Capitolo nove

161 8 0
                                    

Quella mattina Vincent prese in prestito l'auto personale dello sceriffo ed andò a fare colazione al Glacier Peak's Grill. La cameriera gli portò un caffè nero bollente. Lo sorseggiò con la dovuta calma, mentre dava un'occhiata al quotidiano locale. Se non fosse stato per quelle due morti, gli articoli al suo interno avrebbero parlato solo di gare di pesca, dighe in manutenzione e di qualche animale avvistato a valle a cacciare. Di cos'altro si poteva parlare da quelle parti? Si girò verso la vetrata che dava sul lago: le nuvole gli conferivano una superficie argentata. La nebbia perenne si posava come un sudario sui monti che lo circondavano. Ferma in mezzo all'acqua si intravedeva una piccola barca da pescatore. Eppure quella vita non gli sarebbe dispiaciuta affatto, pensò.

Da fuori la caffetteria provenne il rumore di un furgone. Vincent abbassò un momento lo sguardo dal giornale, continuando a sorseggiare il caffè. Nel frattempo parte della nebbia iniziava a diradarsi. Prima di pagare il conto Vincent si alzò per andare alla toilette. Mentre stava urinando gettò un'occhiata fuori della finestrella del bagno, che dava sul retro del locale, dove era parcheggiato un vecchio pick-up azzurro della Ford. Un modello degli anni ottanta. Si lavò le mani, lentamente. Afferrò la maniglia della toilette, poi si girò e guardò nuovamente quella finestra.

Pagò il conto ed uscì dal locale. Senza dare nell'occhio andò sul retro dove si trovava l'autocarro e lo esaminò. Il proprietario non l'aveva chiuso a chiave, come previsto. Aprì lo sportello del guidatore ed ispezionò gli interni. Profumavano di cannella. Notò che c'era qualcosa sotto il sedile del passeggero. Si allungò e sporse la testa. C'erano delle targhe automobilistiche, almeno una decina: Colorado, California, Illinois, New Jersey...

«Tombola!» esclamò.

Aprì il cruscotto e ne vennero fuori altrettanti passaporti, carte di credito e patenti. Aveva trovato l'auto di James Cooper. Non c'era altra spiegazione, pensò. Ma certo non riusciva a capire per quale assurdo motivo si trovasse lì. Osservò attentamente le foto dei vari documenti. Ogni volta il look cambiava ma sotto quei travestimenti la fisionomia di base era sempre la stessa. "Che mi prenda un colpo! Questo non è Cooper."

Eppure tutto faceva presupporre che quella fosse la sua auto, l'auto che era stata più volte avvistata nei pressi degli omicidi precedenti. Osservò nuovamente quelle foto, poi il locale, poi ancora le foto.

Rientrò nella sua auto e svoltò in una strada secondaria poco lontano dalla caffetteria, rimanendo in attesa. Cinque minuti dopo vide il pick-up sfrecciare in direzione nord del lago. Accese il motore. Tenendosi a debita distanza percorse la Greenwood Road, che collegava Silver Lake all'autostrada. Forse quella mattina avrebbe scoperto la verità.

Il veicolo prese un sentiero imbrecciato che portava ad un cottage in mezzo alle montagne. Vincent nascose l'auto dietro delle frasche e proseguì a piedi. La salita era parecchio ripida ma doveva comunque fare ben attenzione a non rendersi visibile. Poteva essere un facile bersaglio in quelle condizioni. Appena giunto nei pressi del cottage si riparò dietro il pick-up parcheggiato lì di fronte. Sporse la testa verso i finestrini per studiare la situazione: fuori dall'abitazione sembrava tutto tranquillo. Con uno scatto furtivo si diresse sul retro del casa e ispezionò l'interno da una finestra che dava sul salotto, in cerca di un'ombra, di un movimento. Si vedevano due divani, un tavolino, una abat-jour accesa, una libreria ma nessun uomo. Accanto alla libreria c'erano delle scale che portavano alle camere superiori. Vincent proseguì lungo il retro della casa fino ad una piccola porta rossa. Girò il pomello ma questa volta gli andò male. La porta era chiusa. Poi qualcosa di freddo gli si posò sul collo.

«Non uccidermi», disse.

«Allora fammi ridere.»

«Meglio di no. Ho visto persone insospettabili piangere dopo una mia battuta.»

Al di là della nebbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora