Non pensavo sarebbe stato così, non pensavo che sarei mai stata pronta a ritornare. Eppure non so nemmeno perché i miei piedi mi abbiano portata qui.
Di solito si spera che dopo un lungo periodo di assenza si venga riconosciuti dai propri genitori e accolti, ma in questo momento spero solo che la donna che mi sta aiutando ad alzarmi e l'uomo che si sta avvicinando a noi, non mi riconoscano.
Ho schiarito i capelli, li ho tagliati, indosso lentine per cambiare il colore dei miei occhi, eppure mi sono sentita così riconoscibile, così spoglia da ogni travestimento e da ogni scudo.
Mi sono sentita come una bambina caduta dalla bicicletta e sollevata per le braccia dai suoi genitori.
Per la prima volta, dopo un anno mi sono sentita protetta.
Per la prima volta dopo cinque anni, mi sono sentita a casa.
- Ti senti bene, cara?-
Domanda la donna al mio fianco che fatico a pensare sia mia mamma.- Io...io credo di sì.-
Sussurro scossa e con il cuore che ha ricominciato a battere all'impazzata.- Riesci a spiegarci cosa sia successo? Ricordi chi sei o perché sei qui? Mary, prendile un bicchiere d'acqua.-
Mi padre apre la porta che dà sul giardino e ci fa entrare.
- Ma Carl, è stato quell'uomo che è corso via! Chiama la polizia!-
Ribatte mia madre.
Mi riprendo dal mio stato di shock e cerco di tranquillizzarli, mentre avrei bisogno io di essere tranquillizzata.- Sto bene, grazie. Non c'è bisogno della polizia, aveva cercato di derubarmi, ma è scappato appena ha sentito arrivare voi.-
Mento sorridendo falsamente.Mary torna con un bicchiere d'acqua che accetto ringraziandola e dopo averlo bevuto inizio a guardarmi intorno osservando come nulla sia cambiato.
Sembra che sia uscita per andare a scuola e sia poi tornata a casa, solo che invece di cinque ore sono stata via cinque anni.- Vuoi che ti riaccompagni a casa?-
Domanda Carl sorridendomi dolcemente e sento le lacrime agli occhi ricordandomi il suo stesso sorriso di quando da piccola gli regalavo quei disegni che rappresentavano me, lui, la mamma e Jennifer.Le lacrime si trasformano subito in risentimento e nonostante sia davvero felice di rivederli, il loro avermi abbandonata e non essermi mai venuti a visitare, mi fa ritrovare la ragione e non farmi prendere dalle emozioni.
- In realtà dovrei andare a lavorare, ma sono così sporca che...-
Non finisco la frase che Mary m'interrompe.
- Vieni con me su, ho dei vestiti di mia figlia che potrebbero entrarti.-
Sorrido cordiale essendo riuscita a centrare il mio obiettivo.
Mi muovo cauta ricordando ogni posto di questa casa.
Ogni notte sognavo di ritornare qui, il luogo in cui è intrappolato il mio passato, la roccaforte dei miei ricordi, il mio nascondiglio, il luogo dove ero amata e non invisibile.Seguo Mary al piano di sopra dove si trova la mia camera da letto.
Il cuore riprende a battermi a mille.
Non mi rendo conto più di Mary, di Carl al piano di sotto, del fatto che siano i miei genitori che hanno preferito proseguire la loro vita ritenendo anche me morta, così come mia sorella Jennifer uccisa dalle mie stesse mani.
Poggio la mano sulla maniglia in attesa di rivedere ogni cosa che mi appartenesse, ma che avevo dovuto lasciare.La maniglia si abbassa prima che riesca a fare qualsiasi altro movimento e si apre, ma davanti a me c'è solo il mio armadio.
Con la mano ancora alzata a mezz'aria abbasso lentamente lo sguardo verso il basso dove gli occhi blu intensi di un bambino mi scrutano curiosi.
Il respiro mi si blocca in gola.
Pietrificata da quello sguardo.
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Criminal || m.c
Fiksi PenggemarNon importa quanto fortemente tu voglia dimenticare ciò che è stato, ma devi sapere che la vita è una gran bastarda e non accetta i cambiamenti.