tanto ci guardiamo l'un l'altro, ma non una parola.
Arrivati sotto la struttura prendo in mano tutto il mio coraggio e gli dico con un sorriso: "Beh io sono arrivata. Ci... ci sentiamo"
"Oh sì, tanto io il tuo numero ce l'ho già"
"Ah, giusto..."
Lui sorride e dice "Ti scrivo..."
Questo è uno di quei momenti in cui lui è diverso da come l'ho conosciuto io.
Timidamente mi avvicino a lui: i nostri corpi si toccano, sento il suo cuore che batte assieme al mio e lui cerca di appiccicarsi ancora di più di quanto lo siamo, però con leggerezza. Lo guardo, mi avvicino a lui e gli do un bacio sulla guancia poi mi avvicino al suo orecchio e sussuro: "Ci conto. Ci si vede in giro, Sascha."
"Ci si vede in giro Soph..."SAPPIATE CHE QUESTO CAPITOLO È STATO UN PARTO!
Sul serio, ci ho messo un casino e non l'ho manco ricontrollato per bene.
Oggi non ho molto da dire, se non che visto che è ricominciata la scuola non aggiornerò tanto tanto spesso...
Boh non ho altro da dire, e visto che sono malata non ho la voglia di vivere...
Ciao patate melanzane big mac 🍟🍆🍔
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Scappati di casa - Sascha Burci
Fanfiction"Perché fai così la stronza, ragazzina?" Si vede lontano un miglio che ha dentro un fuoco che arde di passione. Io mi avvicino lentamente e, quando sono a pochi millimetri da lui, gli sussurro in un orecchio: "Sai, si dice che i ragazzini buoni vada...