Nella vita siamo soggetti a continue scelte.
Scegliamo noi che cosa mangiare a pranzo, scegliamo noi le scarpe che calziamo al mattino, scegliamo noi dove andare, scegliamo noi chi essere. Non credete a chi vi dice che non è così. A volte sono scelte che prendiamo inconsciamente, che i nostri sentimenti prendono per noi, ma pur sempre scelte. Altre volte siamo costretti a delle situazioni e ci chiediamo perché siamo arrivati fin lì, ma in questi casi non siamo noi a scegliere. Siamo vittime di scelte altrui. Che siamo noi a scegliere o siamo coinvolti in scelte altrui, la vita prosegue. Come prosegue poi è un altro discorso. Ci sono scelte giuste e scelte sbagliate e da quello che scegliamo potremmo avere un destino gioioso e felice oppure un destino sofferente e infelice.
E poi ci sono quelle scelte che vengono prese al tuo posto, quelle scelte che vengono prese da qualcosa di più grande e più complesso. Tutto è favorevole a quella scelta e senza avere il tempo di poter decidere, di poter pensare a cosa succederà, accade. Semplicemente accade non curante se fosse giusto o sbagliato, senza tener conto delle conseguenze. È ciò che chiamiamo coincidenze.
È come se potessi assistere al momento e non poter intervenire.
Spettatori della propria vita separati da essa da un enorme muro di vetro infrangibile e talmente alto da non poterne vedere la fine. Non importa quanto tu voglia scegliere al posto del destino, una coincidenza può cambiare il corso delle cose.Non importa quanto tu possa cercare di urlargli di non farlo, quanto tu possa cercare di infrangere questo muro.
E io ne so qualcosa.
So cosa vuol dire morire.
So cosa si prova a far morire qualcuno per mano tua.
So cosa si prova ad essere un mostro.
So cosa si prova a dover proteggere delle persone.
So quanto dolore porta con sé la vita e quanto ne porta la Morte a chi sopravvive.
So cosa siano le coincidenze.
E ne porto ancora dentro il dolore nonostante non sia stata colpa mia. Non è stata una mia scelta e se lo fosse stata avrei preferito ci fossi io al suo posto.- Non so quante volte mi sia scusata e ti abbia detto che mi dispiace, ma non riesco a smettere di farlo. Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.-
Mi sono sempre imposta di rimanere forte dopo l'accaduto, ma ogni volta che vengo qui ogni mia intenzione di non crollare svanisce. Tiro su col naso e mi asciugo una lacrima con un gesto veloce.- E mi manchi.-
Le mie labbra si piegano in un sorriso triste. Un soffio di vento mi costringe a stringermi di più nel mio cappotto e lascio che delle ciocche di capelli mi passino davanti al volto.- Quella notte non ce l'avremmo mai senza di te, pensavamo fosse tutto finito e invece non è stato così. Ce lo aspettavamo, certo. Eppure come siamo arrivati in città ci siamo sentiti come dei bambini che hanno lasciato la mano della mamma e si sono ritrovati circondati dall'ignoto. Avevamo solo il bisogno che qualcuno ci prendesse per mano e ci rassicurasse. -
Porto al petto il piccolo mazzo di adonidi e di pervinche bianche annusandone il profumo.
- Ti ricordi di quando mi hai parlato dei fiori? Mi parlavi dei loro profumi, dei loro colori, dei loro petali setosi, dei loro significati. Ed io mi perdevo ad ascoltarti, sempre. Un giorno poi mi hai portato in giardino vicino un cespuglio di adonidi rosse cresciuto spontaneo. Ne hai raccolta una e poi mi hai fatto segno di sederti accanto a te. Le cose tra noi non andavano più, ma nonostante questo mi sei stato vicino e credo che tu lo sapessi già come sarebbero andate a finire le cose. Mi hai dato l'adonide e hai iniziato a parlarmene.
'È bello vero? Eppure rappresenta un ricordo triste. La tristezza, il dolore, la sofferenza, a differenza di come vogliamo credere, li troviamo sempre nelle cose più belle. E forse è per questo che l'uomo nonostante tutto soffre, si addolora e si rattrista, perché non riesce a fare a meno delle cose belle.' mi hai detto poi. Sapevi che stavo male per lui e me lo hai dimostrato con un fiore.-
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Criminal || m.c
FanfictionNon importa quanto fortemente tu voglia dimenticare ciò che è stato, ma devi sapere che la vita è una gran bastarda e non accetta i cambiamenti.