Prologo

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In quella fredda notte, in cui il cielo era stato più volte illuminato dalla luce improvvisa dei fulmini, una piccola figura viola stava iniziando a mettere in atto il più folle dei suoi piani.

Camminava incerto, come se avesse ancora dubbi sul da farsi.

Il sentiero che stava percorrendo era lungo e tortuoso, e conduceva al grande palazzo che sembrava svettare tra le nuvole come la cima di una montagna.

Gli ci vollero diversi minuti, e quando fu arrivato davanti al gigantesco portone che conduceva alle lunghissime scale, i suoi abiti erano del tutto fradici.

Con un sospiro annoiato si sistemò la mantella, cercando di liberarsi dall'acqua che la impregnava.

Salì le scale con lentezza, pensando. Del resto, come poteva non esitare?

Stava per avere con sé la donna che più amava al mondo, eppure avrebbe ottenuto il suo amore solo con l'inganno.

Una cosa del genere non era giusta.

" Ma quando mai io mi metto a pensare a ciò che è giusto e a ciò che non lo è?"

Grazie al rito che progettava da mesi, finalmente, avrebbe potuto ricominciare da capo, in un nuovo mondo senza magia.

Per lui una cosa del genere sarebbe stata perfetta. Ognuno avrebbe dimenticato il proprio passato, ed il proprio ruolo nel mondo, e tutto sarebbe stato esattamente come lui voleva.

Quelli come lui avrebbero comandato, e tutti gli altri sarebbero stati sotto di loro. Certo, tutti tranne lei.

L'uomo, passando davanti alla finestra, si guardò allo specchio, chiedendosi se nel nuovo mondo sarebbe stato sempre lo stesso. Sarebbe rimasto come era, o qualcosa sarebbe cambiato?

Ammirò per qualche secondo i suoi occhi, di quello strano color cremisi che ricordava i petali delle rose, per poi proseguire la salita.

Quando si trovò, finalmente, nell'ingresso della sua reggia, un ragazzino vestito di scuro lo accolse.

- Padrone! - esclamò, forse con una punta di preoccupazione - Siete fradicio, lasciate che vi copra, o potreste ammalarvi!

Il sacerdote, però, scacciò il ragazzino con un semplice gesto della mano. Non aveva certo tempo da perdere. Tutto sarebbe stato pronto entro quella notte. Era impaziente, anche se preoccupato.

In fondo lo sentiva, la sua bugia non sarebbe durata per sempre, e in qualche modo qualcuno sarebbe venuto a sapere la verità.

Prima, almeno, Vaati avrebbe potuto godere di qualche tempo di felicità.

Si sfilò la mantella, fradicia ed inutile, e si diresse verso la stanza dove aveva preparato tutto l'occorrente per il sacrilegio.

Girando per le stanze scure, in ossidiana, si chiese con una punta di malinconia se le avrebbe mai più riviste.

Poi, entrò nella stanza, dove in ogni angolo stavano libri e strani oggetti, che apparentemente non avevano nulla a che fare tra loro.

Vaati andò al centro, dove era stato creato tutto l'occorrente per fare una grande fiamma, ed accese un fuoco, la cui luce era eccessivamente fastidiosa.

Strizzò gli occhi, prendendo un oggetto a caso tra quelli che erano posati su uno scaffale. Un piccolo quadernino, talmente piccolo che sarebbe potuto stare sulla capocchia di uno spillo, ricordo della sua infanzia passata ad imparare dal suo master, Ezlo.

Senza esistere, gettò il minuscolo oggetto tra le fiamme, salmodiando in una lingua sconosciuta. Per qualche secondo le fiamme sembrarono farsi più vive, più forti.

Per completare il sacrilegio doveva gettare nel fuoco tutto i suoi ricordi del suo passato.

Del resto, nel nuovo mondo, non sarebbe esistito nessun passato, tutti avrebbero riscritto la loro storia.

Dopo il quaderno venne una piccola spada, giocattolo, uno dei suoi libri preferiti, una delle prime pozioni curative che avesse mai creato, e un'ultima cosa. Era un ricordo importante, ed era andato a recuperarlo quel giorno stesso.

La spada di quello che forse avrebbe dovuto chiamare padre.

Gli era stato spiegato tempo prima come mai lui, sin da piccolo, fosse stato diverso dagli altri Minish.

Lui non era come loro, ancora prima di essere concepito nel suo sangue si trovava qualcosa che non ci sarebbe dovuto essere.

Lui era stato scelto per essere l'erede di Ghirahim, un re dei demoni talmente antico che nessuno sapeva esattamente quando fosse nato.

Quella spada era importante, non solo come ricordo, ma significava ciò che era. Qualcuno di predestinato al male.

Vaati la gettò tra le fiamme, che assunsero un colore nerastro, e si alarono all'improvviso.

Vaati spalancò le braccia, e tutto attorno a lui divenne bianco. Il nuovo mondo era dietro l'angolo.

Quando riaprì gli occhi tutto era già cambiato.

Together as beforeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora