2. Lego house

593 39 4
                                    

- Così sei andata avanti con un misero stipendio da cameriera di un locale?-
Josh prende un sorso di acqua dal suo bicchiere mentre agita la forchetta verso di me che siedo di fronte a lui.

Annuisco distratta abbasando lo sguardo sul mio piatto ancora pieno di cibo.
Dopo la visita al cimitero mi sono come estraneata da tutto ciò che mi circonda e da me stessa. Non riesco a pensare ad altro che al passato.

- Anche Michael lavorava?-

Lascio cadere la forchetta nel piatto rialzando lo sguardo su Josh che mi fissa in attesa di una risposta.
La sua presenza mi rende agitata, ma non quanto le sue domande sebbene alquanto banali per due amici che chiacchierano.
Forse è proprio il fatto che non siamo amici e che non è il genere di conversazione che avrei immaginato di dover sostenere con qualcuno, soprattutto se questi è Josh.

- Lavorava in una biblioteca.-
Rispondo brevemente forzando un sorriso.
Non sopporto tutte queste domande, non sopporto questa situazione.
Non riesco a parlare di Michael con la stessa leggerezza con cui si dice che tempo farà oggi.

- Divertente, non credi? Due lavori completamente opposti, con orari diversi, clienti diversi, atmosfere diverse.-

Josh si sporge verso di me poggiando i gomiti sul tavolo e il mento sui pugni chiusi, con lo sguardo di uno che la sa lunga.

- Credo solo che non debba interessarti.-
Lo imito nella posizione rispondendolo a tono.

- Pura curiosità.-
Ribatte scrollando le spalle.

- Risponderò solo se risponderai anche alle mie domande.-

Per tutta la serata Josh ha sviato ogni discorso intrapreso sul suo passato su di me e nonostante pensassi di aver capito chi fosse veramente, c'è ancora molto che non so. È un tipo enigmatico e sarcastico. A volte riesce perfino ad ingannarmi con le sue parole. È un manipolatore. È ancora quella matassa ingrovigliata da cui più tiri i capi e più annodi i fili tra loro.

- Patteggiamento plausibile.-
Risponde poggiandosi al sedile della sedia con finto fare annoiato.
Ogni suo gesto mi mette in soggezione e la cosa peggiore è che non riesco a capire perché.

- Non potevamo lavorare nello stesso luogo o in luoghi riconducibili, perché se avessero preso uno dei due avrebbero sicuramente preso, di lì a poco, anche l'altro. E poi nei locali c'è tanta confusione ed è quasi impossibile, con qualche piccola accortezza nel trucco, nei capelli, nell'abbigliamento, che qualcuno ti riconosca. La biblioteca invece è poco frequentata e girare per gli scaffali riordinando libri permette anche meno dialogo e contatto visivo con le persone.-

Riprendo a giocherellare con la forchetta nel piatto. Josh sembra pensarci su e poi annuisce, non aspetto altro e gli pongo la mia domanda.

- Qual è la verità, Josh?-

Gli lancio un'occhiata per vedere la sua reazione. Il suo corpo inesperto nel nascondere le emozioni si irrigidisce all'istante, anche se cerca di fingere una risata.
C'è sempre un'imperfezione, anche in una bugia. Si tralascia sempre qualcosa che ti frega nel momento meno opportuno. E questa sua reazione mi fa riprendere dalla mia sottomissione alle sue parole e ai suoi sguardi indagatori.

- Di cosa parli?-
Chiede poggiando le mani sul tavolo con tono confuso e gentile.

- Dimmi perché sei tornato.-

Stringo in pugno la forchetta innervosita dai suoi giochetti.

- Ho un debito in sospeso da troppo tempo ormai ed è arrivato il momento di ripagarlo. Non sono qui quindi per affari, ho vissuto di piccoli furti e come ho avuto la possibilità di venire qui l'ho fatto.-

Criminal || m.cDove le storie prendono vita. Scoprilo ora