Cap. 9

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Le settimane successive sono passate tranquillamente: alcuni giorni dopo hanno finito di farmi gli esami necessari e fortunatamente non era nulla di grave, solo alcune irregolarità su alcuni fattori che si potevano benissimo aggiustare con qualche pasticca e una dieta più ricca di quanto facessi io. Non sono mai stata una persona che si abbuffa a dismisura...
Appena tornata a casa dovevo riposare, ma visto che sono cocciuta e avevo molto tempo libero ho aiutato lisa a ripulire e mettere a posto il Magazzino, visto che tra poco devono venire dei consulenti per approvare che nessuno sia un pazzo psicopatico e che la nostra "mamma" non ci voglia ammazzare o cose del genere.
A scuola in queste 2 settimane ci sono state un sacco di riunioni più il lavoro, quindi non mi sono persa molto se non qualche spiegazione di matematica non indispensabile.
Con Sascha va tutto bene: ci siamo sentiti al telefono qualche pomeriggio, ma non abbiamo parlato di nulla di serio. Credo che volesse evitare argomenti strani apposta, non so per quale motivo. Una volta era venuto a trovarmi però io stavo dormendo, quindi ha solo trovato mia sorella che gli ha offerto in imbarazzo una tazza di tè.
Abbiamo deciso che però dopo che io sarò del tutto guarita usciremo insieme per un caffè.

Oggi è una bella giornata di fine autunno: gli alberi tutti colorati, le pozzanghere che riflettono le tonalità delle foglie, il rumore della pioggia. Potrà sembrare strano ma è un suono bellissimo, rilassante.
Io sono sul letto a guardare un film romantico che non sto seguendo molto, dato che il genere non mi piace e in più non mi sento al massimo delle mie energie. Stranamente non c'è nessuno in casa, di solito stanno lì tutti accolati per controllarmi come se fossi una malata terminale.
Sento suonare alla porta e, sbuffando tutta dolorante e raggomitolata in una coperta morbida, scendo piano piano le scale e vado ad aprire. Mi trovo davanti una scena quasi commovente: Sascha sul ciglio della porta, col cappuccio della felpa tirato su per non bagnarsi troppo, con in mano un mazzo di fiori. Sono peonie bianche e rosa, le mie preferite. Chissà come ha fatto ad indovinare.
Io lo guardo e gli sorrido. "Hei! Grazie mille, non dovevi."
"Ma figurati!" mi risponde con un sorriso che mi riscalda. "Non sono rose perché pensavo che fossero troppo scontate. Questi mi sembravano belli"
"Sono i miei preferiti."
Stiamo lì qualche secondo a guardarci, poi gli dico: "Ehm... allora vuoi entrare? Non c'è nessuno."
"Ok... va bene."
Chiudo la porta dietro di lui e mi dirigo piano piano in cucina, con in mano i suoi fiori. Prendo un vaso, ci metto un po' d'acqua, ci poso dentro i fiori e lo appoggio un attimo sul tavolo. In tutto questo lui mi guarda, pronto ad aiutarmi se mi fosse caduto il vaso. In effetti mi sentivo molto fragile...
"Allora, vuoi qualcosa? Io preparo il tè. Ne vuoi?"
"Va bene. Ti prendo i biscotti se mi dici dove sono"
"No grazie, non ho fame. Se tu li vuoi sono nel secondo scaffale a destra."
"Oh no, va benissimo il tè."
Una volta preparati ci dirigiamo in camera mia, ci mettiamo sul letto e beviamo in silenzio le nostre bevande un po' imbarazzati. Quando io finisco la mia mi alzo e la poggio sulla scrivania di legno davanti alla finestra. Ritornando sul letto mi vengono i brividi, pur essendo dentro ad una coperta caldissima.
"Hai freddo?" Mi chiede. Io sorrido istintivamente: l'ha notato.
"Un pochino..."
Lui si alza, appoggia la tazza e si avvicina a me: si mette seduto dietro alla mia schiena, sistemando i cuscini per essere più comodo e mi stringe a se per riscaldarmi ancora di più. Io mi faccio coccolare da lui che mi accarezza e mi stringe per farmi calore e mi appoggio sul suo petto sorridendo.
"Vorrei vivere questo momento all'infinito."
Lui si ferma per un attimo e dopo mi lascia un bacio in mezzo ai capelli annusandoli. Io alzo la testa guardandolo e sorrido a vederlo così calmo e sereno. Ci avviciniamo piano e ci scambiamo una serie di piccoli baci, però pieni di una storia unica e intricata. Dopo questo gesto di estremo affetto ci rimettiamo nella posizione di prima, tutti abbracciati e iniziamo a parlare delle uguaglianze e delle differenze tra il mio e il suo luogo per gli scappati di casa. Le stanze, il cibo, le abitudini... io e lui ci assomigliamo più di quanto crediamo.
"Io non ho più i genitori" inizia a raccontarmi lui, in evidente imbarazzo. "O almeno credo. Mia madre è morta quando avevo cinque anni per un overdose. Appena saputo della sua morte, mio padre è caduto in depressione ed è impazzito: beveva, fumava, ogni sera si scopava una puttana diversa, creando dei debiti enormi con tutti che ripagava a sua volta con favori sessuali e spaccio. Tutto sotto i miei occhi di bambino. Non mi trattava male, almeno non direttamente. Un giorno, quando avevo otto anni, vidi in TV il numero azzurro per i bambini in difficoltà. Presi coraggio e chiamai, spiegando cosa succedeva già da tre anni." Qui si fermo per un po' e sentii il suo cuore battere ancora più forte.
"Hei, se ti senti male e non vuoi raccontarmelo non fa nulla..."
"No, tranquilla." Ha la voce che trema e una lacrima gli esce lenta.
Mi posiziono in ginocchio davanti a lui e mi sporgo un po' in avanti per asciugargli la guancia col bordo del maglione. Lui mi prende la mano tra le sue e mi avvicina per abbracciarmi forte. Io, non essendo in forma, faccio uscire qualche suono di dolore ma non più di tanto. So quanto significa avere qualcuno su cui sfogarsi quando nessuno può capire i tuoi problemi.
Dopo svariati minuti di abbracci ci stacchiamo, lui che continua a piangere. Io che mi rimetto a gambe incrociate, allungo di nuovo la mano per asciugarlo dalle lacrime, ma questa volta dico: "Butta fuori tutto. So come ti senti ed è una merda. Io ho mio padre in coma e mia mamma che mi ha abbandonata a dieci anni. Magari non è morta, ma so che fa male perdere per sempre una figura indispensabile per te." Divento rigida e inizio a muovermi molto più lentamente.
Guardandolo inizio a diventare leggermente rossa, incapace di sciogliere il nostro contatto visivo. Sia io che lui ci avviciniamo e iniziamo a baciarci. Lui mette le sue mani un po' più in basso rispetto ai miei fianchi, facendomi sedere sulle sue gambe, con le mie incrociate dietro la sua schiena. Io metto una mano sul suo collo e l'altra sul suo petto per sentire il suo cuore battere forte. Improvvisamente mi sento una forza dentro invincibile, grazie all'attrazione per lui. Probabilmente anche lui prova qualcosa per me, dato che sento una reazione da parte sua appena sposto la mia mano sui suoi capelli tirandoli leggermente. Io sorrido di istinto e lui, leggermente imbarazzato mi dice "Scusami, mi fai questo effetto..."
"Dovrebbe essere una cosa positiva, lo prendo come un complimento."
Ridiamo assieme, poi lui si alza, con me ancora attaccata come un panda che mi stringo ancora di più a lui per non cadere, sentendo ancora di più la reazione che ha avuto pochi minuti fa e di istinto mi metto a ridere urlando un po' per la paura di cadere. Mi mette giù, sdraiata sul letto e si mette a cavalcioni sopra di me. Si ferma un attimo a guardarmi prima che io gli afferri la maglia per avvicinarlo a me e baciarlo ancora, per assaporare il suo sapore di vaniglia e passione. Lui mette le sue mani sotto la mia maglia, toccando la mia pelle in modo delicato ma sensuale.

E pensare che inizialmente questo tizio che ha appena avuto un'erezione per te voleva ucciderti...

In effetti non ha tutti i torti questa vocina. Ma sinceramente non è la prima cosa su cui mi soffermo in questo momento. Io faccio scendere le mie mani per la sua schiena per poi metterle sotto la maglietta.

Ai caramba che fisichino!! Mi scema...

Eh già.
Malgrado il bel momento suona il telefono. Lui si alza lentamente infelice per rispondere.
"Pronto? Sì... ok. Dieci minuti e arrivo. Ciao."
È molto serio. Quasi troppo.
Lo guardo per avere delle spiegazioni.
Lui si alza, si gira per prendere la felpa caduta atterra e mi dice freddo: "Devo andare. Non serve che vieni giù, so la strada."
Prima di uscire guarda la mia faccia, mista tra triste, confusa, incazzata e felice.
"Ti chiamo io domani. Baby"
Mi fa l'occhiolino ed esce, chiudendosi la porta alle spalle.
Io rimango esterrefatta senza sapere cosa fare o anche pensare.
Mi alzo un po' dolorante e vado alla finestra per vederlo allontanarsi. Sapendo che chiedere spiegazioni non mi servirebbe a nulla, gli urlo dietro: "Comunque i fiori sono bellissimi!"
Lui si gira un attimo spaesato, poi mi nota, si ferma, sorride e mi risponde: "Lo sapevo tesoro. La prossima volta ti porto un altro regalino" dice alzando le sopracciglia e indicando in basso.
Io appena capisco arrossisco e, tra l'imbarazzata e l'arrabbiata, gli lancio un'occhiata fulminante e gli rispondo in tono provocante: "Non sognare ciò che non puoi avere. Baby..."
Lui sorride, si gira e se ne va.
Io rientro in casa e inizio a ridere pensando che questo ragazzo sia davvero tanto lunatico.
Mi rimetto seduta sul mio letto, mi riavvolgo nella coperta e inizio a sorridere come una scema tutta tremolante.
Questa volta però i brividi non sono per la malattia, ma me li ha provocati lui.

Vuoi farti un giro dentro la mia vita, bruciarti le dita. Io che voglio fare un giro sul tuo girovita.
Ok questa frase ci stava troppo.
Non so che mi sia preso, ma sto ascoltando canzoni rap dolci e amorose da questo pomeriggio quindi mi è saluta questa vena creativa oggi.
Comuuuunque volevo dirvi che mi fate sentire in colpa a non aggiornare😂
Fidatevi che se potessi io scriverei in continuazione, ma con la scuola non ce la faccio, già mi viene difficile farlo ora a mezzanotte... giuro che appena posso (e appena mi vengono le idee) mi metto a scrivere.
Tra l'altro questa storia non centra nulla con Sascha ma è figa lo stesso, quindi bella.
✌🏼️✅
Gia che siamo in modalità Thug Life mi spammo i social 🖕🏼💕

Facebook: Francesca Moneta
Instagram: myunicornisonarainbow (sì, non avevo nulla da fare il giorno in cui l'ho scelto😂) 🦄💕
Snapchat: stateofunicorns

E poi basta, ask non me lo ricordo ma tanto non si usa più.
BELLA A TUTTI💕👊🏼

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 22, 2017 ⏰

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Scappati di casa - Sascha BurciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora