Cap. 8

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Mi ritrovo sdraiata, con le braccia immobilizzate e con una luce opaca tutto intorno.
Appena riesco a mettere a fuoco un po' di più vedo una figura maschile che mi si avvicina assieme ad altre tre un po' più indietro, ma quell'immagine non dura molto prima che io senta la testa pesante e ricada sbattendo la testa e vedendo nuovamente tutto nero.
Dopo un po' mi sveglio ancora: questa volta nella stanza vedo solo un ragazzo, rannicchiato su una sedia con un'espressione indecifrabile: scocciato o preoccupato? Indispettito o pauroso?
Appena si accorge del fatto che io sia sveglia si gira di scatto e incontra i miei occhi che probabilmente devono essere sfiniti. Si alza di scatto dalla sedia e viene velocemente verso di me. Io sotto effetto dei farmaci (e dei ricordi ancora freschi nella mia mente) mi impaurisco subito, mi agito cercando di liberarmi ed allontanarmi e perdo di nuovo i sensi, ma prima di addormentarmi del tutto lo sento imprecare e correre lontano per cercare un aiuto.
Mi risveglio nuovamente e questa volta sono immobilizzata e anche più rincoglionita. Mi devono aver aumentato la dose per non farmi muovere troppo.
Appena mi sforzo di mettere di nuovo a fuoco i colori riconosco la mia sorellona china con le mani tra i capelli e i gomiti appoggiati sulle gambe che si dispera.
Dalla mia bocca esce un flebile suono: "Clara..."
Lei appena mi sente si rianima e alza con calma la testa con le lacrime agli occhi per la felicità.
Si alza piano e si avvicina a me per poi abbracciarmi delicatamente immersa nelle sue lacrime.
Io cerco di parlare: "Cos... Cosa è..."
Lei dice con voce abbastanza bassa: "Nono non parlare, il dottore ha detto che meno sei a contatto col casino in generale e più guarirai in fretta."
Dottore... guarire... mi guardo in giro e capisco di essere in una stanza di ospedale. Non era una stanza qualsiasi, era spoglia, nuda, c'erano solo il lettino e una sedia di fianco, e mia sorella indossava un camice e una mascherina.
Sono nel panico: mi cerco di muovere ma sono immobilizzata, guardo mia sorella sofferente per il dolore, per il fatto di non potermi muovere, per non sapere dove sono, per i ricordi... soprattutto per quelli.
"Nono Soph, stai calma. Non preoccuparti" mi dice mettendosi affianco a me e accarezzandomi i capelli. "Andrà tutto bene. Se ti agiti starai male di nuovo. Stai tranquilla, ci sono qua io, non ti succederà nulla"
Io mi metto a piangere silenziosamente e, mentre lei cerca di consolarmi, io mi addormento pensando a tutti i danni che quel ragazzo mi ha causato. Prima di chiudere gli occhi do uno sguardo alla finestrella sulla porta che si affaccia sul corridoio esterno, e lo vedo guardare dentro con alcune lacrime sul viso e con una faccia che fa vedere la delusione per se stesso. Chiudo gli occhi e mi addormento, immersa nei pensieri e nelle emozioni positive e negative che quel ragazzo mi fa provare.
Ritorna il sogno della spiaggia: la sensazione dei sassi sotto ai piedi, il suono delle onde e il verso dei gabbiani in sottofondo, la luce arancione del sole che tramonta che crea sul retro un cielo rosa. Il vento sulla pelle, i capelli all'aria e quella figura in lontananza. Questa volta però il sogno non finisce come al solito. Finisce con questa figura che si avvicina sempre di più. Apro gli occhi appena prima di capire chi fosse quel ragazzo, e me ne ritrovo uno davanti immerso nei suoi pensieri, con la fronte corrugata e gli occhi lucidi.
Appena lo vedo non riesco a pensare ad altro che alla sera precedente.
"Perché..." dico flebilmente.
Lui si gira verso di me e si alza di nuovo di colpo, ma vedendo la mia espressione di terrore si ferma un attimo e ritorna a sedere, avvicinandosi al lettino.
"Perché cosa?" dice con un tono misto tra il deluso e l'incazzato.
"Perché mi hai fatta andare lì tra i tuoi amici del cazzo con cui mi hai rovinato la vita?"
"Quella sera ti volevo spiegare, ma tu sei scappata e quindi non ho potuto dirti nulla" continua a dire col suo tono severo.
"È la tua occasione. Parla"
"Non è facile da dire..."
Lui inizia a sciogliersi con quella frase, fa un po' meno il duro. Io mi calmo anche io e lo guardo dolcemente per farlo continuare col discorso.
"La cosa è che tu..."
"Che io?"
"Tu... sei l'unica persona che sa in che condizioni sono a parte la mia famiglia."
Io rimango un attimo a bocca aperta perché non credevo fossi l'unica a saperlo, anche perché ci conosciamo da poco.
"Io sono sempre stato così, con questo carattere." continua lui. "Con le persone con cui sono più legato sono tranquillo e gentile, con gli altri mi nascondo dietro ad una corazza di ferro. Quindi con i ragazzi io sono sempre stato quello che se ne sbatteva di tutto e di tutti, che andava in giro con una sigaretta in mano e guardava male i passanti per strada; con la mia famiglia sono sempre stato il figlio che si prende cura dei fratellini, aiuta in casa e legge le storie per far addormentare i più piccoli."
"Ma allora se con me ti comporti in tutti e due i modi... io cosa sono?"
"Non lo so. Non ho mai avuto tutti e due i comportamenti con una persona..."
Rimaniamo entrambi un po' di tempo in silenzio per rielaborare tutto quello che ci siamo detti e che abbiamo pensato.
Poi lui mi dice: "Penso di provare un qualcosa per te, solo che non so quanto sia grande questo qualcosa. In alcuni momenti mi verrebbe solo da scoparti sul momento, altre volte vorrei raccontarti tutto di me, altre vorrei solo che tu non esistessi, altre che tu mi fossi sempre vicina."
Io rimango stupita dalla sua sincerità e non trovo le parole per rispondere.
"E tu... tu cosa provi?" Dice un po' titubante e desideroso di volersi sentire rispondere qualcosa di positivo.

Eccoci qua. Sei fottuta bella mia!

È difficile da ammettere, ma questa vocina ha totalmente ragione.
Con tutta la forza che mi è rimasta mi sistemo meglio sul lettino e, prendendo in mano tutto il mio coraggio, dico: "Sinceramente non lo so. Ci sono momenti in cui penso a tutto quello che abbiamo passato in questo tempo e lo vedo da tutte e due i lati: quello buono e dolce, e quello cattivo e orrendo, ma comunque non posso fare a meno di pensarci. Penso anche io di essere attratta da te. Ma non so come"
Le ultime parole mi escono male, ma vedo che lui mi ha capita.
Dopo altri minuti di pensieri e di film mentali (almeno da parte mia), lui dice: "Facciamo così: proviamo a frequentarci. Non come coppia, ma come persone. Che ne so: usciamo insieme, facciamo passeggiate, prepariamo la pizza" io mi metto leggermente a ridere e lo vedo subito attratto dal mio gesto, come se volesse catturare il momento e non lasciarlo mai più. "Comunque facciamo delle cose insieme, e poi vediamo come va avanti. Ci stai?"
Mi piace l'idea di passare del tempo con lui.
"D'accordo, ci sto."
Ci stringiamo la mano mentre sorridiamo tutti e due e poi ci guardiamo negli occhi.
Cazzo i suoi occhi. Sono come trappole.
Mi stacco un attimo dal suo sguardo per vedere se nella stanza ci fosse qualcuno.
Soli. Io e lui.
Nel corridoio non si sentiva nessun rumore a parte le goccioline di acqua che cadevano sulle finestre visto che fuori pioveva.
Mentre mi giro lentamente verso Sascha lui sta già facendo quello che pensavo facesse. Si alza dalla sedia, si dirige verso il mio lettino e si siede affianco a me così che io possa appoggiare la mia testa sul suo petto, mettendo una mano sulla mia pancia (unico posto dove non erano attaccate flebo o fili strani) e l'altra intrecciata con la mia. Restiamo un po' lì ad ascoltare ognuno il battito irregolare dell'altro. Ad un certo punto lui si mette ad accarezzarmi la mano. Io guarda prima il punto dove lui sta disegnando cerchi immaginari col suo pollice, poi i suoi occhi. Lui mi sorride leggermente e ci avviciniamo piano, guardandoci dritti negli occhi. Lentamente ci scambiamo un semplice bacio che sembra durare un eternità. Poi io mi appoggio a lui senza più forze e stordita dai medicinali, cadendo nel sonno più profondo. Prima di addormentarmi riesco a dirgli  sussurrando: "Comunque il murales era bellissimo." e lo vedo sorridere mentre mi risponde, sempre a bassa voce: "Grazie".
Io mi addormento mentre lui mi stringe leggermente a se senza smettere di accarezzarmi la mano.

I keep on fallin' in and out of love with you
In effetti non si parla di molto in questo capitolo, ma è un inizio importante per i nostri protagonisti.
Sono stanca morta quindi non ricontrollo nulla (non che di solito lo faccia, ma di sicuro ci sono un po' di errori). Buona notte e buona lettura fiorellini.💕🌸

Scappati di casa - Sascha BurciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora